Sblocca Italia, la banda larga di Renzi
di Mattia Schieppati
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8 Settembre 2014
Il decreto che dovrebbe ridare ossigeno all'economia prevede sgravi fiscali per la diffusione della banda larga e l'istituzione del catasto delle reti
Nonostante date e scadenze dell'Agenda Digitale siano ormai saltate, e la riduzione del gap tecnologico-strutturale italiano rispetto all'Europa sia in ritardo sul cronoprogramma stabilito tre anni fa, qualcosa forse si muove. Tra le slide presentate dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi nell'illustrare i provvedimenti del cosiddetto decreto "Sblocca Italia" (tecnicamente, il decreto legge "contenente misure urgenti per l'apertura dei cantieri, la realizzazione delle opere pubbliche, la digitalizzazione del Paese, la semplificazione burocratica, l'emergenza del dissesto idrogeologico e per la ripresa delle attività produttive", di cui manca però ancora un testo definitivo e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale), è importante il passaggio che riguarda gli incentivi per la diffusione della banda larga.
Il decreto interviene, in particolare, sulla tassazione che grava sugli operatori del settore, prevedendo «un credito d'imposta in misura del 30% del costo dell'investimento a valere sull'Ires e sull'Irap complessivamente dovute dall'impresa che realizza l'intervento infrastrutturale sulla rete fissa e mobile, su impianti wireless e via satellite. Sempre a condizione che questi soddisfino gli obiettivi dell'Agenda digitale», ha spiegato il Premier. Inoltre, il decreto costituisce uno sportello unico per i permessi agli operatori che fanno interventi per la banda ultra larga: ciò significa che è stata snellita la burocrazia a loro carico (ed eliminato il dubbio circa il soggetto pubblico da interpellare), prevedendo la possibilità di inviare comunicazione direttamente al Ministero dello Sviluppo Economico, che poi dovrà provvedere entro tre giorni a inoltrarla alle amministrazioni locali competenti.
Sotto quale formula rientrano gli investimenti che andranno in questa direzione? Secondo l'art. 7 del decreto, «le infrastrutture di reti pubbliche di comunicazione e le opere di infrastrutturazione per la realizzazione delle reti di comunicazione elettronica ad alta velocità in fibra ottica in grado di fornire servizi di accesso a banda ultra larga effettuate anche all'interno degli edifici sono ad ogni effetto considerate opere di urbanizzazione primaria».
Non solo. L'articolo 6 del decreto prevede che il Ministero dello sviluppo economico, entro e non oltre 90 giorni dalla data di entrata in vigore della normativa, stabilisca le regole tecniche per la definizione del contenuto del Sistema informativo nazionale delle infrastrutture: si tratta del "catasto delle reti" che già Renzi aveva anticipato (e poi tenuto nel cassetto) con il decreto "Destinazione Italia". Di che cosa si tratta? Di un database che conterrà i dati relativi alle reti di accesso, con lo scopo di migliorare la destinazione dei finanziamenti in infrastrutture e colmare così il digital divide; il catasto delle reti dovrà inoltre prevedere le regole per il loro successivo aggiornamento, lo scambio e la pubblicità dei dati territoriali detenuti dalle singole amministrazioni competenti e dagli altri soggetti pubblici o privati titolari o gestori di infrastrutture.