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19 Marzo 2024 / 04:18
Banche in primo piano. Intervista a Giovanni Sabatini

 
Banca

Banche in primo piano. Intervista a Giovanni Sabatini

di Ildegarda, Ferraro - 24 Novembre 2011
Un quadro complesso in cui le banche sono in prima fila. L’analisi della fase che stiamo attraversando, il credito, l’impegno di banche e imprese per obiettivi comuni importanti. E ancora: che cosa significherà Basilea 3. Le agenzie di rating, che si muovono in branco. Giovanni Sabatini, DG dell'ABI, parla a tutto campo dopo l’incontro di Cuneo che il 22 ottobre ha dato l’avvio al road show ABI sul territorio

Al via gli incontri sul territorio

Partiamo proprio dall’appuntamento di Cuneo. Qual è stato l’obiettivo?
È il primo di una serie di incontri con imprese e famiglie nelle piazze d’Italia per rendere ancora più concreto ed evidente il ruolo e l’impegno delle banche nel sostenere l’economia e nel rispondere alle esigenze della collettività. Dopo Cuneo, andremo a Vicenza, Ancona, Viterbo, Lecce e Ragusa. L’iniziativa si inserisce nel Programma 2010-2012 dell’ABI con l’obiettivo di raggiungere i territori e “incontrarsi” per rendere più chiaro ed evidente quanto le banche fanno per la comunità, soprattutto nella difficile fase congiunturale che il Paese sta attraversando.
Chi incontrerete?
Ogni evento vedrà il coinvolgimento dei principali centri di riferimento – istituzionali, imprenditoriali, civili e sociali – presenti sul territorio, con cui confrontarsi sulle possibili soluzioni per uscire dalla crisi. In primo luogo rafforzando ulteriormente le relazioni e la collaborazione verso obiettivi comuni. Insomma, le banche vanno sul territorio per ascoltare e dialogare. Il modello è quello di partecipazione diretta per “spiegare” da vicino, tappa dopo tappa, cosa fanno ogni giorno le banche italiane per il Paese.
Che cosa significa?
Che le banche e, occorre specificare, le banche commerciali sono un’industria importante in sé, oltre ad essere la cinghia di trasmissione e di trasformazione del risparmio in investimenti. Lavorano per il benessere e per la crescita. Non è possibile farne a meno. Le banche italiane hanno un occhio attento al mondo, ma questo non vuol dire che dimenticano i cento campanili d’Italia. Crediamo nello stretto legame con il Paese, consci che il peso dell’identità anche locale è tra gli aspetti di maggiore impatto.

Il Paese e il credito

Veniamo alla fase attuale. Come siamo messi? Si parla di costo del credito che sale.
Attraversiamo un momento difficile per banche e imprese. La crisi di fiducia, che colpisce l’Europa e l’Italia, ha determinato un innalzamento del differenziale tra rendimenti dei titoli di Stato italiani e bund tedeschi. Se resteremo a lungo su questi livelli, avremo un aumento del costo della raccolta per le banche, che potrebbe a sua volta determinare un aumento del costo del credito per le imprese.
E le banche?
Le banche italiane sono in prima fila. Le tensioni che colpiscono i titoli di Stato si riflettono sulle banche, che si stanno facendo carico della situazione. Sono banche che hanno superato al meglio gli stress test, si sono mosse con largo anticipo con rafforzamenti patrimoniali, hanno quindi tutta la forza necessaria. Sono banche solide e questo ha permesso e permette loro di reggere al meglio anche in circostanze difficili. Se il rischio Paese continua a essere prezzato come in questi giorni, è difficile credere che non abbia un riflesso sull'economia produttiva. Dobbiamo lavorare per migliorare le condizioni complessive, perché solo se queste migliorano potremo avere un futuro di crescita. Che si alzi il costo dei Btp è un fatto che certamente pesa sullo Stato. Con questo devono poi fare i conti anche le banche, i cittadini e gli imprenditori. L'aumento del differenziale tra bund e Btp pesa certamente sui costi di approvvigionamento della materia prima. Se sale lo spread sui titoli di Stato le banche devono pagare di più per collocare il loro debito. È perché abbiamo ben chiaro tutto questo che siamo impegnati anche come rappresentanze di imprese a collaborare per la crescita ed il benessere collettivo.

Banche e imprese, insieme per obiettivi importanti

Che cosa state facendo in concreto?
Le banche, le imprese, le loro associazioni riconoscono l’interesse comune a superare questa situazione. Di qui il lavoro insieme per individuare misure che possano contribuire a ripristinare la fiducia in un Paese che è solido e ha tutte le potenzialità per riprendere a crescere a competere.
È una filosofia, quella del lavorare insieme. Sono molti i fronti che vedono impegnate insieme banche ed imprese nella logica di un cammino comune per ridurre gli impatti di questa congiuntura sull’economia italiana. Mi riferisco per esempio alle regole, che hanno un ruolo importante nel determinare il contesto all’interno del quale si svolge la relazione banca-impresa.
Le regole nel settore finanziario sono fondamentali: la crisi è frutto di regole leggere – il cosiddetto “light touch” – e di scarso enforcement. In Italia, diversamente da altri paesi, le banche sono state sottoposte a un’attenta vigilanza da parte della Banca d’Italia. Anche questo ha contribuito a fare la differenza. È dunque opportuno che vi siano regole, chiare, certe, fatte applicare con severità.

