Pianificare ... è più importante!
di Igor, Lazzaroni
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1 Febbraio 2010
Una ricerca PattiChiari/Censis evidenza come, complice la crisi, il controllo e la gestione del bilancio familiare sia un’esigenza sempre più sentita, in particolare tra le fasce di reddito medio-alte. E come sia aumentato quindi il bisogno di educazione finanziaria
La famiglia è sempre stata uno degli elementi portanti nella struttura sociale del nostro Paese, sia in tempi di boom economico sia in tempi più recenti con scenari di segno opposto. Ed è proprio in questi momenti che la famiglia gioca un ruolo importante e si presenta come il vettore di riequilibrio e di spinta nei momenti di difficoltà sia sul piano affettivo sia su quello economico a cui si affidano i cittadini italiani.
Questa è la tendenza principale delineata dalla ricerca “Educare alla pianificazione finanziaria” condotta dalla Fondazione Censis per il Consorzio PattiChiari, una tendenza così largamente diffusa e radicata nella popolazione. Il controllo e la gestione del bilancio familiare sta diventando una parte fondamentale di una cultura finanziaria che è cresciuta nel tempo, come dimostrano i dati relativi all’uso della pianificazione finanziaria, adottata un tempo solo dal 38,3% degli italiani, e oggi da oltre il 63% della popolazione.
Famiglie più attente
La necessità di ricorrere alla pianificazione del bilancio familiare è un’esigenza avvertita soprattutto dalle coppie con più figli, che, oltre ad adottare comportamenti attivi in questo ambito (39,3% del campione) capaci di alleviare o contrastare le conseguenze negative della crisi, di fronte ad una congiuntura economica sfavorevole hanno abbandonato l’atteggiamento passivo del “non fare nulla” (dal 35,1% del passato al 6,2% degli intervistati di oggi). Dal punto di vista della distribuzione territoriale, le famiglie più attente alla pianificazione sono quelle residenti nelle regioni del Centro Italia (45,2%) e in quelle del Sud e Isole (42,5%).
La variabile di genere segnala una maggiore predisposizione delle donne nella pianificazione del bilancio familiare, un atteggiamento nella gestione delle risorse e nella pianificazione che conferma il ruolo di “manager familiare” ricoperto dalla figura femminile. La variabile territoriale evidenzia invece come il bisogno di pianificazione prevalga soprattutto nelle regioni del Nord Ovest (25,8%), mentre al Nord Est (45,2%) e al Sud (43,5%) si preferisca ridurre i consumi.
Differenze di reddito
I dati dimostrano che se in momenti di difficoltà congiunturali il 39,5% delle famiglie adotti comportamenti pro-attivi, che denotano una capacità di reazione e una volontà di pianificare in modo constante e strutturato le proprie risorse finanziarie, di contro il profilo socio-economico delle persone che pianificano costantemente il proprio bilancio familiare corrisponde a una fascia di reddito medio-alta (il 50% di chi dichiara tra i 2mila e i 4mila euro netti al mese) e con un elevato grado di istruzione (il 55,7% di chi possiede una laurea ricorre alla pianificazione del bilancio familiare).
A essere persuasi di non avere bisogno di nulla e di sapere già tutto ciò che serve sono soprattutto le persone con un livello d’istruzione medio-basso (nessuno o licenza elementare 25,5%; media inferiore 25,6%), mentre tra chi possiede un titolo di studio medio-alto aumenta, al contrario, la consapevolezza dell’importanza di un’adeguata competenza finanziaria.
Per le famiglie, quindi, l’educazione finanziaria sta diventando una leva importante per la salvaguardia delle proprie risorse economiche, così come una corretta pianificazione del bilancio domestico assume un ruolo indispensabile nell’ottica del controllo e del miglior utilizzo del proprio reddito. Appare quindi fondamentale il ruolo dell’educazione finanziaria, poiché sta crescendo la necessità di una pianificazione della propria vita economica più consapevole.
Situazione immobile?
Significativa poi la percezione dell’andamento generale della vita per gli italiani, che, rispetto agli ultimi sei mesi, ritengono che, nell’ambito della propria famiglia, le cose siano rimaste invariate per il 62,2% del campione, migliorate per il 5% e peggiorate per il 32,8%. Al di fuori della famiglia, sale invece la percezione di peggioramento riguardo all’andamento generale della vita: se si considera l’ambito regionale negli ultimi sei mesi, le cose sono peggiorate per il 64,7% degli intervistati, rimaste invariate per il 31,1% e migliorate per il 4,2%. In ambito nazionale, infine, il
dato negativo è il più elevato: il 71,1% del campionepensa che per l’Italia le cose negli ultimi sei mesi siano peggiorate, il 24,2% ritiene siano rimaste uguali, mentre il 4,7% percepisce un miglioramento.
Le spese per i consumi del proprio nucleo familiare si mantengono sostanzialmente stabili per il 44,2% degli intervistati, in aumento per 30,1% e in diminuzione per il 25,7%. Mentre diminuisce la capacità delle famiglie di accantonare quote di reddito per il futuro. Se per il 6,1% degli intervistati il risparmio aumenta, per il 60,6% diminuisce, mentre rimane invariato per il restante 33,3%.
La crisi sta facendo crescere una generazione di persone più attente e capaci di reagire. Mentre in passato di fronte a situazioni di incertezza economica chi non faceva nulla in particolare era pari al 34,7%, attualmente questa componente di passivi è scesa al 9%. Oggi le persone interpellate sembrano aver maturato una capacità maggiore nella progettualità e nella gestione delle proprie risorse, a differenza del passato, quando a prevalere erano atteggiamenti inermi di chi non faceva nulla di particolare (34,7%), o al massimo di tipo difensivo come tagliare i consumi (23,7%) o risparmiare di più (19,7%).