Mappe digitali + auto + dati: il business del futuro
di Mattia, Schieppati
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9 Luglio 2015
L'acquisto da parte di Uber di Bing Maps da Microsoft ha aperto le danze. E anche Apple e Google si preparano alla conquista di un settore chiave per la mobilità smart del futuro. Mentre Nokia, Baidu, Mercedes, Audi e Bmw …
Una lunga guerra di posizione e di attesa, con qualche sortita per saggiare la tenuta del nemico e, all'improvviso, una carica di cavalleria. Così potrebbe essere tradotta la grande partita che i big dell'information technology e l'industria dell'automotive stanno giocando in quello che è uno dei business più strategici e tecnologicamente avanzati di oggi: le mappe digitali.
Mercato in fermento
La più recente carica di cavalleria l'ha messa a segno
Uber, il servizio di trasporto tra privati presente ormai in 270 città di più di 50 Paesi, che la scorsa settimana ha rilevato da Microsoft (non è stata dichiarata la cifra di acquisto) il ramo d'azienda
Bing Maps, compresa tutta la tecnologia sviluppata fino ad ora, i dati raccolti e i 100 ingegneri che stanno lavorando alla continua implementazione del progetto.
La battaglia per Nokia Here
Un colpo andato a segno dopo che, da mesi, la stessa Uber stava affilando le armi e i bilanci per un altro colpo colossale non portato a termine: l'acquisto - per 3 miliardi di dollari - di
Nokia Here, il sistema di mappatura sviluppato dall'azienda finlandese considerato oggi il più evoluto e affidabile. E che è in cima all'elenco dei desiderata di diversi pretendenti, dal motore di ricerca leader in Cina
Baidu (che in questo modo acquisirebbe un asset che fa da competitor diretto al rivale
Google Maps) al consorzio di case automobilistiche tedesche composto da
Mercedes, Audi e Bmw, che devono cominciare a fronteggiare seriamente l'avanzata sempre di Google nel campo dell'automotive.
Here, il sistema di mappatura di Nokia, fa gola a molti
Il tutto mentre, poco più di un mese fa,
Apple ha dichiarato l'acquisizione (anche in questo caso, no comment sulle cifre) di
Coherent Navigation, società specializzata in Gps Integrity High, un sistema già ribattezzato iGPS che miscela due segnali satellitari differenti: quelli
mid-earth con quelli
low-earth, garantendo una precisione di localizzazione quasi assoluta e una qualità del segnale più elevata.
Apple ha da poco acquistato Coherent Navigation, società specializzata in Gps Integrity High
Un gioco incrociato di interessi
Ormai è chiaro: intorno al business delle mappe si sta disegnando il quadro di quella che sarà la mobilità del futuro e dei suoi attori. Non più solo le case automobilistiche, ma anche dei newcomers, molto potenti e danarosi, come Google e Apple, che non perdono occasione per dimostrare i progressi che stanno facendo in questo campo (basti conteggiare quante volte Google ha fatto uscire notizie pilotate sui progressi della sua misteriosa Google Car).
Oppure la stessa Uber, in crescita esponenziale: in collaborazione con la Carnegie Mellon University (attenzione, siamo in Pennsylvania, East coast, ben lontani dalla Silicon Valley), il proprio Uber Advanced Technology Center lavora sulle mappe e sulla tecnologia delle auto senza conducente, in diretta competizione proprio con Google.
Se quello dell'auto che si guida da sola non è più un miraggio, anzi è ormai vicino per diverse case automobilistiche, la tecnologia regina, il "cervello" delle self driving car, è proprio il sistema di mappatura e geolocalizzazione che ogni veicolo monta a bordo. E in un futuro prossimo quello che attrezzerà strade, stop, semafori e lampioni delle cosiddette città intelligenti, o smart cities. Un affare enorme, in prospettiva.
Non solo. Le mappe, e quindi i sistemi di geolocalizzazione che in genere tutti gli utenti attivano per usarle con maggiore precisione, offrono anche una fonte pressoché inesauribile di dati e profilazioni accurate di milioni di utilizzatori.
Numeri impressionanti (per gli uffici marketing)
Ecco perché, oltre agli sbocchi diretti nel campo della mobilità, per i colossi della tecnologia investire sulle mappe conviene. Si tratta infatti di un business molto costoso e i conti ha provati a fare l'analista
Horace Dediu nel suo blog Asymco. I risultati sono molto interessanti.
Primo, non esistono dati a livello globale relativi al mercato delle mappe. Quanti sono utenti? Qual è la frequenza di utilizzo? Quali i costi e i ricavi? Niente è dichiarato. Il dato di partenza è quello fornito nel febbraio 2015 da Apple, quando l'azienda di Tim Cooks ha dichiarato che le sue mappe vengono consultate ogni settimana 5 miliardi di volte, «con una frequenza di 3,5 volte maggiore rispetto al suo principale competitor». Che si ipotizza sia Google Maps. Rimanendo solo all'interno del sistema iOs di Apple, questo significherebbe che sono circa 310 milioni gli utenti che ogni settimana utilizzano le Apple Maps e circa 90 milioni quelli che usano le Google Maps. Poi, ci sono gli utenti Android, sui quali è impossibile fare qualsiasi calcolo.
Un'altra stima effettuata dall'analista indica che il costo di mantenimento e implementazione di un servizio proprietario di mappe è pari a circa 2 miliardi di dollari all'anno. Ovvero, Apple spende circa 6 dollari a utente all'anno per il servizio mappe, mentre Google (mantenendo la proporzione di utenti vista sopra) spende circa 2 dollari. Nokia Here, con soli 30 milioni di utenti, ha ovviamente costi unitari di mantenimento più elevati.
Ma i numerosi piani di sviluppo alternativi, le richieste del settore automotive e la possibilità di mettere a frutto in altri ambiti (marketing) i dati in cui si traduce l'uso delle mappe rende il settore estremamente interessante. Il che, appunto, è quello che sta accadendo...