Connessi ma non dipendenti
di Ildegarda, Ferraro
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10 Marzo 2016
Web e techno addiction, ovvero la dipendenza dal digitale. Dalla rete, ma anche dal pc, dal tablet e dallo smartphone in se stessi. Siamo tutti un po’ troppo connessi, ma tra essere in rete, forme lievi e vere e proprie sindromi di dipendenza ne passa… Noi “vecchi” più liberi ...
“Spegni quel telefono, per favore. E comunque quando studi portalo nell’altra stanza e chiudi il computer”. Guardo mia figlia e ogni volta che ripeto questa predica capisco che ho poche possibilità di essere ascoltata. Una figlia adolescente vuol dire sapere che i ragazzi vivono sempre connessi, possibilmente distesi su di un divano o su un letto con il pc aperto sulla pancia, uno smartphone da un lato e un tablet dall’altro. Credo che tutti gli adolescenti siano sostanzialmente dipendenti dal web. Anche se mi sembra che la dipendenza stia diventando collettiva, senza distinzioni di età e di sesso. Un viaggio in metropolitana può dare il polso della vita normale, tutti connessi, tutti sul proprio telefono o su un altro device, come si usa dire ora, ossia su di un dispositivo che ti permette un collegamento. C’è chi chatta, chi giocherella, chi scrive. Insomma, tutti in rete senza soluzione di continuità.
Il dubbio di essere anche io dipendente dalla rete è costante. Ne parlo in giro e scopro che un po’ tutti credono di essere techno addicted, assuefatti al web o comunque agli strumenti che lo accompagnano. Vado con una diagnosi fai da te in rete. Ma prima della risposta, per lasciare una giusta suspense, faccio un giro su quello che trovo sugli effetti del web e dintorni.
Sempre online
Cresce il numero di chi non smette di essere connesso. Le ricerche spuntano come funghi. Un quinto degli americani è “quasi costantemente” online. Lo ha detto il
Pew Research Center
con una recente indagine. I tre quarti degli americani sono giornalmente connessi, il 21% quasi sempre, il 42% più volte al giorno.
I dati sono sempre riferiti agli
Stati Uniti, ma probabilmente tracciano un quadro simile ad altre aree. Gli adulti più giovani hanno la “rete facile”, tra i 18 e i 29 anni il 36% è online quasi costantemente e il 50% lo è più volte al giorno. Solo il 6% dai 65 anni in su è quasi sempre online. Gli adolescenti hanno davvero un forte livello di presenza in rete. Il 24% dei teen ager è quasi sempre connesso e il 92% è online ogni giorno rispetto al 73% degli adulti. Sui
ragazzi il Pew Research Center aveva messo a punto una ricerca ad hoc (
clicca qui). Perché i ragazzi sono il punto nodale di tutta questa vicenda. Vivono con tanta naturalezza la rete da poterla trasformare in una patologia. Il problema è che anche gli
adulti possono avere il sano dubbio di essere dipendenti. Sempre il Pew Research Center in un suo report sull’uso dei
social media tra il 2005 e il 2015 (
leggi qui) mette in luce che il 65% degli adulti usa i social, facendo registrare una crescita esponenziale rispetto al 7% di dieci anni fa.
Più vecchi, più liberi
Un po’ di dati recenti sono facilmente rintracciabili anche per l’
Italia
. Un adolescente su 4 è sempre online e l’allarme dipendenza è evidente. La ricerca “
Tempo del web. Adolescenti e genitori on line” è recentissima
”. “Il 17% dei ragazzi intervistati dichiara di non riuscire a staccarsi da smartphone e social, 1 su 4 (25%) è sempre online, quasi 1 su 2 (45%) si connette più volte al giorno, 1 su 5 (21%) è afflitto da vamping: si sveglia durante la notte per controllare i messaggi arrivati sul proprio cellulare. Quasi 4 su 5 (78%) chattano continuamente su WhatsApp” (
vedi anche l'articolo di Bancaforte dedicato a questa ricerca
).
Insomma, quando predico a mia figlia di spegnere il telefono non sono sola. C’è poi l’altra faccia della medaglia. Magari non consola, ma aiuta. La buona notizia è che noi non saremo più tanto giovani, ma che proprio questo ci mette al riparto dalla dipendenza quasi sicura. Insomma, vecchi sì, ma più liberi, mettiamola così. Che poi, certo, anche io quando raccatto i miei “ferri del mestiere”, verifico di tirarmi dietro i device di cui non posso fare a meno: smartphone, Ipad e Kindle. Sì anche il Kindle, il vecchio lettore di e-book di Amazon, che non mi sento di lasciare nella speranza di ritagliarmi uno spazietto per “staccare” leggendo. Perché entri in metropolitana, sei stressato e stanco, la folla ti assale, ti chiedi che ci fai in tanta bruttezza, accendi il Kindle e un guerriero medievale ti viene incontro sorridendo dalla pagina elettronica. È comunque una dignitosissima via di fuga. E mi guardo bene dal rinunciarci.
Malati immaginari o dipendenti reali
Assodato che quelli che rischiano di più sono i giovani, in prima linea gli adolescenti, c’è una ricca casistica di patologie. Ma anche probabilmente di sani malati immaginari. Nella prima categoria va probabilmente inserito chi ha la
sindrome di Hikikomori
, definita dai giapponesi una quindicina d’anni fa, che induce a tagliare i ponti con la vita reale (
leggi qui
) e che alcuni collegano anche alla dipendenza dal web. Oppure l’
Internet addiction disorder
(
qui la definizione
) in cui vengono segnalati dipendenza dalle relazioni virtuali, il gioco d’azzardo patologico, il sovraccarico nella ricerca e nell’organizzazione dei dati trovati sul web. Su Internet più o meno ovunque vengono indicati i sintomi da tenere ben presenti: inquietudine, necessità di aumentare il tempo speso in rete e sforzi per provare a ridurlo, in caso di uso limitato irritabilità o depressione, mettendo a rischio la vita reale di relazione e di lavoro. Per i ragazzi tutto questo ha spesso come altra faccia della medaglia il
cyberbullismo
.La differenza la fa essere nativi digitali o meno. Chi non lo è, come me, è probabile che dipendente dal web non lo diventi mai del tutto. La mia preoccupazione sarà tipica di un malato immaginario.
Autodiagnosi
Non sono millenial, ossia non sono parte della tribù nata a cavallo del millennio, e sto benone. È la risposta, che mi costruisco con l’autodiagnosi sul web. E questo mi tranquillizza abbastanza. Ho dato la mia posizione su tutte le domande e il risultato del test sulla dipendenza da Internet indica un 30%, chiarendo che il punteggio non mostra alcuna dipendenza (
qui il test
). Decido di dare un’occhiata anche a un paio di siti internazionali e anche in questo caso i segni dell’essere addicted non mi sembrano nelle mie corde (
leggi qui
). Non sono dipendente in forma smaccata dal web, ma qualche grado di addiction la ho per la tecnologia. Insomma, posso anche stare off line per un po’, ma proprio non riesco a non avere sempre con me Ipad, smartphone e Kindle, che considero miei compagni di viaggio.