Spot pubblicitari? Nei video su Facebook

Ebbene sì: a partire dall'autunno anche mentre guarderete il video "incredibile" della vecchietta che malmena uno sprovveduto scippatore, o del cagnolino che fa le coccole al bebé di vostro cugino, a un certo punto la visione potrà essere interrotta da un video pubblicitario di pochi secondi.

Pochi secondi che segnano, però, una mossa decisa della creature di Zuckerberg in quel grande palinsesto di contenuti da colonizzare che è diventata la rete e i social network in particolare.

Come infatti riporta il Wall Street Journal, Facebook - forte della sua "audience" di 1 miliardo e 300 milioni di utenti - starebbe per entrare nel mercato dei video Adv, un segmento in crescita esponenziale che già Google ha cominciato a presidiare in maniera scientifica. Chiare le regole d'ingaggio con i produttori di contenuti: il social network terrà per sé il 45% dei ricavi pubblicitari, mentre il 55% verrà diviso con gli editori dei contenuti all'interno dei quali verranno piazzati gli spot.

Cambierà anche la modalità di proposta dei contenuti. Dopo che l'utente guarda un video, il social gli mostrerà filmati aggiuntivi che possano interessarlo, inframmezzati da video pubblicitari. Un portavoce ha spiegato che Facebook non ha ancora deciso come organizzare l'offerta pubblicitaria ma le prime reazioni degli inserzionisti sono state positive, in particolare interessati al fatto che gli spot finiscano dentro video potenzialmente di qualità e non in messaggi o fuori da contesto nel News Feed.

La scelta di misurare e dividere le revenue degli spot pubblicitari posti all'interno di contenuti prodotti da terzi è una mossa che previene tutta la polemica (e le cause legali) che invece ha dovuto affrontare Google e la sua controllata, YouTube, e che ancora pende sulla testa del motore di ricerca. Ed è un modo per strizzare l'occhio agli editori, che nel nuovo scenario di potentissimi motori tecnologici capaci di macinare milioni di contatti al giorno, vengono riscoperti come "leva" fondamentale del sistema, ovvero coloro che riempiono la rete di tutte quelle cose che attraggono gli utenti e gli fanno spendere ore e ore online: testi, immagini e soprattutto video. L'editoria, insomma, non è morta, deve solo imparare a stare al passo con i nuovi media. E, a furia di pochi centesimi incassati con ogni spot, potrebbe a breve anche rivelarsi un business dai ricavi interessanti.