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25 Aprile 2024 / 22:26
10 libri da leggere in vacanza

 
Scenari

10 libri da leggere in vacanza

di Mattia Schieppati - 2 Agosto 2022
Dopo i tuffi, la gita al rifugio, la cocomerata con gli amici e un pisolino ristoratore, che cosa è meglio di una mezz’ora immersi tra le pagine per far volare curiosità e pensieri? Dal climate change (senza retorica) all’emotion management, dal metaverso all’affascinante storia millenaria del business della neve, ecco 10 titoli da mettere in valigia per lasciare il cervello “aperto per ferie”
La scusa che il bagaglio a mano è troppo limitato per infarcirlo di tomi non vale più. Da quando Kindle e compari hanno trasformato l’approccio alla lettura – leggera, pratica, ovunque accessibile – la scelta delle letture per la vacanza non va più “a peso” o a dimensioni, come è stato nel passato, ma diventa una selezione di gusto e di qualità. Le bussole per orientarsi tra le migliaia di proposte che ogni settimana sbarcano nelle librerie fisiche e nei bookstore digitali non mancano, e in prossimità delle ferie le “liste dei libri da non perdere” spuntano un po’ ovunque. Un riferimento ormai tradizionale è senza dubbio la selezione puntualmente proposta dal Financial Times  (https://www.ft.com/summerbooks22), ma se volete fare colpo durante un cocktail al tramonto è senza dubbio chic citare i consigli proposti dalla seguitissima GatesNotes, (https://www.gatesnotes.com/About-Bill-Gates/Summer-Books-2022), la newsletter di Bill Gates, che ogni estate compila la sua personale lista di consigli facendo a gara con l’amico Warren Buffett nello scoprire le letture più interessanti.
Senza pretendere di mettersi in lizza con questi mostri sacri, anche noi di Bancaforte abbiamo compilato una lista di letture consigliate. Con tanti italiani, e qualche esplorazione oltre confine per quei titoli che purtroppo non hanno ancora un’edizione nazionale. Ne è uscita una lista eterodossa, intelligente (speriamo) e curiosa, che mette al centro alcuni dei temi cruciali che per tutto l’anno andiamo esplorando e che ora possiamo affrontare con un respiro e un orizzonte più ampio, allargando lo sguardo al contesto e alle connessioni, accendendo nuove lampadine, idee e pensieri.
Buone letture!
 

Emozioni al lavoro

di Francesca Romana Puggelli, ed. Sole 24 ore Publishing
Dice l’autrice: «La nostra cultura ha sempre cercato di scacciare le emozioni dal luogo di lavoro, preferendo ed enfatizzando, sin dagli anni della scuola, l’approccio razionale come l’unico possibile per essere efficaci e risolvere i problemi». Ma così, ormai in tanti se ne sono accorti, proprio non è. Puggelli, giornalista e docente alla University of Southern California a Los Angeles, dimostra come in qualsiasi posto di lavoro non contano solo numeri, risultati, obiettivi, oggettività economica, ma entrano in circolo anche una serie di complessità relazionali e personali che non possono prescindere dalle emozioni. Per questo, secondo il saggio, è importante parlare di emotion management come capacità di influenzare non solo i propri sentimenti e le proprie espressioni emotive, ma anche i sentimenti e le espressione emotive degli altri. Dalla customer satisfaction alla gestione della leadership, dalle strategie di vendita e marketing al crisis management, passando per team building e pianificazioni strategiche, sono innumerevoli gli ambiti in cui è necessario saper analizzare e gestire le proprie pulsioni e i propri sentimenti. Anche perché delle otto emozioni fondamentali (gioia, aspettativa, collera, schifo, tristezza, sorpresa, paura, accettazione) molte possono portare a complicazioni non indifferenti se abbandonate a loro stesse: dalla collera nasce il mobbing, dalla tristezza il burnout. Dopo questa lettura, a settembre guarderete al vostro ambito di lavoro in maniera decisamente diversa…

 

