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19 Aprile 2024 / 07:45
Banche e Fintech secondo il Comitato di Basilea

 
Fintech

Banche e Fintech secondo il Comitato di Basilea

di Mattia, Schieppati - 12 Marzo 2018
In un documento del Basel Committee per la vigilanza bancaria gli scenari sui nuovi compiti che attendono gli organismi di vigilanza per accompagnare lo sviluppo dell'innovazione tecnologica nei servizi finanziari. Riducendo i rischi senza tarpare le ali al futuro
Dopo il Report di Banca d'Italia, e per rispondere alla stessa esigenza di tracciare un quadro "istituzionale" di analisi e lettura del fenomeno Fintech e - di fatto - di un cambiamento radicale che sta avvenendo nel mercato bancario, finanziario e assicurativo, il Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria (Bcbs) ha pubblicato un ampio documento dal titolo Sound Practices on the Implications of Fintech Developments for Banks and Bank Supervisors (scaricabile qui).
Lo studio è frutto di un lavoro di consultazione che ha visto impegnata una task force del Comitato tra agosto e ottobre dello scorso anno e analizza le modalità attraverso le quali l'innovazione tecnologica nei servizi finanziari e le aziende che stanno colonizzando questo mercato (le cosiddette Fintech, appunto) stanno trasformando - in parte dall'interno, in parte dall'esterno - l’industria bancaria e, di conseguenza, le relative attività di vigilanza che sovrintendono questo ecosistema.
Lo scopo dichiarato del documento è, come si legge nella premessa, «fornire prime indicazioni per l’elaborazione di nuovi modelli di business degli intermediari e di una regolamentazione del settore finanziario che ne presidi adeguatamente i rischi, senza costituire un ostacolo all’innovazione tecnologica». Una presa d'atto di una realtà in forte movimento, e che vede le banche stesse ormai già da qualche anno impegnate in percorsi di avvicinamento, collaborazione e - in alcuni casi - addirittura sostegno allo sviluppo di start-up e soluzioni tecnologiche che di fatto sposano l'innesto di nuovi modelli di processo, di gestione e di approccio al cliente basati sulle risorse digitali. «L'emergere del fenomeno Fintech è solamente l'ultima delle ondate di innovazione che le banche si trovano a dover affrontare», sottolinea infatti il documento, ma questa volta c'è un elemento che cambia in maniera significativa le carte in tavola: «Il Fintech ha il potenziale per abbassare le barriere di ingresso al mercato dei servizi finanziari e ha elevato il ruolo dei dati come "key commodity"». Aspetto più complesso da trattare: «la ridefinizione della relazione con il cliente».

E tu che banca sei?

In questo scenario, il Comitato di Basilea individua 5 modalità di approccio delle banche al nuovo mondo del Fintech. Approccio che nel breve-medio termine porterà le banche stesse a un ruolo più o meno attivo, e produttivo, rispetto alla rivoluzione in atto. Sotto la spinta del Fintech, nei prossimi anni - secondo la previsione in un certo senso "provocatoria" del Bcbs - avremo (conserviamo i termini in inglese del documento ufficiale perché decisamente più efficaci):
  • The better bank. Ovvero banche che hanno sposato l'innovazione con evidenti benefici a livello di processi interni e di relazione con il cliente.
  • The new bank. Nuove banche, nate già con un forte dna digitale, rimpiazzeranno le banche che non avranno saputo accogliere e implementare la sfida e quindi sono destinate a un mesto tramonto.
  • The distributed bank. Pensare alla "banca distribuita" significa immaginare un prossimo futuro nel quale le funzioni e i servizi finanziari oggi in capo a una singola istituzione vengano spezzettati tra più soggetti; in parte rimarranno alle banche tradizionali, in buona parte verranno gestiti da Fintech specializzate.
  • The relegated bank. In questo scenario, considerato improbabile in una prima fase, le banche tradizionali diventeranno provider di servizi-commodity (ovvero non più percepiti dal cliente come servizi a valore aggiunto), mentre i servizi a valore aggiunto e la relazione con il cliente saranno gestiti dai nuovi intermediari tecnologici, Fintech o Bigtech, che avranno in questo scenario il controllo predominante di dati della clientela, che sono il bene più prezioso.
  • The disintermediated bank. È lo scenario considerato più estremo e remoto: le banche saranno ormai diventate irrilevanti e i clienti interagiranno ormai direttamente con le realtà Fintech senza l'intermediazione o il collegamento con la banca tradizionale.
  • I nuovi ruoli della vigilanza

