ABI, no a tassazioni aggiuntive per il settore finanziario
di Sabina, Pignataro
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7 Luglio 2011
Parere negativo dell'Associazione alla consultazione della Commissione europea sull'introduzione della tassa sulle transazioni e attività finanziarie. Netto dissenso anche sulla tassa per alimentare il fondo di gestione delle crisi: in Italia il settore non ha avuto bisogno di interventi pubblici
Una tassazione aggiuntiva per il settore finanziario non è necessaria e nemmeno giustificabile in Paesi che, come l’Italia, non hanno avuto bisogno di fondi pubblici per fare fronte alla crisi. È questa la risposta che l’ABI fornisce alla consultazione della
Commissione europea
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L’Associazione Bancaria Italiana ritiene infatti che non sia necessaria una tassazione aggiuntiva a carico del settore finanziario per restituire il sostegno pubblico ricevuto da alcuni Governi durante la crisi e nemmeno per alimentare il
fondo di risoluzione per la gestione delle crisi bancarie
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In Italia nessun intervento pubblico
In alcuni Stati Membri come l’Italia, poi, un prelievo a carico delle banche non è nemmeno giustificabile perché queste ultime non hanno avuto bisogno di interventi pubblici per assicurare la stabilità finanziaria e per proteggere i depositanti. Anzi, si rivelerebbe ingiustamente penalizzante per i settori bancari virtuosi e finirebbe per ridurne la capacità di sostenere l'economia reale. Per questo ABI sottolinea la necessità di tenere adeguatamente in considerazione le situazioni esistenti nei diversi Stati Membri in cui le banche assumono modelli di business diversi.
Una tassazione aggiuntiva non aiuterebbe nemmeno a riequilibrare la pressione fiscale del settore finanziario che, secondo la Commissione, gode di un regime di favore rispetto agli altri settori produttivi. Per ABI infatti l’esenzione IVA per i servizi finanziari non è un vantaggio ma una penalizzazione per effetto della conseguente impossibilità di detrarre l’IVA assolta a monte.
L’Associazione ha invitato la Commissione ad approfondire gli effetti di un'eventuale eliminazione dell’esenzione IVA per i servizi offerti alle imprese. Ciò permetterebbe da un lato di alleggerire il costo dei servizi offerti alle imprese e, allo stesso tempo, di non impattare sul costo dei servizi, quali ad esempio i mutui offerti alle famiglie.
La tassa sulle transazioni finanziarie non è realizzabile
Le nuove tasse per il settore finanziario dovrebbero essere valutate anche alla luce dello sviluppo e del grado di integrazione delle riforme regolamentari sai a livello UE che a livello mondiale.
Nello specifico, per quanto riguarda la tassa sulle transazioni finanziarie (TTF), l’ABI ha ricordato che non si tratta di una ipotesi concretamente realizzabile. L’imposizione solo a livello europeo, infatti, potrebbe generare svantaggi competitivi per il settore bancario europeo nei mercati internazionali e un indesiderabile effetto di spiazzamento a favore delle giurisdizioni nelle quali non verrà introdotta.
La tassa sulle attività finanziarie non è idonea
L'ABI conferma inoltre l’assoluta contrarietà anche alla tassa sulle attività finanziarie (TAF), considerata non idonea a raggiungere gli obiettivi della Commissione di aumentare il livello di stabilità degli intermediari, poiché non tiene conto del livello di rischi assunti. L'ABI ricorda inoltre che le banche italiane sono già soggette all’Irap, una tassa che, come l’ipotizzata TAF, colpisce profitti e remunerazioni.
La consultazione della Commissione è stata infine l’occasione per ribadire l’appoggio dell’ABI alla proposta legislativa, recentemente pubblicata dalla Commissione, di introdurre regole comuni anche dal punto di vista fiscale per sostenere il mercato unico europeo dei servizi finanziari (
CCCTB, Common Consolidated Corporate Tax Base
).
Regole comuni per la determinazione della base imponibile permetterebbero di facilitare l’attività transfrontaliera, aumentare la concorrenza e ridurre i costi di compliance a tutto vantaggio della
qualità e del costo dei servizi offerti ai consumatori.