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CARTE 2012 ... e tutto appare più chiaro (parte prima)

 
Pagamenti

CARTE 2012 ... e tutto appare più chiaro (parte prima)

di Roberto Garavaglia - 9 Gennaio 2013
L'evento dell'ABI ha rappresentato un'occasione importante per fare il punto sui temi più caldi del mondo dei pagamenti, incentrati in particolare su due questioni chiave: regolamentazione e innovazione
Il presente articolo fa parte di un contributo più ampio dell'Autore suddiviso in due parti. Per la seconda parte dell'articolo clicca qui.
A volte sembra di ascoltare argomenti che, pur apparendo già noti, risuonano con maggiore cristallina chiarezza: è il momento dell’ascolto che cambia. Accade così che una particolare contingenza suggerisce un pensiero nuovo e ciò di cui si è avuto notizia in passato risveglia un’attenzione più puntuale. Sì, perché quanto offerto nella cornice autunnale romana in occasione di CARTE 2012, non può sottrarsi ad alcune considerazioni che vorrei porre a corollario di questo mio articolo.
Credo che l’attualità italiana in cui si trovano ad agire gli operatori del se ttore sia influenzata:
  • da un primo importante giro di boa per la regolamentazione europea (da cui la necessità di un’analisi d’impatto sul business dei pagamenti elettronici, in particolare per quelli basati sulle carte e per quelli innovativi),
  • dall’aspettativa di interventi ed azioni di Governo per la realizzazione dell’ Agenda Digitale .
  • Ma analizziamo ciascuno dei punti, riprendendo alcuni concetti che sono emersi durante la due giorni novembrina di CARTE 2012 ed elaborando alcune riflessioni di taglio strategico. In questa prima parte dell’articolo, tratterò di regolamentazione e innovazione, non tralasciando di declinare alcune riflessioni sui possibili sviluppi del settore eID e delle sinergie con l’industria dei pagamenti.

    La regolamentazione europea: tra consolidamento ed evoluzioni

    Quanto sino ad oggi è stato fatto, può sintetizzarsi ponendo al centro la PSD ( Payment Services Directive ) la quale ha influenzato un complesso più ampio di norme. Se, da un lato, la nuova EMD ( eMoney Directive ) e le modifiche introdotte sull’AML Directive ( Anti Money Laundering ) hanno permesso lo sviluppo di nuovi prodotti prepagati e una maggiore integrità ed efficienza dei servizi pregressi, dall’altro, il Regolamento 260/2012 ( SEPA end-date ), frutto anch’esso di un’evoluzione dei precedenti regolamenti sui pagamenti transfrontalieri influenzata dalla PSD, fissa degli importanti vincoli di compliance per tutti gli intermediari di pagamento, ponendo ai medesimi una serie di interrogativi sull’impatto economico e sulle possibili forme alternative di remunerazione che dovranno essere progettate (al riguardo di quest’ultima nota, si pensi al divieto di applicazione d elle MIF - Mult ilateral Interchange Fee per singola operazione su addebiti diretti nazionali, a far data 1° febbraio 2017 ed a quello analogamente introdotto per gli addebiti diretti internazionali dal 1° novembre 2012).
    In uno scenario siffatto, appare auspicabile (se non necessario) uno “sviluppo sostenibile” dei pagamenti elettronici, che sappia nel contempo guardare al futuro anche in termini di innovazione (potremmo chiamarla anch’essa “innovazione sostenibile”?). Sul fronte della domanda , si avverte forte l’esigenza di coniugare gli obiettivi di “inclusione finanziaria”, con una migliore definizione delle politiche di prezzo e una maggiore sicurezza. Sul lato dell’ offerta , il bisogno di pervenire a un equilibrio di tipo “coopetitivo”, i mpone agli attori del sistema di sviluppare forme di concorrenza sui prodotti e sui servizi, rispettando i principi di interoperabilità e integrazione con l’adozione di standard comuni.
    La nuova SEPA Governance (ricordo all’uopo la revisione del SEPA Council prevista entro il 2012) fa discutere sul ruolo di guidance delle autorità (CE/Eurosistema), sulle relazioni tra gli organismi di autoregolamentazione, sul ruolo e il mandato degli organismi nazionali che cooperano per l’affermazione della SEPA e infine (ma non per importanza) sulle possibili evoluzioni degli schem i (oltre il SEPA Credit Transfer e il SEPA Direct Debit).
    Ma tutto questo non basta a “illuminare” il percorso che il legislatore comunitario e quello nazionale dovranno affrontare nei prossimi anni. Come accennato, la conclusione di un “primo tempo”, a mio avviso simbolicamente rappresentato dall’emanazione del Regolamento 260, lascia spazio a un breve intervallo, in cui è possibile ragionare su quali saranno le dinamiche sviluppabili in successione.