Invention 

di James Dyson, ed. Rizzoli
Sì, è proprio lui, quel Dyson che ha “reinventato” l’aspirapolvere, e poi una serie ormai multimilionaria di accessori per la casa e per il beauty dal design e dalle funzionalità innovative. E il bello è che questo libro non è la solita biografia celebrativa dell’inventore di successo, quanto è piuttosto la celebrazione della forza dell’insuccesso. Della catena di fallimenti, cadute, rimesse in discussione, momenti neri e vicoli senza uscita che si trova ad affrontare, su piccola o su grande scala, chiunque senta di avere lo spirito dell’imprenditore. Fin dalle prime righe del libro, Dyson cita il numero preciso di prototipi dell’aspirapolvere finiti nel proverbiale cestino prima di concepire e costruire quello giusto: 5126. Tanto che, racconta, avrebbe voluto intitolare il suo libro James Dyson: il fallimento. E spiega: “Spesso l’inventiva dipende più dalla tenacia e dall’osservazione paziente che dalle idee brillanti”. La scrittura è brillante e la storia affascinante: 396 pagine per raccontare la nascita di un aspirapolvere possono sembrare un’assurdità, ma una volta che si inizia a leggere si arriva in fondo in un lampo. Qui e là nel libro, Dyson dispensa consigli per gli imprenditori di oggi e di domani. Ne citiamo due: 1. Non cercate di andare nella direzione che supponete sia quella che si aspettano i clienti. 2.Essere avanti non è una garanzia di successo. 

 

Pensare la fine

di Marco Pacini, ed. Meltemi
Dopo l’ennesimo anno bombardati dalla parola “sostenibilità”, eccetera, ecco una lettura seria e documentatissima che solleva il velo sul bla bla bla della retorica della trasformazione green. Senza allarmismi e senza posizioni preconcette, Pacini spiattella attraverso analisi di enti e studiosi super partes una verità che sfugge alla retorica mainstream: il punto di equilibrio tra sviluppo umano e possibilità della Terra di assorbirlo è ormai superato, e per quanto si facciano norme, convegni, accordi internazionali il percorso è segnato. La fine della specie umana così come la conosciamo ora, e di tante altre specie viventi che stiamo trascinando con noi nel baratro, è un dato di fatto, si tratta solo di attendere pochi decenni. Non ci sono ricette magiche per tornare indietro o per invertire la rotta, ammesso che lo si voglia fare davvero. Quindi? Quindi iniziamo a pensare seriamente al tema della fine, non a schivarlo inventandoci ininfluenti ricette etichettate come sostenibili, e forse solo così potremo immaginare una via verso il futuro.

 

How the World Really Works A Scientist’s Guide to Our Past, Present and Future

di Vaclav Smil, ed. Viking
Smil, economista canadese che si occupa di ambiente, spiega sette fenomeni che determinano la capacità di sopravvivenza e l’efficienza degli esseri umani in un’economia globale e fondata sull’informazione. How the World Really Works vuole riassumere gli studi di Smil sulle reti agricole, energetiche e produttive del mondo, oltre ai loro legami con il funzionamento della società e all’impatto sull’ambiente. Basandosi su dati e riscontri fattuali, il saggio apre squarci di pensiero interessante (e critico) sui grandi temi della trasformazione economica e del cambiamento climatico.

 

L'elefante invisibile. Come affrontare l'inatteso ed evitare di esserne travolti

di Luciano Canova, ed. Il Saggiatore
Un'antica leggenda indiana racconta di un elefante giunto un giorno in un villaggio sperduto. I saggi ciechi della comunità gli andarono incontro per capire che cosa fosse e ognuno di loro, toccando una parte diversa del pachiderma, ne ottenne una diversa descrizione: chi aveva toccato la proboscide credette a un serpente, chi la zanna a una lancia, chi le zampe pensò di trovarsi davanti a un tempio. Nessuno però seppe dire correttamente di cosa si trattasse, nonostante l'animale si trovasse proprio davanti a loro, in tutta la sua imponenza. Ciò di cui forse non ci rendiamo conto è che quei ciechi siamo tutti noi ogni giorno di fronte all'inatteso della nostra vita, pronto a schiacciarci se non sappiamo identificarlo. Luciano Canova ci conduce a confrontarci con le pericolose trappole mentali che da sempre ci impediscono di riconoscere e affrontare i grandi problemi del nostro tempo. Il suo è un illuminante manuale che, alternando scienze comportamentali ed economia, psicologia e cultura pop, ci svela le fallacie mentali e i bias che ci costringono all'incertezza verso il futuro, aiutandoci a ribaltarne gli effetti: dal ragionamento binario, che inibisce il nostro immaginare sistemi complessi – come il cambiamento climatico –, all'euristica dell'ancoraggio, che in base alle informazioni parziali già in nostro possesso ci spinge a scelte errate; dall'overconfidence, la sicurezza irrazionale dovuta a calcoli probabilistici inverosimili su cui si basa gran parte del gioco d'azzardo, all'istinto alla negatività  – per cui tendiamo a focalizzarci sui mutamenti improvvisi e catastrofi  ci senza considerare i cambiamenti positivi sul lungo periodo – che porta a rassegnazione e fatalismo. L'elefante invisibile ci sfida a rivoluzionare la nostra visione del mondo e di noi stessi, aiutandoci a prendere consapevolezza dei nostri limiti e ad affrontare con una nuova speranza il domani. Perché la prossima volta che ci troveremo davanti a una minaccia travolgente, sia possibile prevederla, prevenirla e, al suo passaggio, spostarci tranquillamente di lato.

