Diritto all'oblio: Google dà i numeri
di Mattia Schieppati
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13 Ottobre 2014
Nel Rapporto sulla trasparenza 2014 dell'azienda di Mountain View i primi dati sull'applicazione della sentenza emessa dalla Corte di giustizia europea. Sono 146.357 le richieste presentate, accolte per il 41,8% dei casi
Dopo tanto can can, appelli politici e giudiziari che hanno accompagnato l'ufficializzazione dell'obbligo, per gli operatori della rete, di garantire il diritto all'oblio degli utenti (ovvero a rimuovere, sotto richiesta motivata, contenuti che ciascun cittadino può riterenere lesivi della propria persona), ecco una prima quantificazione di quanto i cittadini europei abbiano fatto ricorso a questa opportunità sulla base della sentenza emessa nel maggio scorso dalla Corte di Giustizia dell'Unione Europea (
ne avevamo parlato qui).
A fornire un primo report sulla questione è stata Google, che nel suo annuale Rapporto sulla trasparenza ha dato conto anche delle richieste di rimozione pervenute e proposto un'analisi a campione dei casi più significativi, le questioni ricorrenti e gli strumenti da cui proviene la maggior parte di contenuti che gli utenti chiedono poi di rimuovere. Una presentazione ancora incompleta (
clicca qui), che però fornisce alcuni spunti di riflessione interessanti.
In quattro mesi, i moduli online di rimozione di contenuti che gli utenti europei hanno compilato sono stati 146.357 e in seguito a queste richieste Google ha analizzato un totale di 498.737 Url. La richiesta è andata complessivamente a buon fine nel 41,8% dei casi, mentre è stata respinta per il restante 58,2%. Meno "efficaci" le richieste italiane, che hanno dimostrato di avere i presupposti e i criteri necessari all'eliminazione del contenuto solo nel 24,2% dei casi, circa la metà della media europea. In totale, gli utenti italiani hanno inviato 11.496 richieste, per un totale di 39.589 link messi sotto indagine.
Interessante lo spaccato che mostra la provenienza dei link rimossi. Per la maggior parte dei casi, si tratta di link che conducono a pagine Facebook (3.352 casi), mentre gli altri siti su cui è stato necessario il maggior intervento sono nell'ordine: Profile Engine (3.289), YouTube (2.392), Badoo (2.198), Google Gruppi (1.945), Yasni Germania (1.559), Wherevent (1.511), Yasni Francia (1.298) e Yatedo (1.174).
Per chiarire anche le tipologie di casistiche che quotidianamente l'azienda di Mountain View si trova ad affrontare, il report presenta anche alcuni casi concreti di richiesta e indica se rispetto a quel caso la richiesta è stata accolta o respinta. Un vademecum utile per far comprendere immediatamente agli utenti in quali casi scatta il dovere di legge di rispetto del diritto all'oblio e quando invece ci si può anche risparmiare la fatica di compilare il modulo e inoltrare la richiesta.