Editori, anche fai da te
di Ildegarda Ferraro
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3 Giugno 2013
Mettersi insieme in un mix di cooperazione e competizione, editori totali e chi si pubblica da sé in rete. Tutte le possibilità sono ora in campo. Cresce il numero di chi scrive e anche con i blog siamo tutti un po’ editori. Il sistema è globale, ma i gusti locali
Il catalogo è ricco. La mappa degli espositori del
Salone del Libro di Torino è in fondo anche un po’ l’inventario degli editori. Mancano quelli fai da te, ma ovviamente non sono a portata di mano. E c’è di tutto. Come anche le tendenze in campo.
Insieme a prescindere dalle dimensioni e editori totali
Si dice
coopetion, la fusione di
cooperation e
competition, insomma non da soli ma ben accompagnati. Sei editori indipendenti – Nottetempo, Voland, Transeuropa, Nutrimenti, 66thand2nd, Zandonai – hanno raggiunto un accordo con Feltrinelli per far uscire una collana con il doppio marchio. L’idea è di non aver paura ma di lavorare insieme. Il progetto è aperto ad altri che vogliano condividere l’iniziativa. Ne ha parlato
Cristina Taglietti sul Corriere della Sera, sentendo gli artefici di questa sfida. La novità si chiama
Feltrinelli Indies e vede insieme non solo piccoli. Perché fare rete tra chi ha sue nicchie ma non è un gigante è un’esperienza già tracciata. L’anno scorso proprio a Torino era nato Odei, l’Osservatorio degli editori indipendenti.
E poi ci sono gli editori totali, che partono dai libri e vanno a raggiera verso tutto: la tv, il cinema, il cibo. Su Repubblica Simonetta Fiori
ha intervistato Carlo Feltrinelli, amministratore delegato della casa editrice che porta il suo nome, e le prospettive sono davvero tante. C’è appunto la televisione con il sito
www.laeffe.tv, ma anche un accordo con Oscar Farinetti di Eataly e un impegno nella Scuola Holden di Alessandro Barricco. Insomma, lavorare nei libri può anche voler dire occuparsi di altro.
Pubblicare da sé in rete
E poi ci siamo tutti noi. “Sono pronta ad essere il tuo editore”. Mio padre mi guarda quasi indifferente. Ho appena finito di montare con trapano e cacciavite uno specchio dai miei genitori ed ho più l’aria di un muratore che di un intellettuale, ma non è questo il problema. Continuo, provando a catturale la sua attenzione: “Ho guardato bene il manuale ed è davvero una passeggiata pubblicare su Amazon. Molto più facile di far uscire libri su carta. Non hai il rischio della stampa e nemmeno spese”. Ma non è nemmeno questo il problema. Le questioni sono sostanzialmente due: prima di tutto a mio padre piace la carta. La seconda, forse, è ancora più sostanziale. Mio padre è netto: “Guarda che non ho ancora finito il romanzo e con tutto quello che ho da scrivere non so proprio quando potrò metterci mano. In ogni caso quando sarà finito proverò prima con un editore che mi pubblichi su carta”.
Avevo un blog in rete, che mi ha dato molte più gioie che dolori. Dopo tre anni l’ho abbandonato perché chiedeva troppo. In fondo lo spirito dell’editore fai da te lo sento. E su internet si trova di tutto, basta cercare un po’ tra self publishing e i manuali che i grandi gestori forniscono gratuitamente. Io ho guardato il
testo gratuito di Amazon, ma la scelta è davvero notevole. Mi sembrano abbastanza divertenti
Come pubblicare un libro (senza farsi troppo male) di Alberto Pietrangeli e
Tutto quello che devi sapere per pubblicare (e vendere) il tuo e-book - Guida al self-publishing di Alberto Forni. La scelta è ampia e spesso i libri sono gratis.
Leggo molto di quello che circola liberamente in rete. Molte cose girano per passaparola, con veri e propri scrittori cult. E tanti sono a 0 euro. Per esempio, visto che mi sono candidata ad essere l’editore di mio padre, che sta scrivendo un romanzo storico ambientato nell’800 (800 dopo Cristo e non 1800) ho letto tanti romanzi storici fai da te. Insieme ai libri d’avventura, possibilmente con componente esoterica, ai romanzetti rosa e ai gialli, i testi storici vanno per la maggiore. E c’è di tutto in giro. La rete aiuta a scrivere per gli altri, non solo per sé stessi. Si sta consolidando la tendenza per cui non si legge, ma si scrive. Anche perché scrivere è un po’ terapeutico, insomma aiuta.