 

L'avvenire della memoria. Raccontare l'impresa per stimolare l'innovazione

di Antonio Calabrò, ed. Egea
Le sfide del climate change, la pandemia e la recessione, gli squilibri geopolitici e i venti di guerra nel cuore dell'Europa: gli eventi spingono con urgenza verso un cambio di paradigma delle relazioni politiche e dello sviluppo economico e sociale. Servono dunque una rilettura critica del catalogo delle idee e la scrittura di nuove mappe della conoscenza, per riconsiderare anche le scelte economiche e culturali sul «progresso». Le imprese hanno in sé risorse essenziali: la forza innovativa d'un dinamico capitale sociale e la profondità d'una cultura plasmata dall'umanesimo industriale che ha contraddistinto la storia economica del paese. Se la letteratura sembra spesso estranea o perfino ostile al mondo produttivo, la cultura d'impresa ha trovato originali spazi di espressione: dalle riviste aziendali agli archivi che custodiscono una solida cultura politecnica, dal teatro alla musica, dalla promozione della ricerca di base all'utilizzo dei nuovi strumenti digitali. Parole, immagini e tecnologie animano un racconto consapevole, che pone una sfida al mondo della comunicazione: rilanciare una rappresentazione attendibile delle trasformazioni in corso, alla ricerca delle radici di quella cura per la bellezza, che si fa valore identitario, portatore di una positiva forza economica di sviluppo.

 

Navigating the Metaverse: A Guide to Limitless Possibilities in a Web 3.0 World

di Cathy Hackl, Dirk Lueth, Tommaso Di Bartolo, John Arkontaky, Yat Siu, ed. John Wiley & Sons, Inc (2022)
Non è un manuale, ma si tratta di sicuro di una lettura piuttosto tecnica (sconsigliamo di affrontarla sotto l’ombrellone, magari dopo una tavolata a base di paranza…). Ma necessaria a chi vuole affrontare senza sensazionalismi e in maniera chiara quel mondo “virtuale” che è senza dubbio uno spazio di sviluppo del business nei mesi e negli anni a venire. Secondo questo studio a più mani, il sistema che muove il nuovo metaverso può favorire l’intraprendenza creativa a vari livelli e in diversi settori. Buona parte della trattazione ruota attorno al concetto di commercio comunitario all’interno delle piattaforme basate sulle blockchain. «Il commercio comunitario è un nuovo modo di pensare ai consumatori, perché diventano parte dell'esperienza del marchio e della catena del valore”, scrivono gli autori. Il libro mette in luce le diverse strategie di business, spiegando quali sono i punti chiave della metaverse economy per i brand. E non si tratta soltanto di azioni di marketing, infatti a detta degli autori è fondamentale l’aspetto culturale: «Gli Nft rappresentano alcuni dei "che cosa" fornisci nel metaverso, ma è altrettanto importante definire come vendi, dove crei esperienze e perché tali esperienze sono importanti per il tuo consumatore».

 

Le macchine di Dio. Gli algoritmi predittivi e l'illusione del controllo

L'essere umano ha dei nuovi compagni: robot, intelligenze artificiali e non solo. Una nuova specie digitale, con cui stiamo imparando a convivere. Se i nostri timori sono legati al pericolo che gli algoritmi conquistino troppo potere, la vera sfida per il futuro è di evitare di essere noi, inconsapevolmente, a cederglielo, in cambio di qualche comodità in più o di qualche promessa di sicurezza o efficienza. Una grande conquista della modernità è infatti quella di aver "aperto" il futuro, abbandonando una visione predeterminata del nostro destino. Ma cosa succede se iniziamo a fidarci ciecamente delle previsioni degli algoritmi predittivi, a cui affidiamo sempre più responsabilità? Il futuro rischia nuovamente di richiudersi su di noi, dando vita a profezie algoritmiche che siamo noi stessi a far avverare. L'impatto degli algoritmi sulle nostre vite, in questo modo, è destinato a ingigantirsi, con tutto il carico di pregiudizi, errori, imprecisioni e mancanze che si portano dietro. Helga Nowotny ci aiuta a interpretare il futuro che abbiamo di fronte, e a conquistare così la consapevolezza necessaria a non diventare succubi delle macchine di Dio.

