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18 Aprile 2024 / 04:19
Il talento femminile driver per la ripresa

 
Banca

Il talento femminile driver per la ripresa

di Tiziana Tafani - 12 Novembre 2012
I dati sull’occupazione femminile in banca registrano una significativa crescita. Ma sono tanti gli aspetti su cui porre attenzione per la piena inclusione delle donne nel mercato del lavoro: dai percorsi di carriera ai divari retributivi, dalla valorizzazione delle professioni al sistema di conciliazione vita e lavoro...
Il ruolo delle donne nell’economia del Paese è strategico, soprattutto nella difficile gestione di una crisi di durata e di proporzioni inusuali, che ha scosso nelle fondamenta i sistemi produttivi mondiali, così come noi eravamo abituati a conoscerli. Crisi nella quale proprio le donne si trovano ad essere tra i principali protagonisti, per le attività che sono tradizionalmente chiamate a svolgere nella società, nell’impresa, nella famiglia.
Le ricerche economiche più recenti, a cominciare dal Rapporto sulla situazione del Paese che l’Istat ha presentato a maggio scorso, confermano che il peso sociale della crisi si è scaricato in gran parte sulle famiglie. E sempre l’Istat ha rilevato che in Italia, al centro delle famiglie, specie per ragioni di carattere culturale, ci sono le donne, sulle quali grava quasi interamente il peso della gestione domestica e di cura dei propri familiari, indipendentemente dal loro impegno nel mondo del lavoro.
E’ dunque da una rinnovata attenzione alle straordinarie risorse che le donne riescono ad esprimere, in ogni ambito con cui si confrontino, che bisogna partire per favorire la ripresa dell’economia.
Ancora l’Istat, nell’Outlook di fine agosto afferma che “a luglio 2012…il numero degli occupati è rimasto invariato sia nel confronto con il mese precedente, sia in termini tendenziali. La stabilità dell’occupazione è sintesi del calo della componente maschile e dell’aumento di quella femminile.”
Le donne italiane stanno dunque dimostrando una capacità di adattamento alla crisi superiore a quella degli uomini: si adeguano ai lavori atipici e mantengono la loro occupazione, specie nel settore del terziario, secondo quanto afferma l’Osservatorio Censis-ABI nell’appuntamento bimestrale dedicato alle donne italiane nella ripresa, pubblicato a settembre.
A questo contesto di scenario ha fortemente contribuito la componente caratteriale delle donne italiane, che anche in questa difficile congiuntura hanno saputo esprimere tenacia e resistenza per non vedere sfumati i risultati portati a casa negli ultimi dieci anni.

Il convegno “Donne, Banche e Sviluppo”

Da queste riflessioni ha preso avvio il Convegno ABI in tema di “Donne, Banche e Sviluppo” (vai al DOSSIER che Bancaforte ha dedicato all'evento che raccoglie articoli, videointerviste, fotogallery del Convegno) che ha voluto costituire il primo appuntamento dell’Associazione per approfondire gli aspetti prevalentemente legati alla collocazione delle donne nel mercato del lavoro: i percorsi di carriera; i divari retributivi; l’imprenditorialità femminile e l’accesso al credito; l’occupazione femminile; la valorizzazione delle qualifiche professionali; la capacità delle imprese di compiere scelte strategiche nella conciliazione tra vita e lavoro.
L’analisi - che ha coinvolto ministri, accademici, manager, esponenti di vertici del mondo dell’industria, anche bancaria, a cominciare dal Presidente dell’ABI Mussari e dal Direttore Generale, Sabatini - non ha riguardato i soli fattori economici. Esistono infatti elementi di tipo culturale che in molti casi imbrigliano lo sviluppo delle carriere femminili e l’accesso alle posizioni più elevate: tra questi, vincoli di natura territoriale, su cui ancora molto le istituzioni e le imprese devono fare per recuperare forze produttive nello sforzo collettivo di miglioramento della performance del sistema Italia.

