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29 Marzo 2024 / 05:16
Gestire la transizione

 
Banca

Gestire la transizione

di Rosangela, Iannicelli - 31 Ottobre 2011
Le domande di Basilea 3, le risposte delle banche e gli scenari per le imprese. Intervista a Gianfranco Torriero, Responsabile Direzione Strategie e Mercati Finanziari dell’ABI
A proposito di Basilea 3, stabilità e tutela dai rischi sono essenziali, ma diffusi timori parlano di un possibile irrigidimento delle condizioni di accesso al credito. Come si stanno muovendo le banche italiane?
In un momento come quello attuale, è indispensabile cercare di limitare l’impatto di Basilea 3 sulla crescita per continuare a garantire sostegno al tessuto produttivo nazionale.
Bisogna lavorare per trovare le condizioni perché la fase di transizione verso Basilea 3 sia completamente gestibile. Banche e imprese devono fare quadrato rafforzando il dialogo e attraverso un confronto costante e fattivo. Banche e imprese condividono timori e valutazioni sulle nuove misure e in maniera congiunta hanno formulato una proposta che, senza mettere in discussione l’impianto della direttiva, prevede un meccanismo di correzione che limita i rischi di una restrizione del credito per le piccole e medie imprese. Si tratta di introdurre un moltiplicatore il “Pmi Supporting Factor” che applicato al calcolo del rischio di credito, associato al comparto Pmi, possa compensare l’incremento quantitativo del requisito patrimoniale minimo richiesto dalla direttiva ed evitare, così, il rischio di un restringimento del credito.
Banche solide, confronto e iniziative di supporto con il mondo delle imprese, continuo dialogo con le Istituzioni: l’Italia si è difesa così dalla crisi. Basilea 3 chiede ulteriori sforzi, come rispondere e con quali strumenti tutelare la parità competitiva delle imprese italiane?
È necessario calibrare la normativa, tenendo in considerazione la specificità del sistema produttivo nazionale, evitando così ulteriori difficoltà nell’attività di erogazione del credito. Proprio per questo abbiamo chiesto che si apra un confronto a livello europeo sui rischi legati all’implementazione dei requisiti di rafforzamento patrimoniale previsti da Basilea 3. L’ABI con Confindustria, Rete Imprese Italia e Alleanza delle Cooperative ha già incontrato il Vicepresidente della Commissione europea e Responsabile per l’industria, Antonio Tajani, e alla fine di giugno il Commissario per il Mercato Interno, Michel Barnier. L’obiettivo è stato quello di esporre le preoccupazioni per le ricadute di una rigida applicazione delle misure previste da Basilea 3 sulle Pmi italiane. Intanto, le banche italiane hanno già messo in atto operazioni di aumento di capitale per meglio rispondere alle richieste dei Vigilanti di assicurare maggiore stabilità e ridurre i rischi.
La tabella di marcia per l’implementazione di Basilea 3 sta entrando nel vivo. Lo scenario regolamentare è in rapida evoluzione. Quali i punti fermi per l’ABI?
Riconosciamo e condividiamo la necessità di norme più stringenti, ma ancora oggi rileviamo lo svantaggio competitivo per la mancanza di un terreno di gioco livellato in Europa e a livello mondiale a scapito delle banche commerciali come quelle italiane. Una penalizzazione proprio per quelle banche, definite ‘tradizionali’, che concentrano la maggior parte della loro attività nell’erogazione di finanziamenti
all’economia che non viene corretta dalle regole di Basilea 3 così come sono formulate oggi. Condizione indispensabile è che la nuova normativa trovi attuazione omogenea non solo in Europa ma a livello globale. C’è il timore che sul fronte dell’armonizzazione delle regole si ripeta quello che si è verificato con Basilea 2. L’Europa ha rispettato i tempi di applicazione della normativa, mentre da Paesi come gli Usa stiamo ancora aspettando. È invece fondamentale garantire una parità competitiva rispettando tutti un quadro di regole comuni e condivise, è ineludibile un’applicazione omogenea delle regole in termini di contenuto, tempi e aree geografiche.
Recessione e crisi. Mesi difficili, l’economia in stallo e i mercati in difficoltà. Grazie al dialogo tra settore bancario, mondo delle imprese e Istituzioni la reazione è stata forte e il nostro sistema economico ha retto. Quali gli strumenti vincenti?
L’ABI e le banche italiane hanno ritenuto opportuno fare un passo in più per sostenere il sistema imprenditoriale consentirgli di agganciare la ripresa senza perdere capacità produttiva, attivando una serie di iniziative in collaborazione con il Governo e le altre Istituzioni, prime fra tutte la Confindustria, la Cassa Depositi e Prestiti (CDP) e la Banca Europea degli Investimenti (Bei). Si tratta di iniziative che hanno avuto carattere “emergenziale” e che, in alcuni ambiti, stanno assumendo natura strutturale, diventando così strumenti stabili per il supporto alle imprese nella fase di ripresa e di rilancio dell’economia. L’impegno e il supporto del settore sono stati rivolti a contenere gli effetti della crisi, in particolare attraverso l’Avviso Comune per la sospensione dei debiti delle Pmi ed il più recente Accordo per il Credito alle Pmi, ad ampliare gli strumenti di raccolta, con la Convenzione ABI-CDP per il finanziamento delle Pmi e la Lettera d’Intenti sottoscritta tra ABI, Bei e Confindustria nonché a migliorare le possibilità di accesso al credito da parte delle imprese, grazie al processo di ottimizzazione dell’operatività del Fondo di Garanzia per le Pmi.
La crisi e le Pmi. Le difficoltà e i contraccolpi dell’instabilità dei mercati hanno fatto emergere con forza le debolezze strutturali delle Pmi. Dove concentrarsi e lavorare per contribuire a rafforzare la struttura finanziaria delle microimprese migliorandone le potenzialità?
Le Pmi rappresentano l’ossatura del nostro sistema produttivo e contribuire a valorizzare appieno le loro potenzialità, in termini di crescita sostenibile nel lungo periodo e di creazione di un maggior numero di posti di lavoro è anche nostro interesse. Vorrei concentrarmi sul problema, più volte discusso, della sottocapitalizzazione delle Pmi italiane. In questo quadro servono senz’altro misure sulla detassazione degli utili reinvestiti in azienda ed è necessaria una normativa di vantaggio per gli aumenti di capitale, per permettere alle Pmi una crescita dimensionale. Questi passaggi sono obbligatori per poter pensare alla quotazione in borsa. Un altro elemento di criticità per le Pmi italiane a conduzione familiare è la sopravvivenza e la continuazione dell’attività oltre la prima generazione considerando che in Italia oltre il 51% delle imprese familiari è di prima generazione. Potrebbe rivelarsi utile introdurre incentivi fiscali per quelle aziende che aprano il capitale a investitori istituzionali per favorire la trasmissione d’azienda e fornire maggiore sostegno alla crescita delle aziende di minori dimensioni.

Tutti gli articoli del Dossier “SOTTO L'OMBRELLO DI BASILEA 3”

Dal convegno organizzato dall’ABI a Roma il punto sull’evoluzione regolamentare prevista da Basilea 3
Le domande di Basilea 3, le risposte delle banche e gli scenari per le imprese. Intervista a Gianfranco Torriero dell’ABI
ABI, Confindustria, Alleanza delle Cooperative e Rete Imprese Italia hanno presentato a Michel Barnier, Commissario UE per il mercato interno, una proposta per non penalizzare i crediti alle Pmi
Spunti, commenti e aspettative emersi tra i relatori e i partecipanti al Convegno Basilea 3
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