 

100 cose che abbiamo perso per colpa di internet

di Pamela Paul , ed. Il Saggiatore
C'era una volta una cosa chiamata noia: una sensazione universale che avvolgeva gli esseri umani ogni volta che si trovavano bloccati in una situazione – in una fila, nel traffico, nella sala d'attesa del medico – senza avere nulla da fare, e dalla quale potevano nascere idee sbalorditive. Era un tempo in cui ci si poteva smarrire con facilità sconcertante in ogni città, perfino nella propria, e in cui non sapere se domani ci sarebbe stato sole o pioggia era del tutto normale: un tempo fatto di numeri di telefono imparati a memoria e appuntamenti al buio, messaggi lasciati in segreteria e rullini di foto sfocate. Poi, un giorno di pochi anni fa, qualcuno ha inventato internet, e da allora tutto ciò che credevamo eterno ha smesso rapidamente di esistere. Pamela Paul ci riporta nel «Preinternettiano», l'epoca in cui nessuno aveva idea di che cosa fosse un sito, uno smartphone o un'app digitale, per farci scoprire che cosa abbiamo perso o stiamo perdendo con l'avvento dell'online. Il suo è un affascinante inventario degli oggetti, delle emozioni e delle consuetudini che, senza che nemmeno ce ne accorgessimo, sono sparite dalle nostre vite, attraverso il quale ritrovare una parte di noi che abbiamo dimenticato: dal telefono in cucina al timore che nessuno si ricordasse il nostro compleanno, dalle lettere scritte a mano alla libertà di non avere i genitori sempre addosso, dalle enciclopedie in volumi allo spostarsi in un luogo ignoto armati solo di una mappa sbrindellata, dall'incubo di perdere un biglietto aereo al fare conversazione con uno sconosciuto su un treno, dopo essersi guardati intensamente negli occhi. 100 cose che abbiamo perso per colpa di internet ci mostra con ironia e profondità di analisi come appariva il mondo prima che chiudessimo il nostro sguardo e le nostre emozioni dentro al rettangolo di uno schermo. Un'opera illuminante, che ci invita a ripensare le nostre giornate iperconnesse perché possano tornare a riempirsi di creatività e smarrimento, lentezza ed empatia; di errori imprevedibili capaci di farci riflettere e meravigliosi gesti inutili, fatti con estrema attenzione.

 

L'incredibile storia della neve e della sua scomparsa. Dalle civiltà mesopotamiche al frigorifero, dai cocktail all'emergenza climatica

di Alberto Grandi, Aboca Edizioni
La storia della conservazione della neve è un'epopea mondiale che tocca tutte le aree geografiche e tutte le grandi civiltà: dagli assiri agli egizi, dalla Roma di Nerone alla Cina Imperiale, dalle raffinate corti dell'Italia rinascimentale alla Versailles del Re Sole. Fin dall'antichità il freddo è stato uno dei mezzi più semplici per conservare gli alimenti deperibili. Il ghiaccio e la neve venivano utilizzati anche per preparare specialità gastronomiche particolarmente ricercate o, più semplicemente, per rinfrescare pietanze e bevande. Non solo: il freddo fu per lungo tempo l'unico presidio medico davvero efficace nel controllo della temperatura corporea. Da qui scaturiva la necessità di un'attività di produzione, raccolta e commercio immane e costellata di sfide logistiche che presentavano problemi tecnici non indifferenti e che vennero del tutto superati solo nella seconda metà del XIX secolo, con l'invenzione della macchina per produrre artificialmente il ghiaccio. Attraverso un arco temporale che va dall'antichità ai giorni nostri, l'originalissimo saggio di Alberto Grandi ripercorre le tappe di questa incredibile storia, in gran parte sconosciuta, che ha avuto momenti davvero epici e ha rappresentato, almeno fino alla metà del XX secolo, una realtà economica di rilevanza internazionale. La storia della neve è la storia di un prodotto, di un mercato, di una tecnologia. È la storia di modelli di consumo che si sono evoluti in maniera differente nei diversi paesi del mondo. Oggi il ghiaccio e la neve si producono solo per soddisfare bisogni superflui, come la realizzazione di cocktail o per preparare piste da sci. Il paradosso è che per avere a disposizione tutto ciò, per avere le nostre case sempre fresche e i nostri frigoriferi sempre più grandi, stiamo contribuendo a rendere la Terra un pianeta torrido: per avere la neve artificiale, ci stiamo privando del piacere di toccare e di contemplare la neve naturale.
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