L'Industrial Internet of Things conquista Davos
di Mattia, Schieppati
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26 Gennaio 2015
L'IIoT potrebbe generare entro il 2030 uno sviluppo industriale da 14.200 miliardi di dollari, ma ad oggi solo il 7% delle aziende e dei sistemi-paese ha sviluppato una strategia. Al World Economic Forum un report di Accenture lancia la sfida, analizzando i benefici paese per paese. E l'Italia ...
In occasione dell'annuale appuntamento del World Economic Forum che si è tenuto la scorsa settimana a Davos, in Svizzera, Accenture ha presentato un
report di approfondimento che dimostra come le applicazioni industriali dell’Internet of Things rappresentino le aree più promettenti per lo sviluppo dell’economia globale, con un potenziale impatto a livello mondiale di 14.200 miliardi di dollari sui settori produttivi entro il 2030. Non più solo gingilli per appassionati di tecnologia o applicazioni per rendere più pratica (e magari divertente) la vita dei singoli: un sistema industriale basato sui nuovi servizi digitali, insieme a modelli aziendali incentrati su dispositivi e macchine intelligenti connesse, potrebbe portare a un incremento importante della produzione mondiale e generare quindi sviluppo economico.
Le aspettative dei Ceo sull'IIoT (Fonte: Accenture)
L'indagine, dal titolo
Winning with the Industrial Internet of Things (
scarica l'allegato) parte da una domanda dura ma necessaria posta ai diversi Ceo e decision maker presenti al Forum: di fronte a questa opportunità,
quanto sono preparate le vostre aziende? Secondo quanto emerge dalle analisi di Accenture, infatti, solo il
7% delle aziende (e dei sistemi Paese) ha sviluppato una strategia completa con i relativi investimenti. Fra gli elementi che costituiscono ancora un ostacolo, a livello globale, c’è la
mancanza di adeguate conoscenze digitali e la tendenza a strutturare modelli di business che guardano a questo settore semplicemente come un modo per migliorare la propria efficienza e sottovalutando «il valore che i dati hanno nel creare nuovi mercati e flussi di ricavi», ha detto Paul Daugherty, chief technology officer di Accenture.
Per ogni Paese, una diversa ricetta di costi e benefici
L’indagine evidenzia come gli Usa, se investissero il 50% in più in tecnologie IIoT, potrebbero aumentare il proprio Pil di 7.100 miliardi di dollari arrivando a una crescita del 2,3% superiore rispetto al dato di crescita atteso. Anche la Germania vedrebbe aumentare il proprio Pil di 700 miliardi di dollari con una crescita dell’1,7%, mentre il Regno Unito lo potrebbe aumentare dell’1,8%. E anche per l’Italia, pur in ritardo rispetto ai Paesi più predisposti a cogliere le potenzialità dell’IIoT, se realizzassero investimenti aggiuntivi in questo settore, la crescita aumenterebbe di 197 miliardi di dollari, pari appunto a un +1,1% del Pil. La Cina, poi, sarebbe uno dei Paesi che maggiormente potrebbe trarre vantaggi: investendo nell’IIoT potrebbe ottenere una crescita del Pil dell’1,3% superiore rispetto alle previsioni. .
Accenture analizza anche i diversi sistemi Paese, dando le pagelle: Usa, Svizzera, Scandinavia e Paesi Bassi risultano essere le nazioni più evolute, che mostrano già le condizioni per sostenere una rapida adozione dell’IIoT, mentre Spagna, Italia, Russia, India e Brasile restano i Paesi con le condizioni più limitate.
In cosa investire?
La ricerca ha infine individuato tre aree in cui le aziende dovrebbero investire per aumentare l’adozione dell’IioT:
riprogettare le proprie strutture organizzative, partnership e attività. Il report fa l’esempio delle società agrochimiche, che dovranno collaborare con i fornitori di software, di dati climatici e con gli operatori dei satelliti per migliorare la resa dei raccolti in determinate aree e condizioni geografiche;
creare ambienti di lavoro decentralizzati in grado di supportare nel modo migliore i processi decisionali dei lavoratori a stretto contatto con la clientela e la collaborazione con le società partner;
adottare standard di interoperabilità e sicurezza che supportino la condivisione riservata dei dati tra le società e la crescente fruizione di servizi “pay per use”.