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20 Aprile 2024 / 12:40
CSR alla resa dei conti

 
Imprese

CSR alla resa dei conti

di Luca Luciani Angela Tanno - 1 Agosto 2010
Creare una corporate social responsibility sempre più integrata nella gestione e nella rendicontazione d’impresa: questo l’obiettivo che emerge dalla seconda edizione del CSR Benchmark
Spingere per avere una rendicontazione integrata, che possa presentare in un solo documento i risultati dell’azienda, considerati dal punto di vista economico, ambientale e sociale, può essere un’azione paragonabile alla ricerca del Sacro Graal.
Inizia così il documento di scenario che ha aperto la Conferenza del Global Reporting Initiative, che si è tenuta ad Amsterdam lo scorso maggio, network multistakeholder per l’elaborazione e la divulgazione di linee guida per la rendicontazione sostenibile. I difficili momenti che il nostro modello economico e di sviluppo sta vivendo offrono un’opportunità unica per ripensare il funzionamento del mercato. La riflessione sulla possibilità di sviluppare una rendicontazione d’impresa più trasparente e completa si inserisce in questo contesto, con l’obiettivo di far confluire in un unico documento, integrato, le informazioni finanziarie e quelle non finanziarie dell’impresa. Imprese pioniere nel campo della rendicontazione integrata si sono spinte fino a presentare al mercato vere e proprie sperimentazioni: documenti compatti che contengono numeri indicatori del valore creato dall’impresa non solo dal punto di vista economico. Visionario. Innovatore. Utile?
Introducendo il recente documento “Strategia Europa 2020” della Commissione Europea, il presidente Juan Manuel Barroso ha dichiarato: «La crisi è un campanello d’allarme, il momento in cui ci si rende conto che mantenere lo status quo ci condannerebbe a un graduale declino. Per conseguire un futuro sostenibile, dobbiamo sin d’ora guardare oltre il breve termine. È questo l’obiettivo della strategia Europa 2020: più posti di lavoro e una vita migliore per promuovere una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva».
Le priorità dalla Commissione per il nuovo decennio fanno riferimento a:
  • crescita intelligente : sviluppare un’economia basata sulla conoscenza e sull’innovazione;
  • crescita sostenibile : promuovere un’economia più efficiente sotto il profilo delle risorse, più verde e più competitiva;
  • crescita inclusiva : promuovere un’economia con un alto tasso di occupazione che favorisca la coesione sociale e territoriale.
  • Le imprese possono contribuire a disegnare il luogo che vorremmo vivere nel prossimo futuro. Come? Uno strumento può essere lo sviluppo di metriche capaci di integrare l’analisi delle performance aziendali anche con informazioni extrafinanziarie; mettendo a disposizione dati aggregati di settore che possano servire come base per il posizionamento e il confronto; usando la “sostenibilità” nella gestione dell’impresa e non solo nel bilancio di sostenibilità o nel bilancio integrato per gli analisti.

    Un riferimento per tutti

    Per dare un contributo a questa esigenza, l’ABI ha sviluppato il CSR Benchmark, un’analisi di posizionamento delle banche italiane sulla responsabilità sociale d’impresa.
    Il CSR Benchmark, a supporto delle banche interessate, ha cadenza biennale, ed è realizzato dal Settore Basi informative e Analisi Gestionali e dall’Ufficio Responsabilità Sociale dell’Impresa dell’ABI. Le banche che aderiscono al progetto hanno a disposizione un report personalizzato che contiene informazioni sul livello di sviluppo e di integrazione della CSR nelle attività della banca, confrontate a livello individuale e consolidato su una serie di parametri qualitativi e quantitativi. Il CSR Benchmark fornisce inoltre dati di sistema utili a valorizzare anche all’esterno del settore le esperienze dell’industria bancaria italiana su CSR. I dati trattati in modo aggregato confluiscono in un report generale.
    Al CSR Benchmark 2009 hanno partecipato banche che rappresentano l’82,5% del totale attivo di sistema, pari al 76% degli sportelli sul territorio. Il questionario distribuito, in questa seconda edizione del progetto, è stato aggiornato per cogliere le evoluzioni significative del tema e rilevare le connesse attività sviluppate dalle banche, così come le tendenze nascenti e le possibili linee evolutive. Il CSR Benchmark evidenzia il coordinamento e l’integrazione della responsabilità sociale con l’attività tipica della banca:
  • integrazione nelle politiche, con lo sviluppo di una pianificazione strategica di CSR: la quasi totalità dell’industria bancaria italiana in termini di totale attivo, pari all’80% del sistema, ha formalizzato l’impegno di CSR. Per il 41% esiste una pianificazione strategica; per il 72,5%, è stata istituita una unità dedicata al presidio CSR;
  • integrazione nell’organizzazione, con un ampio e diffuso coinvolgimento interfunzionale: tutto il campione sviluppa relazioni ad ampio raggio tra la funzione CSR e le diverse aree/funzioni. Le relazioni interfunzionali sono sviluppate con maggiore intensità con risorse umane/relazioni interne, il vertice dell’organizzazione, comunicazione/pubbliche relazioni, identità aziendale e anche investor relations, marketing, commerciale/settori operativi;
  • integrazione nelle procedure, per la migliore identificazione e valutazione dei rischi: politiche che includono fattori ambientali e sociali sono adottate da banche che rappresentano il 78,7% del totale attivo di sistema.
  • Un sistema che piace