    Più e-SEPA

    In prima battuta, penso all’apertura di una nuova fase nella quale l’impegno delle istituzioni verso la promozione dell’armonizzazione dei pagamenti al dettaglio, permetterà di concentrarsi anche sui pagamenti innovativi, ossia quelli previsti dalla e-SEPA: e-Payments , m-Payments , e-Mandate , Innovative Card Payments , EBPP (Electronic Bill Payment and Presentment) . Un’azione fortemente caldeggiata dalla Commissione Europea, che con il Green Paper del gennaio 2012 “Towards an integrated European market for card, internet and mobile payments” (e le reazioni che al medesimo si sono succedute, sia all’esito della consultazione pubblica sia in seno al Parlamento Europeo), non mancherà di influenzare i prossimi giochi.
    L’indagine avviata con il Green Paper dalla CE sugli ostacoli che si frappongono alla realizzazione di un’armonizzazione piena del mercato, contemplante sia i pagamenti tradizionali con carte, sia quelli più innovativi tipici della e-SEPA, ha fatto emergere alcune aree di grande attenzione: standardizzazione e interoperabilità, MIF, surcharge, sicurezza e autenticazione. Su questi temi, in particolare, si è espresso il Parlamento Europeo nella risoluzione del 20 novembre 2012 , una data, a parer mio, che segna il passo e apre un varco alla riforma di buona parte della regolamentazione di settore. La richiesta di un nuovo regolamento comunitario sulle MIF anche delle carte di pagamento, la domanda di maggiore trasparenza nelle pratiche di surcharge (ove permesse), l’enfasi data alla sicurezza, che richiama le raccomandazioni del SecurePay Forum e la necessità di pervenire a una specifica azione normativa per i servizi previsti dalla e-SEPA sono tra gli elementi più rilevanti di questo percorso.
    Il “secondo tempo” (per continuare con la metafora calcistica) che ci aspetta vedrà la nascita della PSD2 in un terreno dominato dall’innovazione introdotta (legislativamente parlando) e perorata dalla CE con il Green Paper, nel quale tuttavia non mancherà di farsi sentire il peso delle raccomandazioni del SecurePay Forum e quelle della quarta direttiva AML (insieme alla revisione del Regolamento 1781/2007 “Info on Payer”).
    Alla data in cui scrivo questo articolo, il processo di revisione della PSD vede l’attesa di un’analisi d’impatto che la CE ha commissionato a London Economics e probabilmente nella primavera del 2013 si avrà un primo draft degli emendamenti da apportare alla Direttiva, che recepirà i suggerimenti e le indicazioni di cui prima ho trattato.

