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25 Aprile 2024 / 07:22
La banca? Deve diffondere la cultura dell'e-commerce

 
Fintech

La banca? Deve diffondere la cultura dell'e-commerce

di Mattia Schieppati - 14 Maggio 2013
Da Banca Sella uno stimolo per accompagnare le aziende sui canali di vendita online. Un business che cresce del 20% all'anno
Tre diversi profili d'impresa con tre diversi tipi di offerta di servizi (Starter, Professional e Unlimited) per «consentire a ciascun imprenditore o esercente di avere esattamente il tipo di servizio di cui ha bisogno, in modo chiaro: è fondamentale questo in particolare per chi si approccia per la prima volta agli strumenti e-commerce», spiega Alberto Bordiga, vice responsabile dei sistemi di pagamento del Gruppo Banca Sella e direttore generale di Easy Nolo, la società del Gruppo specializzata nel settore e-commerce. È la nuova proposta, appena presentata, messa sul piatto per la clientela business da GestPay, la piattaforma di pagamento dedicata all'e-commerce professionale di Banca Sella, che costituisce un passo avanti decisivo nella strategia di attenzione e servizio che una banca può offrire per accompagnare le imprese nell'Eldorado del commercio elettronico (l'offerta completa su www.gestpay.it).
I dati di scenario più recenti, quelli resi noti dalla ricerca E-commerce in Italia 2013 – I trend dell’e-commerce e le opportunità del mobile, presentata alla fine di aprile da Casaleggio Associati, e che Bordiga conferma, parlano chiaro: l’e-commerce italiana viaggia ormai con una crescita del 20% anno su anno e a fine 2012 il mercato complessivamente ha superato il valore di 21 miliardi di euro. Un trend positivo che entra in contrasto forte con la grave crisi economica, come conferma il dato del fatturato prodotto sui mercati internazionali, da parte delle nostre aziende, che si attesta al 27% nel 2012. Più in generale, i settori che registrano, a livello aggregato, il fatturato maggiore sono: il Tempo Libero, che rappresenta il 57% del mercato e il Turismo (24%), le Assicurazioni (6%), l’Elettronica di consumo (5%) e l’Editoria (3%).

Dottor Bordiga, con questa offerta di servizi così personalizzati Banca Sella assume un ruolo proattivo nello sviluppo dell'e-commerce italiano. Perché questa scelta?

La nostra attività nel campo dell'e-commerce è iniziata nel 1997 e il nostro obiettivo allora era semplice: essere un buon fornitore di servizi; ovvero la nostra competenza e attività entrava in campo quando, al termine di tutto il processo, si arrivava alla fase del pagamento elettronico, ci limitavamo ad aggiungere quel mattoncino a tutta la catena. Col tempo, è maturata la presa di coscienza - e sono i dati stessi della crescita dell'e-commerce a rendere imprescindibile questa considerazione - che non bastava più essere un fornitore in qualche modo passivo di un servizio, ma dovevamo e potevamo diventare dei "divulgatori" in quest'ambito.

Cosa significa essere divulgatori?

Significa portare al mercato, in maniera permanente, quello che sta accadendo su questo fronte a livello mondiale. Capire noi stessi e contemporaneamente far capire alle aziende, che in questo tipo di competizione che è, ripeto, globale, possiamo crescere insieme. E da parte nostra come banca dobbiamo saper essere al meglio in questo mercato e fare da stimolo. Perché l'alternativa è semplice: se non si presidia in modo lungimirante e competente questo mercato, il destino prossimo è uscire dal mercato. Perché il mondo sta andando in quella direzione e a livello mondiale ci sono realtà che in questo mercato si stanno muovendo tanto e bene. O accettiamo la sfida o accettiamo la sfida. Non farlo significherebbe scegliere di fare come chi a inizio Novecento, quando ha iniziato a diffondersi l'energia elettrica, ha continuato a produrre candele di cera.

Ma le aziende italiane a che punto sono? Sono abbastanza alfabetizzate sull'e-commerce?

In questo, il mondo produttivo italiano vive un paradosso. Perché l'Italia è, tradizionalmente, un paese esportatore. Eppure, nella bilancia commerciale dell'e-commerce, risultiamo ancora più importatori che esportatori. Questo non ha senso, va contro le nostre radici.

Cosa fate voi e cosa può fare più in generale una banca per ribaltare questa situazione?

Quello che noi abbiamo fatto è facilitare il più possibile l'accessibilità e l'usabilità degli strumenti. Per esempio, mettendo a disposizione delle imprese e degli esercenti il maggior numero di sistemi di pagamento possibili, dai circuiti classici a PayPal, che abbiamo reso disponibile dal 2009, fino all'ultimo MyBank, che è operativo con noi dal marzo 2013, che è un sistema paneuropeo e consente i pagamenti con bonifico, il che facilita i compratori sprovvisti di carta di credito, o che fanno acquisti per importi alti, che la carta di credito non copre. O consente, per esempio, di commerciare con paesi - penso all'Europa centrale - dove in bonifico è ancora preferito alla carta di credito. Dare tutta questa offerta significa abbattere quelli che possono essere i vincoli per gli esercenti, e garantire un'esperienza di acquisto sempre più facile e immediata, il famoso "acquisto con un click" che incentiva di molto l'e-commerce.

E le aziende vi seguono?

La crisi spinge le aziende ad avere obiettivi sempre più stringenti. E, visti i dati di crescita, rivolgersi all'e-commerce è una necessità. La cosa interessante che notiamo è che questa presa di coscienza nel tessuto imprenditoriale è sempre più diffusa. C'è chi infatti sta strutturando la propria azienda per competere in questo settore, portandosi in casa competenze, e chi invece - e mi pare la strada più interessante - sa di non avere le competenze necessarie e si affida a fornitori bravi in questo campo. I brand della moda sono un esempio, in questo. Quasi tutti dicono: io sono bravo a fare abiti e li faccio al meglio. Poi, per innescare il mio e-commerce, mi affido a chi sa operare al meglio in questo campo.

L'altro dato in forte crescita è quello relativo alla diffusione del mobile. Come si lega questo alla crescita dell'e-commerce?

Per una qualsiasi realtà pensare oggi di avviare il proprio canale e-commerce senza prevedere sistemi di mobile commerce equivale a un suicidio. Stesso discorso per la necessità di investire su sistemi di mobile payment. In entrambi i casi, significa sposare il concetto di "comodità", che è quello che l'utente-cliente oggi chiede, e che l'impresa-venditore non può non dare. Certo, lo sviluppo del mobile commerce resta per ora legato all'ambito business-to-consumer. Portare su mobile i processi business-to-business richiederà ancora un po' di tempo...
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