Basilea 3

Si parla molto degli effetti che Basilea 3 potrà avere. Che cosa state facendo in tema?
Il nuovo quadro regolamentare di Basilea 3 richiede che le banche aumentino la quantità e la qualità del capitale in modo sostanziale a partire dal 2013, oltre ad altre misure sulla liquidità e sulla leva finanziaria che entreranno in vigore con tempi più lunghi. Vi sarà dunque un incremento dei requisiti patrimoniali per i prestiti alle piccole e medie imprese, sebbene noi siamo certi che questa classe di attività abbia una minore rischiosità sistemica a livello complessivo. Proprio per evitare che da questo maggior assorbimento di capitale possa derivare una minor quantità di credito disponibile per le imprese, insieme con Confindustria, Rete Imprese Italia, Alleanza delle Cooperative abbiamo formulato una proposta alla Commissione Europea che, senza stravolgere l’impianto di Basilea 3, non comporta un incremento nell’assorbimento del capitale rispetto ai prestiti erogati alle PMI. In sostanza, proponiamo di non penalizzare le piccole e medie imprese, applicando un fattore di correzione, uno “sconto”, al peso utilizzato per ponderare il rischio delle esposizioni nei confronti delle piccole e medie imprese. La proposta è stata attentamente valutata dalla Commissione, che ha chiesto all’European Banking Authority (EBA) di valutare con uno studio specifico l’effettiva minore rischiosità delle PMI europee. Se da tale studio sarà confermata questa minore rischiosità, la bozza di direttiva potrà esser modificata, evitando che si possano creare le condizioni di minor credito dovuto alla normativa.

Credito deteriorato dopo 90 giorni

Un altro tema di forte impatto è quello della scadenza della proroga prevista da Basilea 2, per cui dopo solo 90 giorni, invece degli attuali 180, i crediti vengono inseriti nella categoria dei deteriorati. Una specie di anticamera anticipata delle sofferenze. È evidente l’impatto che potrebbe esserci sul credito.
Per il credito corporate la deroga di Basilea 2 permette di classificare una esposizione tra quelle considerate deteriorate, sulla via dunque per diventare sofferenze, dopo un ritardo di pagamento di più di 180 giorni invece dei previsti 90. Per il credito retail e al settore pubblico, la deroga da 90 a 180 giorni è permanente, se per valutare l’affidabilità della clientela la banca utilizza modelli di valutazione interni. Nel primo caso, quello del credito corporate, la deroga ora in vigore non sarà più applicabile dal 1º gennaio 2012 e dunque i crediti entreranno nella categoria dei deteriorati dopo 90 giorni invece degli attuali 180. Nel secondo caso, quello dei portafogli retail, la deroga potrebbe venir meno a partire dal 2013. Anche in questo caso stiamo lavorando insieme con le altre Associazioni di impresa per cercare di limitare l’impatto. Per quanto riguarda la prima deroga purtroppo non ci sono molti margini di manovra, visto che il termine previsto per la scadenza della deroga è fissato nella direttiva. In questo campo ci stiamo quindi muovendo in concreto sul territorio. La Commissione regionale ABI Lombardia ha siglato lo scorso settembre un protocollo di intesa con Assolombarda per gestire gli effetti del venir meno di questa regola, attraverso una sensibilizzazione delle banche e delle imprese. ABI Puglia e Confindustria Puglia hanno raggiunto un'intesa sullo stesso tema. Abbiamo lavorato insieme alle Associazioni d’impresa e abbiamo appena siglato su base nazionale il Protocollo d’intesa “Comunicazione alle imprese sull’entrata in vigore dei nuovi termini per la segnalazione degli sconfinamenti bancari (past due)”. Sulla seconda deroga, quella che la normativa attuale prevede come permanente, invece, ci impegneremo ancora per sensibilizzare la Commissione Europea insieme alle altre Associazioni per far sì che rimanga la prospettiva dei 180 giorni anche nel nuovo quadro normativo.

Le agenzie di rating

Ci siamo ormai abituati alla spada di Damocle del giudizio delle agenzie di rating. Che cosa ne pensa?
Il Direttore Generale della Banca d’Italia, Saccomanni, ha commentato giustamente che queste società tendono a “muoversi in branco”. Mi chiedo se abbia ancora senso che importanti pezzi di regolamentazione di stabilità, cosi come meccanismi essenziali per la gestione della liquidità in Europa, debbano dipendere dalle valutazioni di un monopolio di tre soggetti, non sottoposti a vigilanza, i cui giudizi sono opachi e soggettivi. Credo sia venuto il momento che le autorità di vigilanza europee con la BCE affrontino questo tema per individuare soluzioni alternative. Mi sembra un controsenso che la BCE impieghi miliardi di euro per intervenire sul mercato a sostegno dei debiti sovrani dei paesi in difficoltà e poi questi sforzi possano essere cancellati di colpo con un downgrading.
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