    Nel 2009, istituti che rappresentano oltre l’80% del totale attivo e il 71% degli sportelli hanno pubblicato un rendiconto agli stakeholder (o bilancio sociale). Per quanto riguarda i contenuti del rendiconto, il Benchmark rileva che banche rappresentanti circa il 40% del totale attivo di sistema danno rilievo alle cosiddette “hot issues”, argomenti considerati critici per il business bancario. Nella stessa percentuale, il rendiconto presenta una misurazione del livello di raggiungimento degli obiettivi precedentemente fissati. Entrambe le dinamiche segnalano un impegno specifico teso a una rendicontazione il più possibile trasparente, ispirata al principio di materiality (in relazione al business più tipico dell’impresa banca). La valenza strategico-gestionale del rendiconto agli stakeholder è confermata anche dall’attenzione che i vertici aziendali mostrano nei riguardi del documento, che nel 57% è approvato dal CdA, nel 67% dall’Ad/Ceo. Portare il rendiconto agli stakeholder al vaglio dei massimi organi aziendali significa voler promuovere una visione quanto più possibile integrata del valore che la banca sta creando per i propri azionisti ma anche per tutti gli altri stakeholder.
    In questa stessa direzione vanno le indicazioni che il 35,6% del totale attivo del sistema bancario inserisce nella relazione sulla gestione parte del rendiconto agli stakeholder; il 52% degli istituti allega e distribuisce il rendiconto con il bilancio di esercizio.
    Le banche fanno riferimento a standard e linee guida maggiormente riconosciute in Italia e all’estero, tra cui quelle messe a disposizione: dall’Associazione (usate dal 45,7% del totale attivo di sistema); dal Gruppo per il Bilancio Sociale (26,9%); dalGlobal Reporting Initiative - GRI (76,9%) a livello internazionale, riferimenti che possono essere utilizzati anche in maniera complementare.

    Due fronti di lavoro

    Il CSR Benchmark rileva anche possibili ambiti di miglioramento, con riferimento all’integrazione della CSR nelle attività tipiche della banca sui temi “pratiche retributive responsabili” e “relazione con gli investitori socialmente responsabili”.
    Sul primo, il contributo di un approccio di CSR è funzionale:
  • alla promozione di principi volti a favorire politiche di remunerazione basate sulla strategia complessiva dell’impresa, che include i suoi valori e gli interessi di lungo termine;
  • all’identificazione e alla misurazione dei non-financial factors (aspetti ambientali, sociali e di governance) che incidono sulla performance individuale e quindi sulla creazione del valore complessivo delle imprese;
  • alla promozione di una rendicontazione sempre più trasparente che includa anche informazioni sulle politiche di remunerazione;
  • alla valorizzazione e la messa a sistema delle esperienze che “già funzionano”, in ambito bancario associativo nazionale e internazionale, per contribuire al dibattito in corso volto alla definizione di policy efficaci.
  • Sul secondo, la partita è giocata sulla misurabilità e sulla comparabilità delle informazioni extrafinanziarie da valorizzare nel dialogo tra imprese e investitori. Le banche in questo senso possono lavorare su entrambi i fronti: come imprese, integrando le informazioni nei modelli di gestione, di misurazione delle performance; come investitori, ampliando i propri modelli di valutazione. La comunità degli investitori, al di là delle banche, gioca un ruolo di grande importanza nel rendere sempre più trasparente la comunicazione delle attività d’impresa, sviluppando modelli di valutazione delle performance d’impresa che integrino le informazioni di carattere finanziario ed extra-finanziario per valutare la sostenibilità economica dell’impresa nel lungo periodo.

    Il progetto performance management proposto dall’ABI

    La Banca d’Italia nella normativa sulla corporate governance ha inserito una serie di previsioni tendenti a fissare delle regole di comportamento per le politiche di remunerazione e ha indicato tra le principali questioni aperte per l’allineamento ai principi e agli standard del Financial Stability Board “l’affinamento dei parametri di performance aggiustati per il rischio”.
    La Survey sulle politiche di remunerazione condotta lo scorso anno dall’ABI, finalizzata a monitorare lo stato di attuazione degli sviluppi normativi, ha evidenziato come sul tema degli indicatori di misura delle performance corrette per il rischio nel settore del credito vi siano spazi per una maggiore condivisione delle metodologie e dei riflessi operativi.
    L’ABI, in collaborazione con la società di consulenza PricewaterhouseCoopers Advisory, propone uno specifico progetto finalizzato a definire insieme alle banche italiane una metodologia comune per integrare la misurazione delle performance corrette per il rischio e i sistemi di incentivazione, avendo come riferimento le previsioni normative in tema di remunerazioni e le best practice internazionali. Il progetto “Performance Management e sistemi di incentivazione nel settore creditizio e finanziario” si pone anche l’obiettivo di definire alcune linee guida nell’ambito di un Gruppo di lavoro interbancario costituito ad hoc.
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