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19 Marzo 2024 / 05:50
Pagamenti internazionali, strategici per e-commerce e Made in Italy

 
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Pagamenti, strategici per e-commerce e Made in Italy

di Massimo Cerofolini - 20 Dicembre 2018
Tra i protagonisti del Salone 2018 Riccardo Costantino di Yoox Net-A-Porter, il colosso dell'e-commerce specializzato nel luxury fashion, con 4.700 dipendenti. Costantino parla di vendite transfrontaliere e pagamenti, che spesso si inceppano per diversi motivi, tra cui le frodi sospette. Come affrontare questo problema e con quali strumenti?
Ogni cinque ordini transfrontalieri, che arrivano fino al carrello della spesa online, uno va a vuoto. Per sospette frodi, ma anche per motivi tecnici, legislativi o di cattiva comunicazione tra i diversi operatori coinvolti. In ogni caso l’affare sfuma e la merce, anziché nelle mani del corriere, rimane sugli scaffali del magazzino. È un danno grave, pesante, quello che Riccardo Costantino, responsabile del team Payments di Ynap, ha raccontato al Salone dei Pagamenti 2018. Sebbene l’Italia rappresenti soltanto uno dei 184 mercati di questo colosso da 4.700 dipendenti nato nel 2015 dalla fusione di Yoox e Net-A-Porter, il sito fondato da Federico Marchetti è sempre un riferimento per le nostre esportazioni, soprattutto verso Paesi come la Cina, dove si registrano aumenti con percentuali a cifra doppia.
Per questo, nell’interesse prima di tutto del Made in Italy, è importante ridurre la frammentazione degli strumenti con cui si paga in rete, coordinare le svariate abitudini dei consumatori globali, introdurre servizi accessori anche di copertura assicurativa. Dopo aver fatto esperienza in diversi ambiti (Autogrill, Pwc, Qvc), Costantino guida ora la squadra che sviluppa e migliora l’esperienza di pagamento per i clienti del negozio elettronico. In collaborazione con Operation, Tecnologia, Customer Care e team internazionali, è lui l’uomo che progetta e integra nuove soluzioni e nuovi modelli su tutte le piattaforme Ynap. Lo abbiamo intervistato.

Sono circa due miliardi le persone che sul web fanno acquisti anche in Paesi diversi dalla loro residenza. La globalizzazione di domanda e offerta pone, però, nuove sfide tecnologiche agli operatori internazionali come voi. Qual è il difficoltà maggiore che avete davanti?

Il problema centrale è la capacità delle aziende italiane di vendere all’estero. Ogni vendita implica un pagamento. E se si inceppa il sistema, che coinvolge centinaia di Paesi con regole e usi differenti, si perdono opportunità preziose di crescita del business. Oggi purtroppo sui nostri siti il 20% degli ordini non vengono completati. Qualcosa all’ultimo istante impedisce che scatti il disco verde. E noi, di conseguenza, non possiamo far partire la spedizione. A pensarci è una perdita enorme. Su cui c’è molto lavoro da fare.

Da cosa nascono questi intoppi?

Troppo spesso non si arriva a completare l’autorizzazione in via definitiva, soprattutto con le carte di credito. Può succedere che le carte risultino scadute, ma anche che la banca estera di un Paese, ad esempio come la Corea, non riconosca il nome di un’azienda italiana o che ci siano comunque problemi di compatibilità tra normative e usanze nei diversi Stati coinvolti nella transazione.

Tra questi ordini che non vanno a buon fine ci sono sicuramente le frodi.

Anche. Il sistema può riconoscere un uso inappropriato della carta di credito e non permette di finalizzare l’acquisto. Come tutte le aziende che operano online, anche noi siamo oggetti di continui tentativi in questo senso.

Come state facendo per ovviare?

Abbiamo avviato una collaborazione con diversi partner tecnici. Loro sono fondamentali. Il nostro obiettivo è arrivare in una maggiore fiducia nelle transazioni in tutte le parti del mondo.

Dove registrate i problemi maggiori?

Diciamo che i Paesi in cui vendiamo di più sono America e Europa. Di conseguenza è lì che in proporzione si segnalano le criticità più frequenti sui pagamenti.

A quanto ammonta la perdita complessiva di questo mancato guadagno?

Non posso rivelare questi dati.

Può dirci però se in Italia, patria del fashion, la percentuale degli ordini che sfumano è maggiore o minore rispetto alla media mondiale?

Minore. Da noi per fortuna c’è una cultura degli acquisti online diversa, meno incline alle truffe rispetto ad altre realtà mondiali. Anche se per noi ogni mercato è estero e l’Italia è uno dei 184 Paesi in cui operiamo, il marchio Yoox, ora Ynap, è ancora percepito come italiano. Si tende a rispettarlo.

Non fate nulla per tentare di recuperare gli ordini che non si finalizzano, magari per un piccolo disguido? Neppure una e-mail per capire cosa succede?

No, la quantità dei casi è talmente elevata che sarebbe impossibile gestirli tutti con lo strumento delle e-mail
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