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28 Marzo 2024 / 09:05
Babylon, il dottore nel telefonino

 
Scenari

Babylon, il dottore nel telefonino

di Massimo Cerofolini - 6 Settembre 2019
Visite telematiche effettuate da algoritmi o da videoconsulti a distanza con veri dottori. Soltanto in terza battuta arriva l’appuntamento col medico tradizionale. È il nuovo modello sanitario lanciato da una start-up inglese diffusa nel Regno Unito e popolarissima in Africa. Siamo andati a visitarla nel quartier generale di Londra e abbiamo incontrato Matthew Noble, direttore Servizio Medicina, che sottolinea lo scopo, semplice ma ambizioso, della società: quello di fornire cure accessibili e a buon mercato in ogni parte del mondo. Anche attraverso l’intelligenza artificiale …
Senti un leggero formicolio alla mano. Nulla di grave. Ma vorresti saperne di più. Prendi il cellulare, chiami e ti risponde un chatbot, un robot sotto forma di chat. Lui – con la sua voce metallica - ti chiede, indaga, perlustra. E alla fine tira fuori il responso: ti tranquillizza se è il caso, ti consiglia uno specialista se ha un dubbio o ti manda in farmacia per un medicinale da banco. E se a te non basta, poi, è sufficiente premere un tasto e, tempo un paio d’ore, arriva lo squillo di un dottore in carne e ossa, pronto a prenderti in cura tramite una videochiamata.
Si chiama Babylon l’app che fornisce un consulto sul telefonino, mediante un sistema di intelligenze artificiali e visite telematiche. Nel Regno Unito, dove è nata, è già stata scaricata da 80 mila persone, molte delle quali in sostituzione del medico della mutua. Mentre in Rwanda, dove è conosciuta con il nome di Babyl, è stata adottata da circa due milioni di cittadini per sopperire alle carenze delle strutture sanitarie. È questo il futuro delle visite mediche? Quali sono i benefici? E quali i rischi? Siamo andati a Londra, nella modernissima sede centrale di Babylon Health, per incontrare Matthew Noble, Direttore Servizio Medicina UK della società.

Dottor Noble, cosa fate esattamente?

Babylon è un’azienda nel campo sanitario fondata con lo scopo, semplice ma ambizioso, di fornire cure accessibili e a buon mercato in ogni parte del mondo. Lo facciamo attraverso un chatbot guidato da intelligenze artificiali che identificano i sintomi e organizzando appuntamenti via video con dei veri medici. Se necessario, infine, forniamo consulti faccia a faccia, di tipo tradizionale, attraverso strutture di nostra proprietà.

Con quali modalità?

Operiamo in due modi. Il primo, attraverso un abbonamento di circa dieci euro al mese che offre libero accesso, in qualsiasi momento del giorno e della notte, a consulti virtuali o con dottori collegati a distanza. Il secondo, con il servizio Gp at hand (il medico della mutua a portata di mano, ndr), che è convenzionato con il servizio sanitario nazionale e che opera al pari di un medico di base. Dunque gratis. Al momento questa seconda formula è diffusa soltanto a Londra e in poche altre zone del Regno Unito, perché necessita di luoghi in cui effettuare visite di tipo fisico.

Come funziona in pratica?

Qualsiasi persona, in qualsiasi momento, può scaricare l’app gratuita e interagire con il chatbot capace di indagare sui sintomi, di formulare domande e ipotesi mirate, grazie a un algoritmo che attinge alla nostra corposa banca dati. Poi, tramite l’abbonamento, si accede al secondo livello, disponibile anch’esso 24 ore al giorno per 365 giorni l’anno: si prenota un appuntamento con un dottore e in poche decine di minuti si viene richiamati per un consulto via video, in cui è possibile usare la telecamera del cellulare per mostrare – ad esempio - macchie sul corpo o placche nella gola. Infine, solo per chi aderisce a Gp at hand, ci si può rivolgere a uno dei medici che operano nelle nostre sei cliniche a Londra.

Che tipo di malattie si prestano meglio al vostro servizio?