    In questa fase di cambiamento, che riguarda le banche in tutto il loro essere, anche gli organismi di vigilanza sono chiamati a una profonda trasformazione, e su questo versante il documento della Bcbs porta la sua maggiore competenza. L'attività di vigilanza rappresenta infatti in questa fase un passaggio delicato, perché va a intervenire su uno scenario ancora estremamente aperto e per lo più imprevedibile, ma soprattutto perché deve mantenere quel saggio equilibrio tra osservanza delle regole (regole scritte però per normare un contesto che era profondamente diverso) e accompagnamento intelligente delle novità e dell'innovazione. «L’innovazione tecnologica comporta un profondo cambiamento dei rischi propri dell’attività bancaria, ma al tempo stesso apre nuove opportunità sia per gli intermediari, sia per i loro clienti. L’azione di vigilanza dovrebbe pertanto assicurare la sicurezza, la solidità e la stabilità degli intermediari e del sistema, senza pregiudicare gli effetti benefici dell’innovazione stessa», osserva infatti il documento.
    L'innovazione tecnologica apre quattro fronti di rischi, che investono sia gli intermediari esistenti sia i nuovi player:
  • strategici
  • operativi
  • informatici
  • di compliance.
  • Compito della vigilanza è quello di assicurare che i soggetti vigilati adottino strutture di governance e processi di risk management idonei a identificare, gestire e monitorare adeguatamente tutti gli specifici rischi connessi al Fintech. Un’azione di vigilanza nella quale i supervisori bancari e finanziari dovranno cooperare in maniera sempre più integrata con altre Authority, come per esempio gli organismi che si occupano di protezione dei dati personali, dei consumatori e della concorrenza, di sicurezza nazionale e di contrasto al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo.
    L'analisi del Bcbs evidenzia poi come, anche quando per diverse finalità (riduzione di costi, aumento della flessibilità, della sicurezza e della “resilienza operativa”) le banche ricorrono a servizi forniti da società Fintech, «i rischi associati alle attività esternalizzate continuano a gravare sulle banche». L’azione di vigilanza deve quindi assicurare che tali rischi siano adeguatamente presidiati anche nel caso di coinvolgimento di imprese Fintech. In questa prospettiva, il documento sottolinea l’importanza del rispetto delle “buone prassi”, quali la due diligence sui fornitori di servizi tecnologici, la chiara definizione delle responsabilità e la precisazione dei livelli di servizio attesi e il monitoraggio costante dell’attività dell’esternalizzatore.

    Collaborazione e condivisione di buone pratiche

    Un altro "rischio" connesso al Fintech riguarda l'anima più propriamente orizzontale e senza confini delle nuove realtà tecnologiche: «i rischi connessi al Fintech possono essere amplificati dal fatto che alcune imprese del settore operano contemporaneamente in più Paesi e hanno un elevato potenziale di espansione della loro attività su base cross-border». Per questo, il documento evidenzia la necessità che le Autorità di vigilanza coordinino le iniziative regolamentari e di controllo in modo da assicurare la maggiore omogeneità possibile del quadro normativo e di vigilanza.
    Il Bcbs ammette che le discipline relative all’autorizzazione e alla vigilanza sulle istituzioni finanziarie sono state istituite in un’epoca che precede di gran lunga la nascita del fenomeno Fintech. Per questo, spesso le Autorità di vigilanza si trovano a non avere alcuna competenza specifica rispetto a soggetti diversi dalle banche, con il rischio che si crei uno stallo o un vuoto di competenze (in pratica, alcuni servizi prima resi dalle banche vengono ora forniti da imprese non vigilate). Il Comitato di Basilea evidenzia quindi la possibilità che un «riesame da parte delle Autorità dei loro attuali framework di vigilanza mostri come tali framework potrebbero essere modificati in modo da garantire un’adeguata vigilanza delle attività bancarie senza ostacolare l’innovazione tecnologica». Come? Per esempio, lo sviluppo della cooperazione tra Autorità dovrebbe portare alla diffusione di buone prassi già avviate da quelle di alcuni Paesi dove il Fintech ha messo radici da più tempo ed è ormai un fenomeno maturo (pensiamo alla Gran Bretagna, per esempio) e riprendere modelli virtuosi in atto, come l’interazione tra le medesime Autorità e gli operatori Fintech, gli hub di innovazione tecnologica, gli acceleratori e i regulatory sandbox, ovvero ecosistemi protetti e chiusi che consentono di studiare la portata e gli effetti delle soluzioni Fintech in maniera controllata. Prima di "aprire le scatole" e dare corso al futuro.
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