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28 Marzo 2024 / 13:17
Il pensiero computazionale rafforza la sicurezza informatica

 
Sicurezza

Il pensiero computazionale rafforza la sicurezza informatica

di Isabella Corradini - 13 Novembre 2015
Partire dalla conoscenza dei fenomeni e dalla consapevolezza dei rischi, ma soprattutto prevenire e proteggere, pensando al contenimento del danno e alla correzione dell'errore
Nell'attuare una prevenzione efficace contro le minacce cibernetiche un ruolo importante è rivestito dallo sviluppo della cultura della sicurezza informatica. Come si legge anche nel Piano Nazionale per la protezione cibernetica e la sicurezza informatica, tra gli indirizzi operativi si annoverano infatti la promozione e la diffusione della cultura della sicurezza informatica a un pubblico ampio, non fatto solo di specialisti.
La cultura della sicurezza informatica ...
Cultura della sicurezza (in questo caso informatica) significa innanzitutto conoscenza dei fenomeni, in modo da sviluppare un'adeguata percezione dei rischi e una presa di consapevolezza dell'uso appropriato degli strumenti che si hanno a disposizione. Raggiungere tale obiettivo richiede un investimento economico, ma anche di tempo, dal momento che questi processi producono risultati a medio-lungo termine: per arrivare alla consapevolezza (la cosiddetta awareness), infatti, è necessario interiorizzare, e dunque far propri, concetti e comportamenti. Allo scopo sono certamente utili campagne di sensibilizzazione e attività di informazione, formazione e addestramento, da realizzarsi con specifiche metodologiche didattiche.
... parte dalla cultura informatica
La cultura della sicurezza informatica dovrebbe però prevedere anche un altro livello di intervento, ovvero quello finalizzato a recuperare il valore educativo dell'utilizzo dell'informatica, evitando di soffermarsi solo sui suoi aspetti più "oscuri". E' vero che da qualche tempo fenomeni conosciuti come bullismo o stalking hanno acquisito nuove modalità di espressione grazie agli strumenti informatici, trasformandosi in cyberbullismo o cyberstalking. Ma non è per "colpa" delle tecnologie. Certo, queste alimentano le opportunità, alterano la percezione di gravità delle proprie condotte e di quelle altrui, definiscono delle vere e proprie tendenze; ma, in fin dei conti, è l'azione umana a fare la differenza. Siamo in un vortice di innovazioni tecnologiche e abitudini dalle quali non possiamo fuggire, né fuggendo risolveremmo il problema. Lo negheremmo solo. Si dice che occorre imparare ad usare le tecnologie in modo consapevole. Ma per far questo occorre anche ripartire dal significato positivo del loro uso.
Una vera cultura della sicurezza informatica deve dunque partire da una cultura dell'informatica. Questo vale per tutte le fasce generazionali, anche se, ovviamente, partire dai più piccoli è il modo più strategico per rendere fisiologico e naturale l'uso consapevole degli strumenti informatici. Se, infatti, si vogliono rafforzare abilità e competenze di natura tecnica per progettare e innovare, anche nella sicurezza, occorre interiorizzare i corretti principi scientifici che ne sono alla base sviluppando il pensiero computazionale (computational thinking), ovvero quelle competenze logiche e di risoluzione dei problemi (problem solving) importanti per tutti, e non solo per gli specialisti dell'informatica e della sicurezza.
Il supporto del pensiero computazionale
Come scrive Jeannette Wing (https://www.cs.cmu.edu/~15110-s13/Wing06-ct.pdf) il pensiero computazionale significa anche "pensare in termini di prevenzione, protezione e recupero dagli scenari peggiori attraverso la ridondanza, il contenimento del danno e la correzione dell'errore".
Nell'ambito della scuola, un progetto innovativo sul pensiero computazionale è Programma il Futuro, attivato dal MIUR (Ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca) in collaborazione con il CINI – Consorzio Interuniversitario Nazionale per l'Informatica –  e che ha lo scopo di diffondere lo sviluppo del pensiero computazionale, attraverso la programmazione (coding) in un contesto di gioco.
Negli Usa la formazione all'informatica con questa modalità, avviata nel 2013, si è rivelata un'esperienza di successo con la partecipazione sinora di circa 100 milioni di studenti e insegnanti di tutto il mondo. L'Italia, al suo secondo anno di svolgimento del progetto, rappresenta uno dei primi Paesi al mondo a sperimentare l'introduzione strutturale nelle scuole dei concetti di base dell'informatica attraverso la programmazione (coding), usando strumenti di facile utilizzo e che non richiedono un'abilità avanzata nell'uso del computer.
La sicurezza dunque può prendere spunti anche da progetti educativi sul digitale. E se questo rinnovamento passa attraverso la cultura, essa può certamente coinvolgere milioni di persone, e non solo gli specialisti.
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