Le lavoratrici nel settore del credito

Sulla valorizzazione delle risorse femminili il settore del credito non è certo il fanalino di coda del sistema produttivo nazionale. Anzi, in un periodo di profonda recessione, i dati sull’occupazione femminile registrano una significativa crescita della presenza delle donne in banca, con un trend in ascesa. Dalle statistiche che l’Associazione elabora ai fini della predisposizione del “Rapporto annuale sul mercato del lavoro nell’industria finanziaria”, emerge che in banca le donne, a differenza degli uomini, presentano flussi di uscita inferiori ai colleghi maschi.
Nel settore del credito italiano, dunque, storicamente considerato un comparto prettamente maschile, si registra oggi una presenza delle donne superiore alla media nazionale: al 31 dicembre 2011 le lavoratrici bancarie rappresentavano oltre il 43% dell’occupazione complessiva.
Tutto questo costituisce il prodotto di strategie imprenditoriali che, nel corso dei diversi rinnovi contrattuali – l’ultimo è stato sottoscritto il 19 gennaio 2012 – hanno valorizzato, tra l’altro, politiche di attenzione alle donne attraverso, ad esempio, il ricorso a forme di flessibilità di orario che hanno consentito alle risorse femminili di poter gestire il tempo di lavoro, compatibilmente con quello dedicato agli altri impegni della vita quotidiana.
L'ABI affronta il tema del talento femminile come un driver per far emergere professionalità di livello ed eliminare ostacoli alla piena inclusione, superando logiche assistenziali e prescrittive, per realizzare un sistema che sia basato sulla parità sostanziale. In tale contesto l'ABI, anche attraverso i successivi rinnovi del contratto collettivo, ha favorito la presenza delle donne al lavoro, il miglioramento dei percorsi di carriera, i sistemi per conciliare tempo di lavoro e tempo dedicato alla famiglia. Il raggiungimento della parità sostanziale passa anche attraverso un sistema consolidato di conciliazione dei tempi di vita e lavoro che, a sua volta, richiede il coinvolgimento di tutti gli attori sociali, così come indicato nell’Avviso comune, sottoscritto, anche dall'ABI il 7 marzo 2011.
Le banche, già prima della sottoscrizione dell’Avviso comune, risultavano in posizione di avanguardia sul tema della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, poiché, a livello contrattuale, da almeno dieci anni sono stati attivati strumenti di flessibilità, quali ad esempio la banca ore. Ed il nuovo contratto prevede una Commissione paritetica sindacale chiamata ad occuparsi di temi relativi alla valorizzazione del lavoro femminile, quali appunto le pari opportunità e la conciliazione dei tempi di vita e lavoro.

Una crescita significativa

Tutte queste misure hanno favorito e incrementato il livello di presenza delle donne in banca, che dal 1997, è cresciuta di 12 punti percentuali, confermando il processo di “femminilizzazione” delle imprese di credito italiane. Sono inoltre in significativo aumento le donne che lavorano nelle banche italiane e che occupano posizioni di rilievo.
E l’ultimo rinnovo contrattuale, avvenuto in un contesto straordinario caratterizzato dalla crisi economica, ha ulteriormente irrobustito i presidi posti a tutela delle lavoratrici principalmente tenendo conto:
  • dal lato delle dipendenti, dell’importanza di agevolare le imprese bancarie nell’assunzione di donne in “aree svantaggiate”, come prevede il Fondo per l’occupazione,
  • dal lato delle consumatrici, della necessità di favorire un più agevole accesso ai servizi bancari, adeguando gli orari di sportello ai mutati tempi della città, con una maggiore attenzione, dunque, alla clientela.
  • Il Convegno ha costituito un'iniziativa di confronto utile a ribadire l’impegno del sistema del credito che ha creduto, e crede, nello sviluppo dell’economia del Paese attraverso una più massiccia presenza delle donne in un settore tradizionalmente considerato “maschile”.

