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26 Aprile 2024 / 08:20
Emilia-Romagna, ricette per lo sviluppo

 
Imprese

Emilia-Romagna, ricette per lo sviluppo

di Flavio Padovan - 18 Febbraio 2013
A soli 9 mesi dal sisma, la domande di cassa integrazione sono passate da 41 mila a 8 mila e le imprese del territorio continuano a crescere più della media nazionale. Merito di un'azione di sistema portata avanti dalla Regione con il mondo imprenditoriale e del credito. Ce ne parla l'assessore Patrizio Bianchi
Continuare a crescere, nonostante la crisi, nonostante il terremoto. Stupisce ancora l'Emilia-Romagna, area modello del made in Italy, le cui aziende mietono successi sui mercati internazionali e sono guardate con ammirazione e timore dai concorrenti degli altri Paesi. Non sono passati nemmeno 9 mesi dal sisma che ha sconvolto uno dei distretti industriali italiani più importanti e, pur con grandi difficoltà, il sistema produttivo non solo ha tenuto, ma riesce a chiudere l'anno con un ennesimo segno positivo. Per capire cosa c'è dietro questo caso di successo e le prospettive per il 2013, abbiamo incontrato l'economista Patrizio Bianchi, già rettore dell'Università di Ferrara e ora Assessore a Scuola, Formazione, Università e Lavoro della Regione Emilia-Romagna, che anticipa a Bancaforte alcuni dati sull'economia regionale che presenterà al convegno “Fare cultura del territorio per crescere: le sfide in Emilia-Romagna” in programma a Bologna il 19 febbraio. Un evento organizzato da Gextra come momento di confronto tra tutti i soggetti protagonisti dell'economia regionale per raccogliere nuovi spunti utili a sostenere la ripresa economica.
“Per capire la portata dei risultati ottenuti in Emilia-Romagna è necessario partire da un dato più generale: siamo al sesto anno di crisi – spiega Bianchi - e l'economia dell'Italia si sta caratterizzando per una frattura tra le imprese che sono state capaci di affrontare i processi di globalizzazione e quelle che non ce l'hanno fatta. Le prime, caratterizzate da produzioni molto specifiche di qualità, non solo tengono, ma crescono anche; le seconde, legate solo al mercato interno, stanno ora soffrendo in modo particolare. Uno scenario che in Emilia Romagna è più evidente, considerato il tessuto industriale della regione, ricco di produttori di macchine di precisione, dal packaging all'automazione industriale”.

Le vostre imprese specializzate sono riuscite a crescere anche nel 2012?

Sì, meno che in passato, ma più della media nazionale. I loro mercati di sbocco sono Cina, India, Brasile e tutti gli altri Paesi che stanno trainando l'economia mondiale. E consideri che il terremoto, colpendo le aree di Ferrara, Cento, Bologna, Modena e Regio Emilia, ha sconvolto un territorio ad altissima intensità industriale, dove si concentra la quasi totalità della meccatronica italiana, così come gran parte dell'eccellenza del biotech e della motoristica. Subito dopo il sisma abbiamo ricevuto richieste per interventi di cassa integrazione per un totale di oltre 41 mila lavoratori. Oggi, a solo otto mesi dal sisma, ne abbiamo 8 mila, ed effettivamente in cassa integrazione ne abbiamo poco più di 3 mila. E' un dato che dà l'idea di come questo sistema d'area sia stato in grado di tenere nel momento della tragedia e di ripartire. Solo il 2% delle imprese ha chiuso, tutte le altre stanno affrontando difficoltà enormi, ma continuano a produrre e a dare occupazione. Ci vorranno anni per ricostruire e superare il terremoto, ma nonostante tutto questo, è un pezzo di Paese che sta tenendo.

Quali azioni sta portando avanti la Regione per favorire la ripresa economica?

Da anni stiamo a fianco delle imprese con una logica di sistema, cercando di supportare lo sviluppo e la competitività del territorio. Centrale, a mio avviso, è la formazione: ad esempio abbiamo investito molto per gli istituti tecnici superiori specializzati nella meccanica e nell'ICT, perché paradossalmente per un periodo di crisi, era forte il rischio di una carenza di manodopera qualificata per le nostre aziende che operano nel contesto internazionale. E abbiamo anche attivato percorsi di formazione per favorire il passaggio di persone impegnate in comparti produttivi in crisi, quale ad esempio quello delle costruzioni, verso quelli che presentano maggiori prospettive di sviluppo e occupazione.

Qual è il ruolo del credito e del sistema dei finanziamenti per lo sviluppo?

E' la componente più complessa. Su questo tema la Regione Emilia-Romagna sta lavorando molto e ha compiuto uno straordinario sforzo per mantenere collegati il settore produttivo e quello finanziario. Spesso i sindaci ci hanno posto questo problema, ma è necessario capire che nei periodi di crisi tutta l'economia soffre, anche il sistema bancario, che peraltro è sotto pressione per la compliance alla normativa europea Basilea 3.

State investendo molto anche nell'infrastruttura digitale e recentemente avete annunciato che entro l'anno sarà azzerato il digital divide in Emilia-Romagna.

Puntiamo molto su questo punto. Abbiamo Lepida, una nostra società, che sta lavorando massicciamente per raggiungere l'obiettivo che ci siamo posti, collegando anche amministrazioni e scuole di montagna. Iniziativa particolarmente impegnativa per una regione il cui territorio è per metà in aree montane, ma necessaria per mantenere la popolazione sul territorio e garantire a tutti uguali possibilità di sviluppo.

Quali indicazioni per il Paese si possono trarre dall'esperienza dell'Emilia Romagna?

Dobbiamo essere consapevoli che il tema della competitività dell'Italia non è tanto il costo del lavoro, che è anche inferiore a quello della maggior parte dei Paesi europei, ma il basso valore aggiunto del sistema. E' su questo che dobbiamo lavorare, cercando di far aumentare il numero delle imprese, la qualità dei prodotti e,poi, il numero di imprese che fanno prodotti di qualità. Questa secondo me la strada da seguire. E la formazione, in questo contesto, diventa il bandolo della matassa, il punto di avvio di tutte le iniziative da fare.
Fornire spunti di riflessione per stimolare e accelerare l'innovazione e la competitività dell'imprenditoria locale. Questo l'obiettivo del convegno “Fare cultura del territorio per crescere: le sfide in Emilia Romagna” che Gextra, in collaborazione con il Sole 24 Ore, ha organizzato il 19 febbraio a Bologna (Palazzo Re Enzo, ore 9.30 – 13.15).
A confrontarsi saranno rappresentanti del mondo creditizio e imprenditoriale che, attraverso le loro testimonianze ed esperienze, spiegheranno come si può crescere anche in tempo di crisi e quali sono gli asset strategici su cui è possibile fondare uno sviluppo strategico del territorio.
Numerosi i temi all'ordine del giorno, tra cui la necessità di un nuovo dialogo tra sistema bancario e imprenditoriale, la ricerca di una possibile filiera “snella” legata all'eccesso al credito e ai finanziamenti, l'importanza degli investimenti in ricerca, sviluppo e innovazione.
Insieme a Francesca Carafa, Amministratore Delegato di Gextra, interverranno – tra gli altri - Fabrizio Togni, Direttore Generale BPER, Pierluigi Stefanini, Presidente di Unipol Gruppo Finanziario, Daniele Ravaglia, Direttore Generale Emil Banca, Enrico Postacchini, Presidente Cofiter, Patrizio Bianchi, Assessore Scuola, Formazione, Università, Lavoro della Regione Emilia Romagna.
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