    L’influenza della Digital Agenda

    Ma, accanto ai temi più strettamente legati ai pagamenti, vi è un’altra importante azione che la CE sta conducendo a supporto della realizzazione della Agenda Digitale Europea e che vede nel riesame della e-Signatures Directive del 1999 la realizzazione di un nuovo sistema di e-Identity .
    Il 4 giugno 2012 la Commissione ha pubblicato una proposta di revisione della precedente direttiva, che, ove accettata dal Parlamento e dal Consiglio, permetterà a un cittadino europeo identificato elettronicamente (eID) di essere automaticamente riconosciuto in qualsiasi altro stato d’Europa, unicamente sul principio del mutuo riconoscimento/accettazione di schemi di eID, basati su servizi online trusted . È estremamente importare osservare come il nuovo regolamento sulla e-Identity, possa in qualche misura rendersi complementare alla revisione della PSD, laddove si assuma il valore di una congiunzione implicita “identificazione-pagamento”.
    Personalmente già una decina di anni fa ero affascinato da quella che pensavo essere una significativa crescita di valore aggiunto della monetica nella direzione dell’eID e mi immaginavo uno scenario dove il pagamento elettronico potesse essere un’istanza di un processo di identificazione e riconoscimento. Oggi (e non sono l’unico) penso realmente che i tempi siano maturi per iniziare a prospettare, in un orizzonte comunque ancora distante (oserei dire non prima del 2020, per allinearmi alla Digital Agenda), uno scenario strategico che conduca alla progressiva affermazione di un sistema, tale da permettere l’effettuazione di un pagamento sincrona al processo d’identificazione ( prima vengo identificato da un soggetto trusted, poi pago).

    Canale e strumento di pagamento: quali implicazioni con l’eID?

    Quando si parla di “strumenti” di mobile payment, spesso s’incorre nell’errore di considerare i pagamenti in mobilità come una variante tecnologica strumentale, dimenticando che in realtà l’impiego di un dispositivo mobile (quale ad esempio il telefonino) rappresenta “solo” un possibile canale, mediante il quale può iniziarsi una transazione di pagamento. L’impiego di un canale come quello messo a disposizione dalla rete mobile di un operatore di telecomunicazioni (ma ciò è vero anche per la rete Internet), non rappresenta in sé alcun strumento di pagamento, poiché la transazione finanziaria, che è avviata per il tramite di un veicolo nuovo (appunto la rete mobile), viene sempre eseguita a valere su uno strumento di pagamento pregresso (per esempio la carta di credito o un bonifico).
    Un’analisi più attenta della PSD ci permette di scoprire che nessuna definizione viene riportata al riguardo di “canale”, mentre in quella, a mio avviso decisamente troppo ampia, di strumento di pagamento (“qualsiasi dispositivo personalizzato e/o insieme di procedure concordate tra l’utente di servizi di pagamento e il prestatore di servizi di pagamento e utilizzate dall’utente di servizi di pagamento per disporre un ordine di pagamento”) sembrerebbe potervi surrettiziamente collassare (laddove nelle “procedure concordate” possa ricadere la previsione d’uso di un canale specifico).
    È evidente che una più demarcata linea di confine fra canale e strumento sia auspicata … e forse anche questo potrebbe essere un buono spunto di riflessione per il legislatore.
    Proviamo ora a recuperare quell’ipotesi di convergenza eID e payment prima analizzata nel proprio impatto prospettico. Scopriamo che l’identificazione elettronica di un individuo può prescindere dal canale; se, allora, fosse realmente attuabile lo scenario alluso di cui vi ho dato contezza, un provider di eID (interoperabile in ambito comunitario) potrebbe realmente identificare un PSU (Payment Services User), anche in modalità cross-border e channel-independent, permettendo di avviare contestualmente un pagamento elettronico, eseguito con strumenti SEPA compliant.
    Nell’attesa di verificare quali potranno essere le future implicazioni fra schemi di eIDs e Payment Services Providers e le possibile sinergie fra di essi sviluppabili (chissà, potrebbe essere uno dei temi del prossimo CARTE 2013? …) concludo questa prima parte dell’articolo, dandovi appuntamento alla seconda puntata, dedicata agli sviluppi dell’Agenda Digitale in Italia e il ruolo dei pagamenti elettronici nella digitalizzazione dell’economia.

    Roberto Garavaglia è consulente sui sistemi di pagamento elettronico e monetica ed è autore del blog CloseToPay.com

    Il presente articolo fa parte di un contributo più ampio dell'Autore suddiviso in due parti. Per la seconda parte clicca qui .

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