    La ripresa economica e il ruolo delle donne

    La ripresa del Paese, anche in termini di occupazione femminile, deve necessariamente essere realizzata attraverso riforme strutturali. In questa prospettiva di rilancio della produttività del Paese vanno richiamati gli obiettivi che l’Italia ha condiviso, a livello europeo, con la strategia Europa 2020, vale a dire l’impegno di creare un’economia “in grado di crescere più velocemente e in modo duraturo e di generare elevati livelli di occupazione e progresso sociale”.
    Nell’ambito dei Paesi europei, l’Italia presenta alcune peculiarità che rendono ancora più ardue le sfide verso la ripresa: il nostro, infatti, è il Paese “più anziano” del mondo, e questa circostanza richiede, ai fini del recupero di competitività del Paese, nel contesto produttivo internazionale e comunitario, di affrontare con determinazione una prospettiva in cui si lavori di più e più a lungo.
    Occorre recuperare l’occupazione femminile – e quella giovanile – specie nelle aree del Mezzogiorno; occorre assecondare i fattori di cambiamento del mercato del lavoro accompagnando i mutamenti delle strutture economiche e produttive che, nel sistema bancario, stanno portando ad uno spostamento delle risorse dalle tradizionali attività di sportello a quelle di rete.
    Occorre anche interrompere il circolo per cui sono sempre più numerosi nel nostro Paese i giovani – in particolare, le giovani donne – che non cercano un’occupazione, perché ritengono di non aver sufficienti probabilità di trovarla.
    Bisogna, in sostanza, recuperare il divario con gli altri Paesi e affrontare l’inclusione delle donne nel mercato del lavoro, valorizzandone le competenze, recuperando un’area di produttività e di talento che può fare davvero la differenza nel riposizionamento della nostra economia nel contesto internazionale.
    Il tema su cui si è sviluppato un significativo dibattito nel corso del Convegno ha riguardato una questione centrale: quale ruolo ricoprono le donne nel processo di crescita e di innovazione che dovrà condurre l’Italia e l’Europa al di fuori della crisi e quali possono essere le potenzialità di una leadership al femminile nel rilancio dell’economia globale?

    La crisi trampolino per il rinnovamento

    Anzitutto, occorre osservare come, da un punto di vista macroeconomico, stiamo assistendo ad un processo globale di rallentamento della crescita, che sta interessando non soltanto le vecchie economie, ma anche le economie dei Paesi emergenti e dunque l’Asia e l’America Latina.
    I segnali di ripresa sono lenti, e per le banche italiane questi risultano ulteriormente appesantiti dalle recenti riforme regolamentari di settore e dalla necessità di rafforzamento patrimoniale imposto dalle Autorità Europee, oltre ad un costo del lavoro tra i più alti in Europa.
    In questo contesto si inserisce il problema, che tutti i Paesi dell’Unione Europea stanno affrontando (anche attraverso misure ad hoc) che riguarda alcune fasce deboli del tessuto produttivo, vale a dire i giovani, gli anziani, le donne, tenendo conto di uno scenario di crisi e, dunque, di grande cambiamento.
    Come insegna la storia economica, i periodi di crisi sono generalmente un’opportunità per significativi cambiamenti culturali e sociali e, in questa fase peculiare, possono costituire un rinnovato spazio per “lanciare” la leadership femminile secondo nuovi target e anche attraverso un rinnovato valore economico. Da parte di Governi, istituzioni e imprese si sta infatti facendo strada il convincimento che la valorizzazione del potenziale femminile potrebbe contribuire a recuperare punti di Pil che sono stati persi anche a causa di una non completa inclusione delle donne nel mercato economico globale.
    Nonostante nel settore bancario molto si stia facendo, attraverso iniziative concrete, per migliorare la condizione delle donne in banca e favorire il loro accesso al lavoro – e con risultati significativamente positivi – non si può negare come le donne incontrino sulla loro strada ancora numerosi ostacoli.
    Anche a livello europeo esistono significative differenze in termini di incidenza di personale femminile, più marcata nei Paesi nordici, nei quali le strutture sociali a sostegno della maternità e della famiglia consentono alle donne una maggiore presenza nel mercato del lavoro. A ciò si aggiungono ragioni di natura culturale che non delegano alla sola donna la cura dei figli e della famiglia, ma vedono entrambi i sessi ugualmente coinvolti in tali attività.
    In ambito comunitario è dunque evidente la necessità di un migliore equilibrio tra uomo e donna nel mercato del lavoro, con un impegno da parte delle istituzioni e delle imprese volto a definire percorsi condivisi per colmare il divario tuttora esistente tra le diverse anime che compongono l’Europa.

