Boom dello streaming, ma solo se gratis
di Mattia Schieppati
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15 Gennaio 2016
Raddoppiato il consumo di musica e video online, ma gli alti costi frenano ancora la crescita degli abbonamenti. Le ricerca Nielsen sullo stato della musica ...
A tirare a fine anno le somme dello stato di salute della musica è il
Music Report di Nielsen, che conferma come le piattaforme di streaming siano ormai entrate nelle abitudini quotidiane degli utenti, a scapito dell'acquisto non solo dei cari vecchi cd, ma anche degli mp3 dei vari music store digitali. Nel 2015 i servizi di musica streaming hanno infatti registrato una crescita pari a 317 miliardi di canzoni scaricate, quasi il doppio rispetto ai 164 miliardi registrati nel 2014 (
qui si può scaricare il report completo).
Come riporta Prima Comunicazione, analizzando la ricerca, l'uso sempre più massiccio dello streaming inevitabilmente sta influenzando le vendite degli album, diminuite del 6% nel 2015. Un dato certamente negativo, ma che comunque segnala una lieve risalita risalita rispetto al 2014, in cui venne registrato un -11%. In aggiunta, nel 2015 sono cresciute le vendite di vinili, con un +30% che rappresenta il 9% delle vendite totali di album. Stessa sorte ache per le vendita di tracce digitali, in calo del 12,5% rispetto al 2014. Meno marcato il crollo delle vendite digitali di album, con ricavi in calo del 2,9% rispetto al 2014.
In crescita anche lo '
streaming equivalent': stando ai dati di
Billboard.com relativi al mercato Usa la crescita di canzoni ascoltate in streaming nel 2015 può essere tradotto in 211,5 milioni di equivalenti album (considerando una metodologia per la quale 1 album corrisponde a 1,5000 canzoni). Accanto alla musica, nel 2015 è cresciuto notevolmente anche lo streaming video, registrando la cifra di 172,4 miliardi di flussi streming, in crescita del 101,9% rispetto al 2014.
Numeri che non bastano, però, a far considerare le piattaforme di streaming - tra le più note Spotify, ma la ricerca ha analizzato anche AOL, Beats (ora di proprietà di Apple), Cricket, Google Play, Medianet, Rdio (ora acquisita da Pandora), Rhapsody, Slacker, Xbox Music, YouTube e Vevo - delle galline dalle uova d'oro: solo il 7% degli utenti decide di spendere per servizi di musica in streaming, sottoscrivendo degli abbonamenti.
Secondo il report la decisione di sottoscrivere o meno un abbonamento streaming dipende, sia in positivo che in negativo, dai costi. Per il 46% degli intervistati che decidono di non acquistarne è determinante poi il fatto di poter ascoltare musica gratuitamente e di non avere alcun beneficio spendendo di più. Una tendenza che non pare destinata a mutare nel breve: il 78% degli intervistati dichiara che sarà «improbabile» l'acquisto di servizi di streaming nei prossimi 6 mesi, contro un 9% incline alla sottoscrizione.