Si parte un po’ così e spesso si conquistano posti di rilievo nelle classifiche, restando anche per molte settimane tra i testi più venduti. Secondo le stime dell’Associazione Italiana Editori (AIE) sono circa 40mila i lavori su carta autopubblicati, cui si aggiungono circa 6000 ebook in self-publishing. Molti gli articoli che se ne occupano (leggi quelli pubblicati sulla
Stampa e sul
Corriere). Insomma, da una parte è in corso una rivoluzione nell’editoria e dall’altra il self-publishing si sta professionalizzando (vedi
la Repubblica e anche
Affari Italiani). Non mancano gli autori che apparsi sul web, vengono scoperti da editori professionisti e lanciati nel modo dei libri di carta. È stato così per Erika Mitchell e per la sua trilogia di
Cinquanta sfumature oppure da noi in Italia per Anna Premoli con
Ti prego lasciati odiare che la Newton Compton ha mandato in libreria. Ci sono giornaliste di talento e di culto in rete, come
Guia Soncini, che diventano best seller per una notte. E autori cult a 0 euro, come
Antonio Chiconi su Amazon oppure come
Lorenzo Mazzoni.
La foto d’insieme
Il salone del libro, appena chiuso a Torino, ha tirato le fila dello stato delle cose complessivo. Gli ultimi dati Nielsen diffusi dall’AIE fotografano un crollo del 15% tra il 2011 e il 2013. E nei primi mesi di quest’anno è stata registrata un’ulteriore discesa di oltre il 4%, condizionata dagli impegni elettorali, che spingono i giornali e deprimono i libri.
Simonetta Fiori su Repubblica ha sottolineato che “Gli editori si accapigliano sulla politica dei prezzi (quasi tutti contro i superpaperback a 0,90 euro), sul self publishing (quasi tutti contro Mondadori) e sui format delle librerie (Ibs versus Feltrinelli). Amazon sembra farla da padrone, con vendite online aumentate complessivamente fino all'8%. Ma il dato malinconico che emerge a Torino è la nostra crescente marginalità del mondo, una periferia legata anche a una lingua che progressivamente perde terreno”. Ma proprio a Torino sono state registrate 330mila presenze, con un più 4% rispetto al 2012, un incremento medio delle vendite del 20%, con picchi del più 40-50% per Feltrinelli e incontri seguiti da oltre 70mila persone.
La questione prezzo è costantemente all’attenzione. Come anche la paura del low cost e del gratis. C’è chi sottolinea che la pressione è salutare, perché permette a chi è flessibile di guadagnare e creare posti di lavoro, mentre il lettore viene conquistato e non può più far a meno dei libri. Ovviamente di peso è anche l’opinione opposta. Certo la crisi morde. Si ritorna nelle biblioteche o a scambiarsi i volumi. C’è chi raccoglie gli ebook gratis e chi punta allo scambio illegale. Nel 2012 sono stati reperiti 28mila file in un centinaio di siti pirata. Ma le stime evidenziano che il 75% dei titoli in classifica può contare sul web su una versione pirata (vedi il
Corriere e anche la
Repubblica).
Il sistema è globale ma i gusti locali
Tutto congiura perché lo spazio tra autore e lettore si vada assottigliando. Lo scambio è reciproco. Chi scrive è sempre più vicino a chi legge (vedi
la Repubblica). D’altra parte il mercato è globale, ma nelle classifiche conta molto il singolo paese. Le classifiche dei libri più venduti non sono uguali, i gusti e le preferenze pesano in maniera evidente. È proprio in questa prospettica local che conquistano spazi gli autori che si pubblicano da sé sul web (vedi ancora la
Repubblica).
Il festival vince
Quello che funziona senza se e senza ma è il festival.
Effettofestival 2012, la ricerca condotta da Guido Guerzoni, disegna un panorama molto interessante. Le strutture organizzative sono snelle e poco costose, con budget medio di 400.000 euro, dai 50.000 dei microfestival agli 1-2 milioni di euro dei tre più grandi. Si punta a spendere poco, si fa tesoro del lavoro volontario e si comunica con strumenti innovativi e a basso costo. Il 95% usa internet, è presente sul web con un proprio sito ed è attivo sui social network, proseguendo le proprie attività tutto l’anno, come un canale tematico. E la gente ci va. I programmi vengono arricchiti e il pubblico nonostante le molte proposte cresce.