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28 Marzo 2024 / 17:32
Tech-oroscopo 2015: come sarà l'Ict del nuovo anno?

 
Fintech

Tech-oroscopo 2015: come sarà l'Ict del nuovo anno?

di Mattia, Schieppati - 7 Gennaio 2015
Stampa 3D, i due big Facebook e Twitter nell'e-commerce, dibattito e lobbying sulla net neutrality: Internet deve essere un bene essenziale a disposizione di tutti i cittadini? Ma tra i trend del mondo digitale dei prossimi 12 mesi spuntano molte sorprese ...
Nonostante sia un mondo che vive costantemente guardando al futuro, sta diventando ormai un'abitudine per tutta la galassia che ruota intorno all'innovation technology sbizzarrirsi in previsioni che provano a saggiare quelli che saranno i trend di settore che caratterizzeranno il nuovo anno appena arrivato. Dalle attese Predictions IDC della società statunitense di advisory IDC - International Data Corporation alle classifiche degli analisti di Forbes, dai Gartner's Top 10 Strategic Technology Trends for 2015 messi in report dalla società di consulenza Gartner agli insights sui temi della sicurezza informatica prodotti dal Global Research and Analysis Team di Kaspersky Lab fino alle grafiche delle Bing Predictions 2015 del motore di ricerca Bing di Microsoft, che proietta sull'anno che arriva gli andamenti e i trend delle ricerche effettuate dagli utenti durante l'anno passato, è tutto un fiorire di previsioni (e spesso scommesse) su quello che attenderà nei prossimi 12 mesi il mondo dell'Ict (e di conseguenza il mondo intero).
Abbiamo provato a incrociare temi e dati e proponiamo quelli che sembrano a tutti gli effetti i cinque temi caldi del nuovo anno (abbiamo escluso elementi ormai consolidati, come il tema dei big data o delle smart city o della diffusione del cloud computing, perché ricorrono ormai da anni in queste classifiche e possono essere considerati a tutti gli effetti elementi di realtà acquisita, non più oggetto di previsione).

1. Boom della stampa 3D

La tecnologia micro-scale 3D printing consentirà di caricare “inchiostri” di materiali diversi
Dopo l'entusiasmo iniziale, la mania collettiva per le prospettive della stampa tridimensionale sembrano essere sparite dalle prime pagine dei media. Eppure, sotto sotto la riproducibilità di oggetti data dal 3D promette di essere uno dei mercati in forte crescita del prossimo quinquennio, che darà possibilità di sviluppo ulteriore a tanti rami del business "tradizionale".
Secondo il MIT, una di queste nuove tecnologie, chiamata micro-scale 3D printing, consentirà di caricare nella stampante “inchiostri” di materiali diversi, per poi dar forma a una vasta gamma di oggetti. Secondo Gartner, dalle 108mila stampanti 3D vendute fino a questo momento, le vendite potrebbero raggiungere quota 217 mila alla fine del 2015 e continuare a incrementare, fino alla cifra importante di 2,3 milioni di pezzi nel 2018, che attesterebbero così la diffusione globale delle stampanti 3D. Non più solo un hobby per la piccola comunità dei makers, insomma, ma una nuova tipologia di manifattura di cui approfitteranno soprattutto le imprese, per trasferire a questi nuovi strumenti parti sempre più consistente di produzione di manufatti.

2. Internet of Things

Non più solo mirabolanti leggende legate alla domotica o al weareable Internet (i dispositivi per connessione "da indossare”, come i chip all'interno delle scarpe ai misuratori di pressione a braccialetto ...), ma una serie di tecnologie sempre più sofisticate che andranno a supporto di tutte le industry più consolidate: dall'automotive all'edilizia, dalla gestione degli accessi alla sanità, alla filiera dei pagamenti (etichette intelligenti sui prodotti, lettori di chip-barcode posizionati all'uscita dei supermercati. ecc.).
Secondo IDC, la spesa nel settore dell'IoT supererà nel 2015 i 1.700 miliardi di dollari
«La spesa in questo settore supererà nel 2015 i 1.700 miliardi di dollari (+14% rispetto al 2014)», dicono gli analisti di IDC, «arriveranno sempre più partecipanti a questa partita, e il concetto di IT diventerà più ampio». Una tecnologia diffusa e sempre più interconnessa che produrrà, di conseguenza, una massa enorme di ulteriori dati: «entro il 2018, il 40% dei dati creati dagli oggetti saranno memorizzati, elaborati, analizzati e messi in pratica vicino al limite della rete», dicono gli analisti. Si allarga quindi il concetto di big data e diventa fondamentale strutturare una gestione in cloud di tutto questo materiale, con evidenti ricadute sulla necessità di creare nuovi standard di sicurezza e inviolabilità. Il panorama che questo punto 2 della nostra classifica va a sollecitare è molto ampio e interessante, dunque. Da considerare anche un altro dato proposto da IDC: entro cinque anni, il 40% dei wearables si sarà trasformato in un valido mercato alternativo agli smartphone (vedi punto 5).

