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29 Marzo 2024 / 02:31
Nuovi orizzonti per i Security Manager

 
Sicurezza

NUOVI ORIZZONTI PER I SECURITY MANAGER

di Flavio Padovan - 19 Marzo 2012
Il settore della sicurezza fisica sta cambiando molto rapidamente sotto la spinta di fattori tecnici ed economici. E anche la figura del security manager sta evolvendo e ha conquistato un nuovo peso all’interno delle banche. Bruno Fazzini, Presidente di CITEL, anticipa a Bancaforte alcune delle tesi del suo intervento a Banche e Sicurezza 2012

Citel partecipa alla sessione plenaria del convegno Banche e Sicurezza con un intervento sul tema della sicurezza integrata e dell’evoluzione professionale dei security manager in banca. Su quali aspetti volete richiamare l’attenzione del mercato?

La tesi di fondo è che i cambiamenti nel settore della sicurezza fisica, un tempo lenti e inavvertibili, negli ultimi anni hanno avuto un’accelerazione inconsueta grazie alla concomitanza di fattori tecnici ed economici. I primi sono riconducibili alla disponibilità nell’ultimo decennio di reti IP aperte, i secondi al deciso perseguimento dell’efficienza da parte delle banche per la necessità di tagliare i costi senza pregiudicare i risultati. La concomitanza di questi fattori ha innescato un interessante processo evolutivo, che si sta autoalimentando con investimenti finanziati da risorse liberate da risparmi sui costi di esercizio. Un meccanismo dove gli attori sono i manager della sicurezza fisica, i fornitori e gli uffici acquisti delle banche. Anche questi ultimi, perché la riduzione dei costi intelligente (quella senza effetti collaterali che vanificano i benefici) si ottiene solo con il concorso delle competenze e la sincronia di tutte le leve aziendali impiegate.

Quali sono stati i principali passaggi di questo cambiamento?

In estrema sintesi, posso dire che le reti IP hanno favorito la gestione centralizzata che ha generato un primo ritorno in efficienza. Ma poi la ricerca di un ulteriore guadagno di efficienza ha portato a impiegare Centrali di Allarme più ricche di funzionalità interattive rispetto al sistema centrale. L’affinamento di tale interazione ha quindi innescato un interesse a coinvolgere vari apparati della filiale bancaria impiegati nella gestione e protezione del contante e ogni altro dispositivo associabile a una interazione automatica locale. La centralizzazione è quindi diventata telegestione e le Centrali di Allarme sono diventate poten-zialmente delle Centrali di Gestione Eventi con esigenze di interattività verso apparati di fornitori diversi. Questa esigenza di interattività ha generato istanze di interoperabilità tra apparati di produttori diversi e, alla fine, ha permesso forme sempre più efficienti di integrazione locale e telegestione da centro.

Quali riflessi ha avuto tutto ciò sul ruolo e sulla professionalità del security manager della banca?

I security manager che hanno compreso, vissuto o comunque cavalcato l’evoluzione che ho descritto, hanno finalmente conseguito la possibilità di progettare soluzioni tecnico/organizzative con un cambiamento epocale rispetto al passato, quando potevano solo scegliere apparati indipendenti e non comunicanti oppure sistemi completi fatti di moduli comunicanti ma di un costruttore unico, da adottare, accettare e talvolta subire in toto. La progettazione liberalizzata delle soluzioni e della loro evoluzione nel tempo è una conquista per la banca utente sul piano del TCO, cioè sul costo totale di possesso. Ma è anche un’opportunità per il manager della sicurezza che potrà elaborare soluzioni di sicurezza in termini di obiettivi funzionali e risorse, mediando tra le varie istanze organizzative, marketing, sindacali, normative, grazie alla possibilità di adattamento di una sistemistica flessibile. Questa libertà di progettazione permette (ma anche esige) una crescita professionale, fatta di orizzonti allargati, di visioni sistemiche, di capacità di selezionare le istanze, di coniugare input e vincoli interni ed esterni, per imbastire e realizzare progetti sostenibili e durevoli.

Come rispondono i manager italiani della security bancaria a queste tendenze che sono positi-ve per la categoria, ma impegnative per i singoli?

Naturalmente in modo differenziato, ma sorprendentemente positivo. In questi ultimi anni siamo rimasti più volte sorpresi da quanto ricettivi siano stati molti dei nostri interlocutori rispetto alle nuove logiche di processo. E dalla relativa rapidità con cui si sono convertiti ad un approccio alla sicurezza assimilabile a quello di un processo produttivo informatizzabile.

Una reattività dovuta solo alle capacità dei singoli manager?

Soprattutto alle capacità potenziali individuali, che rimanevano inespresse finché il manager della sicurezza non coglieva la possibilità di cavalcare le recenti esigenze di efficienza e affrancarsi così dai retaggi e dai complessi del passato per porsi rispetto ai colleghi come un fornitore di servizi interni basati su processi progettati e gestiti con i moderni criteri gestionali. Ma è anche merito di un rapporto di interazione sinergica con quei fornitori disponibili a scambiare competenze tecnologiche contro ambienti reali per esperienze pilota. In tal senso Citel si ritiene da una parte debitrice dei suoi utenti, talvolta solo visionari ma stimolanti, talaltra essenziali e pragmatici. Mentre – a pareggiare il conto – Citel può essere stata decisiva per la crescita del peso professionale e della considerazione interna del manager della sicurezza grazie al buon fine di progetti di tutto rilievo tecnico e funzionale. Citel ha vissuto diversi casi di successo che varrebbe la pena far conoscere. Sarebbe la doverosa ”emersione” anche di un nuovo modello di manager della sicurezza fisica, che dovrebbe diventare un tema da studiare, dibattere e trasformare in un obiettivo di allargamento e perfezionamento. Valorizzando così una figura professionale con un nuovo peso attivo e non solo difensivo, associabile a meriti di efficienza, innovazione e vicinanza ai bisogni dei colleghi in prima linea. E’ proprio per attivare anche una prima e semplice consapevolezza in proposito che Citel ha deciso di intervenire alla sessione di apertura del Convegno Banche e Sicurezza 2012 ripromettendosi di citare espressamente i casi virtuosi dello scorso anno e far emergere le figure professionali decisive per il loro successo.
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