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28 Marzo 2024 / 10:25
Remote banking sicuro anche su tablet e smartphone

 
Sicurezza

Remote banking sicuro anche su tablet e smartphone

di Flavio Padovan e Maddalena Libertini - 22 Ottobre 2012
I device mobile, se protetti con sistemi adeguati, offrono gli stessi elevati livelli di sicurezza dei pc. Intervista a Marco Riboli, Vice President e General Manager di Symantec EMEA Southern Region
“Numeri di carte di credito e password dell’home banking? Roba da scippatori del web. Sul mercato nero sono ovviamente ancora ricercate, ma se ne occupa il livello basso della cybercriminalità. Le organizzazioni criminali hanno fatto da tempo un salto di qualità e ora puntano ad entrare in possesso di progetti, dati sensibili governativi, informazioni che possono minare la produttività di un reparto o un’azienda”. E’ Marco Riboli , Vice President e General Manager di Symantec EMEA Southern Region, a fare il punto sull’evoluzione delle minacce sul web e sulle contromisure che è necessario prendere per prevenire i punti di debolezza che si aprono con i nuovi trend tecnologici e la customerizzazione dell’IT. Uno scenario in continuo cambiamento che, però, non preoccupa Riboli, nemmeno per l’uso esteso del mobile e del cloud, purché si prendano le precauzioni opportune. Una consapevolezza che ora è pienamente acquisita anche in Italia, come conferma lo stesso Riboli: “Non ci sono differenze significative tra i vari Paesi europei, almeno nella regione Southern. Il livello delle minacce è talmente alto e serio che ormai ovunque le aziende si stanno adeguando molto velocemente. In particolare le banche, che sono particolarmente focalizzate sulla protezione dei dati dei clienti”.

Quindi gli utenti di home banking non hanno nulla da temere? Anche per le operazioni tramite smartphone e tablet?

I sistemi sono sicuri e le password temporanee ci danno la tranquillità che nessuno le possa clonare. In questo campo Symantec è all’avanguardia perché con l’acquisto di VerySign dispone di soluzioni molto evolute che vanno proprio nella direzione della mobility. I software per generare la chiave temporanea direttamente sui device mobile stanno avendo molto successo come dimostrano le banche italiane che li stanno già utilizzando. Peraltro, proprio perché software, permettono di tagliare tutti i costi collegate con gli OTP fisici e possono essere aggiornati quando è necessario direttamente dal cliente, senza spese ulteriori per la banca.

In ambito mobile quest’anno avete portato a termine l’acquisizione di Nukona. Qual è la strategia che ha guidato questa operazione?

Stiamo avendo grandi ritorni perché Nukona cambia la vita dell’utente mobile grazie a uno store dal quale scaricare solo applicazioni business che sono state preventivamente certificate dalla propria azienda o banca. Stiamo già lavorando con un operatore finanziario su un progetto di questo tipo, interessante perché garantisce sicurezza all’online banking, ma non solo a questa attività. Infatti si può anche navigare su Yahoo o fare shopping online, tutto in modo protetto e certificato dal data center della banca. È un sistema veramente innovativo, facilissimo da istallare e operativamente semplice da utilizzare per i clienti di tablet e smartphone già abituati a servirsi degli application store.

In Italia si sta diffondendo il “bring your own device”? E quali sono i rischi connessi?

Per il momento la quasi totalità delle aziende italiane, e in modo particolare le banche, sono molto restie a sperimentare il BYOD anche se si tratta di un fenomeno che può portare interessanti benefici economici. Nonostante ciò, molti dipendenti e collaboratori si collegano al sistema informativo aziendale con dispositivi mobili personali o aziendali che non sono controllati, come è emerso da una recente indagine che abbiamo realizzato (vedi articolo). Noi consideriamo il BYOD un’opportunità e l’abbiamo adottata anche in azienda, ovviamente, imponendo policy rigide e circoscrivendo l’ambiente business da quello privato, come consigliamo a tutte le imprese. Quando c’è un uso personale del device, infatti, i dati aziendali devono essere sempre protetti e certificati. Su questo fronte le banche sono un mondo chiuso che verso l’esterno si difende con chiavi temporanee e accessi controllati, mentre all’interno è volutamente poco evoluto e non interessato al “bring your own device” proprio per mantenere gli ambienti il più possibile sicuri.

E per quanto riguarda il cloud?

Le banche di dimensioni internazionali hanno una struttura tale da poter offrire dei servizi di private cloud ai propri clienti e quindi hanno bisogno della certezza che questi sistemi siano assolutamente protetti e affidabili. A loro Symantec offre un’infrastruttura che permette di gestire in modo flessibile su multipiattaforma tutta la parte relativa a affidabilità, disaster recovery, back up e sicurezza di ambienti di private cloud. Alle banche più piccole che vogliono proporre servizi a terzi Symantec fornisce servizi di cleaning email, back up e archiving.

Apple o Android: c’è differenza per la sicurezza?

Nel mondo Android c’è più consapevolezza verso le minacce, mentre il mito che con Apple non si rischia nulla va sfatato. I dati sono chiari e sono eclatanti: oggi le minacce per chi utilizza device con iOS sono reali e esattamente paragonabili a un sistema Android.
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