3. Net Neutrality

In un discorso dello scorso ottobre Barack Obama ha definito Internet come un "bene comune" da mettere a disposizione di tutti i cittadini
In questo caso non si tratta di un prodotto o di una tecnologia, ma di una mentalità. Ad aprire la danze del dibattito (molto acceso) è stato lo scorso ottobre il presidente Usa Barack Obama, che in un discorso che non è piaciuto a tanti big delle telecomunicazioni e provider ha introdotto a livello ufficiale il tema di internet come "bene comune". Non più un servizio fornito dal broadcaster di turno, che decide quindi le regole e le tariffe, ma un'utility ovvero un “bene primario” che deve essere messo a disposizione in maniera equa e democratica a tutti i cittadini (come l'acqua, l'energia elettrica, ecc. ). Cosa significa questo discorso, se venisse portato avanti in maniera decisa nel corso del 2015, e diventare legge federale negli Usa e in tutto l'Occidente? Significa, per esempio, bloccare i business plan fatti da tanti grossi operatori di telecomunicazioni che già ipotizzano un Internet a due o tre velocità: più paghi, più il tuo accesso sarà rapido ed efficiente, altrimenti toccherà accontentarsi di quel che passa il convento. Un ragionamento che porta a un allargamento del gap tecnologico, per esempio, tra classi agiate della popolazione e categorie povere. Obama ha chiamato direttamente in causa la FCC (Federal Communications Commission), in pratica il Garante delle Comunicazioni Usa, auspicando che l'organismo provveda a riclassificare i servizi di connettività e imporre una serie di norme che impediscano ai provider di bloccare o condizionare negativamente il traffico Internet o favorire alcuni servizi rispetto ad altri. «Internet», ha detto Obama « ha sbloccato possibilità che erano inimmaginabili fino ad appena la generazione scorsa. E questo anche perché gli Internet provider hanno trattato il traffico Internet senza disparità. Per questo non vi devono essere blocchi, rallentamenti decisi a monte dagli ISP, la trasparenza deve essere sempre maggiore e non vi possono essere corsie preferenziali a pagamento». Si prevede che i potenti lobbisti delle Telecom e degli Internet providers avranno un gran da fare, nel 2015, nei palazzi che contano di Washington.

4. Uno scossone all'e-commerce

Facebook e Twitter approderanno nel 2015 nel settore dell'e-commerce?
Sono solo indiscrezioni o forse boutade di fine anno. Ma pare che il 2015 possa essere l'anno decisivo per lo sbarco devastante di due big come Facebook e Twitter nel campo dell'e-commerce. Non più solo canali attraverso i quali veicolare in varie forme, sempre più sottili e accattivanti, messaggi pubblicitari conto terzi, ma veri e propri social-mall strutturati per gestire in proprio vendite e transazioni. Sogno, incubo o realtà? Ovviamente nessuno conferma e nessuno smentisce, ma alcuni segnali gli insider li hanno captati. Per esempio, zitto zitto Facebook si è portata in azienda con la carica di Vice President of Messaging Products il signor David Marcus, che fino a pochi mesi fa è stato Ceo di PayPal, il principale attore dei digital payments. Twitter ha risposto portandosi in staff Nathan Hubbard, ex Ceo di Ticketmaster, colosso mondiale della biglietteria eventi online. Due mosse non fanno una prova, direbbe il saggio, ma insomma.... questi movimenti di sottofondo non sono certo casuali.

5. Rivoluzione al polso

Forse se ne è parlato troppo, troppo presto. Ma ora tanti segnali dicono che il pubblico, e soprattutto l'avanzamento tecnologico, è pronto per accogliere in maniera clamorosa quella che potrebbe essere la più grande rivoluzione dei consumi digitali dopo lo smartphone. Stiamo parlando degli iWatch, l'orologio-smartphone-tablet da polso, oggetto che vede in pista e in spietata concorrenza tutti i big dell'hi-tech: Apple, ovviamente, Samsung, Google, Microsoft.
Secondo Forbes, la Apple venderà nel corso del primo anno tra i 20 e i 25 milioni di Apple Watches
Perchè quello che finalmente sembra si stia affermando è il concetto che l'iWatch non è solo un gingillo divertente ma uno strumento always-on che, nella ridotta dimensione dell'orologio da polso (strumento che tutti sono ormai abituati a portare), può concentrare e rendere altamente fruibili tante funzioni ora delegate a oggetti diversi o quanto meno più scomodi. Se ci pensiamo, è più comodo guardare una mail o seguire le indicazioni stradali di una mappa digitale scostando il polsino della camicia che non frugando nelle tasche alla ricerca dello smartphone. Che magari, nella concitazione del momento, rischia pure di scivolarci a terra. Secondo Forbes, che cita fonti di Wall Street, la Apple venderà nel corso del primo anno tra i 20 e i 25 milioni di Apple Watches. Roba che neanche un fenomeno come Steve Jobs sarebbe riuscito a fare ...
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