    Quali leve per il cambiamento

    Nel tracciare le conclusioni delle due giornate dei lavori del Convegno, Giancarlo Durante, Direttore Centrale ABI, Responsabile della Direzione Sindacale e del lavoro, ha ripreso le fila del tema trattato partendo dalla matrice culturale. L’analisi della questione dell’inclusione delle donne nel mercato del lavoro ha fatto rilevare la permanenza di significativi gap culturali alla cui rimozione devono concorrere tutti gli attori sociali.
    Durante ha citato l’OCSE che, nel Rapporto su “Gender Equality in Education, Employment and Enterpreneurship” presentato a Maggio 2012 afferma che “gender equality is not just about economic empowerment. It is a moral imperative, it is about fairness and equity, and includes many political, social and cultural dimensions. Gender equality, however, is also a key factor in self-reported well-being and across the world”.
    Ci sono alcuni drivers principali su cui bisogna iniziare ad impegnarsi concretamente, che sono emersi nel corso dei lavori, e che costituiranno il filo di continuità con iniziative che saranno portate avanti nelle prossime occasioni di confronto ABI.
  • Occupazione e sviluppo. Esiste un ritardo dell’Italia rispetto agli altri Paesi Europei in termini di occupazione femminile, sebbene il trend relativo al settore del credito faccia ipotizzare per il futuro prossimo un’equivalenza di uomini e donne nel mondo bancario. Il rilancio dell’impiego femminile costituisce una opportunità di sviluppo per l’Italia, come dimostrano i dati sull’imprenditoria femminile, che rappresenta il segmento più rilevante in ambito comunitario.
  • Pari opportunità e integrazione della diversità. I principali drivers sono costituiti dalle azioni positive relative all’integrazione della diversità sulla produttività aziendale; alla messa a punto di adeguati sistemi di formazione e di policy aziendale. Occorre favorire un reale processo di sensibilizzazione che coinvolga tutte le forze interessate a livello pubblico e privato, con l’obiettivo di rendere il mercato del lavoro più inclusivo, favorendo azioni concrete di sostegno alle donne.
  • Work life balance. Uno degli elementi di maggiore freno allo sviluppo di carriera delle donne è costituito dal tempo dedicato alla cura dei familiari. È dunque imprescindibile un intervento normativo che favorisca – anche attraverso misure agevolative – quelle aziende che mettano in atto politiche di incentivazione del lavoro femminile, adottando buone pratiche di welfare e di work life balance.
  • Leaderhisp al femminile. Le potenzialità femminili a dare un contributo di leadership, specie in tempi di crisi, poggiano sul senso del maggiore equilibrio che le donne manifestano nella gestione del potere e sulla maggiore capacità di elaborare e mantenere unito un gruppo. Il limite è costituito da fattori di autocensura, che impediscono alle donne di candidarsi a posizioni di responsabilità nell’ambito delle aziende.
  • Donne, servizi finanziari ed imprenditoria femminile. Il rapporto fra le donne e le banche si è notevolmente modificato con le ultime generazioni, soprattutto in relazione alla crescente autonomia economica delle donne. Occorre tuttavia ulteriormente colmare il divario di approccio verso la tecnologia, in quanto questo potrebbe costituire per le donne anche una ottimizzazione dei propri tempi di vita, specie nelle relazioni con la banca (internet banking).
  • In conclusione, le riflessioni maturate nel corso del Convegno hanno costituito un punto di avvio di un dibattito su cui costruire il percorso futuro, in termini di iniziative concrete, delle istituzioni e delle aziende, per contribuire al miglioramento della condizione delle donne nel mercato del lavoro e, più in generale, al benessere del Paese.
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