Operiamo come un medico di base, fornendo supporto nella gran parte delle situazioni ordinarie. Per la maggior parte dei casi, algoritmo e videoconsulti sono sufficienti. Altrimenti si passa a un appuntamento diretto nelle forme classiche. In generale, i maggiori beneficiari sono le persone con difficoltà motorie, che faticherebbero a raggiungere ogni volta in un ambulatorio, o i cardiopatici, che hanno bisogno di un monitoraggio costante, non sempre possibile nei modi ordinari. Il sistema, peraltro, è integrabile con i tracker, i dispositivi che si fissano al polso per tracciare in tempo reale il nostro stato di salute e suggeriscono stili di vita adeguati alle proprie condizioni.

Che ruolo ha l’intelligenza artificiale nel vostro sistema?

Ci sono diverse applicazioni dei nostri algoritmi, su cui lavora una squadra di un centinaio di persone, tra informatici e operatori sanitari. Anzitutto c’è l’abilità di individuare i sintomi. Io dico al chatbot di Babylon che ho mal di testa e lui comincia a farmi domande. Del tipo: quando è cominciato il dolore, quali altri malesseri avverto, che tipo di emozioni provo. L’algoritmo inoltre è in grado di consigliarmi: può dirmi di rimanere a casa, prendere un farmaco da banco o parlare con un dottore. E non solo. La nostra intelligenza artificiale ha un ruolo chiave anche nel videoconsulto: mentre il dottore ascolta il paziente, l’algoritmo lo supporta e suggerisce diagnosi, ipotizza terapie, decifra le emozioni con il riconoscimento facciale, raffronta i dati, trascrive il colloquio in tempo reale, compila le pratiche amministrative e le ricette. In questo modo il medico può concentrarci sulla cosa più importante: la persona che è dall’altra parte del telefono e che ha bisogno di aiuto.

In che modo programmate le intelligenze artificiali?

Il più importante è la cura del linguaggio naturale. Può essere difficile per una macchina capire un’espressione come “il mal di testa mi sta uccidendo”. Noi umani sappiamo che è un modo di dire, il software invece tende a prendere tutto alla lettera. Ecco, usando le tecniche del deep learning, dell’autoapprendimento dei software, siamo in grado di sapere cosa le persone stanno cercando di dire e di rispondere in modo appropriato e comprensibile.

La rivista Lancet contesta che il vostro chatbot possa avere prestazioni migliori di un medico reale.

Siamo ai primi passi dell’intelligenza artificiale applicata alla medicina. Dunque è normale che ci siano margini di miglioramento. Ma gli algoritmi sono ormai parte di tanti campi della nostra vita e nella sanità possono aiutare le persone a guarire o a stare meglio. L’importante è usare le macchine per quello che sono brave a fare: sanno gestire enormi quantità di dati, aggiornarli, organizzarli, tutte cose che un singolo dottore non potrebbe mai fare da solo. Poi siamo i primi a dire che il medico manterrà sempre il ruolo fondamentale: quello di interagire con i pazienti.

Una formula particolare che offrite nell’area di Londra è quella di sostituire il medico della mutua con il vostro servizio. Come funziona?

Si chiama Gp at hand e a Londra permette di registrare Babylon come fosse il proprio medico generico. Ossia un servizio gratuito fornito dal servizio sanitario nazionale. Si iscrivono con noi e noi li prendiamo in carico con le nostre tre offerte: chatbot, videoconsulti e visite reali nelle nostre cliniche.

Ci sono state però molte proteste da parte dei medici che temono la fine del servizio universale …

Non c’è e non ci sarà mai nessun obbligo di rinunciare al vecchio sistema. Ma le persone che reputano utile disporre di un servizio aperto 24 ore al giorno per ogni giorno dell’anno hanno una possibilità in più. Chi preferisce il sistema tradizionale potrà continuare a farlo senza problemi. La nostra è soltanto una scelta.

Ma a suo avviso quante persone sono disposte a dare più fiducia a un robot che a un dottore?

Sono un medico anche io. E i miei colleghi mi chiedono continuamente quando i robot rimpiazzeranno i dottori. Rispondo: mai. La macchina può rendere il lavoro del medico molto più efficiente e sicuro. Ma non sostituirlo.
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