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Faccia a faccia

 
Banca

Faccia a faccia

di Gianluca Smiriglia - 12 Gennaio 2012
Partito da Cuneo, il Road Show dell’ABI farà tappa nelle piazze italiane e sarà l’occasione per far incontrare banche, imprese, istituzioni e cittadini
E’ partito il 22 ottobre da Cuneo il “faccia a faccia” dell’ABI, da Nord a Sud, con imprese e famiglie. Si tratta del Road Show Italia 2011- 2012 per rendere ancora più concreto ed evidente il ruolo e l’impegno delle banche nel sostenere l’economia e nel rispondere alle esigenze della collettività. L’iniziativa toccherà città dove meno frequenti sono le occasioni di incontro, ma altrettanto forti le necessità di evidenziare il patrimonio di esperienza, professionalità ed energie che le banche mettono a disposizione dello sviluppo e della crescita. In questa prima fase, dopo Cuneo, sarà la volta di Vicenza, Ancona, Viterbo, Lecce e Ragusa. Non la solita kermesse in attesa che si spengano i fari, ma la necessità di dialogare insieme sul quadro economico nazionale e locale e sulle prospettive del Paese. E infatti ogni evento vedrà il coinvolgimento dei principali centri di riferimento istituzionali, imprenditoriali, civili e sociali presenti sul territorio, con cui confrontarsi sulle possibili soluzioni per uscire dalla crisi. In primo luogo rafforzando ulteriormente le relazioni e la collaborazione verso obiettivi comuni. Tutto questo attraverso un modello di partecipazione diretta per spiegare da vicino, tappa dopo tappa, cosa fanno ogni giorno le “Banche italiane per il Paese”. Da Cuneo, dunque, un primo sguardo al Piemonte e da qui all’Italia.

Il caso Piemonte

Il mercato del credito tiene pur in un quadro economico incerto. I finanziamenti bancari destinati all’economia piemontese hanno superato, a luglio 2011, i 120 miliardi di euro, con un incremento del 4,3% rispetto al 2010. In particolare, alle imprese sono andati circa 63 miliardi e alle famiglie oltre 38 miliardi. Pur in un contesto di difficoltà dell’economia reale, le banche non hanno fatto mancare il necessario sostegno finanziario alle imprese, convinte delle loro capacità di tenuta e delle potenzialità di crescita. In questo scenario, importante è un adeguato rapporto “banca-impresa”. Il Piemonte ha costantemente ricoperto un ruolo di centralità per le banche. Le imprese bancarie italiane, negli ultimi anni, hanno modificato con rapidità ed efficienza il proprio modello organizzativo e di offerta nei confronti del mondo imprenditoriale, adeguandolo alle mutevoli esigenze delle imprese, specie di piccole e medie dimensioni. Allo stesso tempo le banche sono state vicine alle famiglie, supportandole sia con la messa a disposizione di risorse finanziarie sia nei loro piani di investimento e nella gestione del risparmio.
I finanziamenti delle banche alle imprese locali sono stati di 62,9 miliardi di euro a luglio 2011, con un aumento del 5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Con l’Avviso comune per la sospensione dei mutui alle imprese , che l’ABI ha realizzato insieme al mondo imprenditoriale, le banche hanno sospeso debiti a livello nazionale per un controvalore (debito residuo o posticipato) di 64,7 miliardi di euro. Al Piemonte è riconducibile circa il 10% del totale delle operazioni sospese e l’11,2% dell’ammontare complessivo delle quote capitali sospese.
Alle famiglie sono andati 38.2 miliardi di euro per una crescita a luglio scorso del 4,9% rispetto al 2010. Con la moratoria dei mutui alle famiglie , dal periodo di avvio della sospensione del rimborso delle rate di mutuo sino al 31 agosto 2011, sono stati 4.091 i contratti di mutuo che hanno usufruito di questa opportunità nella Regione Piemonte. Ciò significa una liquidità in più per le famiglie piemontesi colpite dalla crisi pari a 20 milioni di euro. Rispetto al dato nazionale il 7,3% delle famiglie è stato ammesso alla sospensione.
La struttura del sistema bancario regionale, secondo i dati più recenti, vede attive sul territorio 77 banche per un totale di 2.700 sportelli che servono 656 comuni. Gli Atm sparsi sul territorio sono 4.094 unità; i Pos 92.976. Nella regione i lavoratori bancari sono l’8,5% del totale nazionale di settore che ha toccato le 340.000 unità. Cfr. .

La situazione italiana

L’incontro di Cuneo è coinciso con una serie di incontri europei che hanno messo ancora più sotto i riflettori la situazione italiana. Così, intervenendo alla tavola rotonda “Le Banche italiane per il Paese”, il presidente dell’ABI, Giuseppe Mussari, ha dichiarato che “occorre fare in fretta. Ormai non sono più rinviabili reali politiche di crescita. Il ritardo che si sta accumulando su questo fronte sta costando moltissimo in termini di occupazione, valore dei beni e dei risparmi delle famiglie, investimenti e valore delle imprese, tutto ciò, rischia di vanificare quanto di positivo è stato fatto in ordine alla tenuta dei conti pubblici”.
Agire in fretta, secondo Mussari, è un imperativo comune mettendo in campo tutte le possibili soluzioni con lo scopo finale di favorire la crescita. Tutti gli attori politici, economici e sociali devono fare la loro parte ha proseguito realizzando con coraggio sforzi nel segno della discontinuità”. Con questo spirito è stato presentato recentemente il “Progetto delle imprese per l’Italia” da ABI, ANIA, Alleanza delle Cooperative, Confindustria e Rete Imprese Italia: una serie di misure da “fare subito” su pensioni, spesa pubblica, fisco, liberalizzazioni, semplificazioni, infrastrutture, energia. L’Italia è un grande Paese, il suo debito pubblico, pur ingente, si fonda su basi solide, e la sostenibilità dello stesso non può essere messa in dubbio. L‘Italia, inoltre, ha tutte le qualità necessarie per ricominciare a crescere.

Puntare sulla crescita

Evidenziando la correlazione tra l’aumento del rischio degli stati sovrani e la pressione che sta investendo le banche europee, Mussari ha sottolineato che “in Italia il rischio sovrano condiziona e determina il rischio bancario” ma ha ricordato che “le banche italiane sono solide e sane, hanno resistito alla crisi del 2008, si sono ricapitalizzate e non sono costate un euro al contribuente italiano. La correlazione sopra detta, si basa su una valutazione non condivisibile sulla tenuta dei conti pubblici del nostro Paese”.
“Ciò malgrado è a tutti evidente che con un rischio Paese come quello che l’Italia manifesta ha detto il Presidente dell’ABI è difficile credere che non si abbiano riflessi sulle relazioni creditizie. Per evitare ciò, tenendo ferma l’imprescindibile stabilità dei conti pubblici, occorre puntare decisamente alla crescita con scelte immediate e coraggiose cui tutti sono chiamati a collaborare. La crescita di un Paese non è un compito che solo una parte può assolvere, essa è la risultante dell’operare di più soggetti, che nel nostro caso devono essere capaci, ed essere messi in grado, di operare con grande discontinuità, grande solerzia, grande comunità d’intenti”.
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