Diffondere l’educazione finanziaria
di Igor, Lazzaroni
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1 Febbraio 2011
Una recente indagine di PattiChiari conferma che le banche sono impegnate in prima linea nella diffusione della cultura economica, insieme a istituzioni, associazioni e scuole
L’educazione finanziaria è un aspetto fondamentale nella formazione delle generazioni future. Tutti noi siamo chiamati nel corso della nostra vita a scegliere quanto e come risparmiare, quanto e come consumare, come provvedere alla pensione o alle spese sanitarie da affrontare nella prospettiva di un allungamento temporale dell’aspettativa di vita. È quindi sempre più necessario che l’educazione finanziaria trovi uno spazio adeguato. Cosa si sta facendo nel nostro Paese in questo campo?
Lo studio che la
Fondazione Rosselli ha realizzato insieme a
PattiChiari ha cercato di rispondere innanzitutto a questa domanda, tracciando un quadro ragionato, approfondito ed esaustivo dei programmi di educazione finanziaria attivati negli ultimi anni in Italia, per offrire spunti di riflessione comuni.
L’Italia deve crescere
La prima analisi riguarda intanto la “misura” dell’educazione finanziaria che vede il nostro Paese, nell’ambito del Word Competitiveness Index, al 46esimo posto per la diffusione di educazione finanziaria e 40esimo per l’educazione manageriale. L’Italia risulta poi piuttosto arretrata anche nel numero di laureati specializzati in tale ambito. Secondo i dati Ocse rappresentano poco più del 10% sul totale dei laureati italiani, mentre il ranking mondiale sulla qualità delle “business school” realizzato dal Financial Times ha indicato nel 2009 solo due rappresentanti italiani tra i primi 100 programmi di formazione business e finanza al mondo.
In questo ambito la Fondazione Rosselli ha intervistato un campione di 1.113 soggetti selezionati tra gli Istituti bancari aderenti ad ABI, le Fondazioni bancari, le Associazioni di consumatori, Enti e Associazioni di categoria e Consorzi di varia natura (Confcommercio, ANCI, Confederazione Generale dell’Agricoltura Italiana, Coldiretti, ANCI, Assofin, ANASF, Confartigianato, Assogestioni, ecc.), le Istituzioni, le Autorità di vigilanza (Banca d’Italia, COVIP, ecc.) e la Scuola e Università nel tentativo di rappresentare la complessità della situazione e la numerosità degli attori, pubblici e privati, che a titolo o no, hanno agito in questo campo
Protagoniste, non solo per i clienti
I risultati hanno dimostrato un forte impegno dell’industria bancaria alla quale viene riconosciuto un importante ruolo nel settore:
il 59,8% dei soggetti sono concordi nell’affermare che, nonostante l’impegno profuso negli ultimi anni, tale modello non sia più replicabile se non con una regia e un coinvolgimento diretto delle istituzioni e una cabina di regia che raccolga le rappresentanze dei soggetti del mondo economico finanziario e indichi le linee guida. In questo ambito solo lo 0,8% dei soggetti intervistati ritiene che le banche debbano essere escluse, ma non può esercitare un compito tanto delicato senza l’impegno diretto dei Ministeri dell’economia e dell’Istruzione, ad esempio, come pure degli organismi di vigilanza, ecc.
il 41% delle istituzioni bancarie rispondenti, analizzando il dato per tipologia di soggetto, afferma che le banche debbano avere comunque un ruolo preminente nella diffusione dell’educazione finanziaria verso tutti i segmenti della popolazione, non escludendo, dunque, neppure il segmento più giovane.
Appare poi molto marginale la quota di soggetti che non realizzano iniziative e che mostrano di non avere sensibilità al tema. Più della metà degli enti che non hanno avviato iniziative sul tema sono abbastanza interessati ad attivarne in futuro e solo il 4,8%dichiara di non avere alcuna attrattiva verso l’educazione finanziaria. I dati evidenziano poi un trend di crescita nell’impegno sull’educazione finanziaria. Il 52,4% di coloro che hanno promosso iniziative in tal senso intende incrementare quanto realizzato, la restante quota pensa invece di mantenerle invariate. Si tratta quindi di un dato innegabilmente positivo che rispecchia l’interesse di tutti i soggetti verso questo tema, l’atteggiamento pioneristico e la volontà di incrementare e migliorare i programmi realizzati, pur in una generale assenza di modelli, coordinamento e di linee guida.
I soggetti coinvolti nell’indagine hanno realizzato iniziative indirizzate non solo ai propri clienti (44%), ma, nella maggioranza dei casi (54%), a un pubblico allargato.
Le iniziative sono state rivolte prevalentemente a studenti di scuola primaria e secondaria di I e II grado. Seguono, seppure a grande distanza, famiglie, microimprese, insegnanti. Le evidenze dimostrano dunque un interesse del mondo economico e finanziario verso due macrocategorie differenti: giovani e adulti (famiglie, docenti, imprese, immigrati, ecc.) con bisogni, necessità e obiettivi molto differenti.
Le motivazioni prevalenti che hanno portato il soggetto ad attivare iniziative di educazione finanziaria sono:
aumento e consolidamento della reputazione (55%);
aumento della fiducia dei clienti (34%);
miglioramento delle relazioni con il territorio di azione del soggetto (50%).