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26 Aprile 2024 / 20:05
Il diario dell'ombra digitale

 
Sicurezza

Il diario dell'ombra digitale

di Isabella Corradini (Centro Themis) - 24 Marzo 2016
Col tempo possiamo dimenticare qualcosa, ma i nostri cellulari e i nostri profili social certamente no. Siamo in grado di controllare la scia di visibilità che lasciamo in rete?
In un mondo globalmente connesso e iperattivo digitalmente, aumenta anche la presenza della cosiddetta "ombra digitale", ovvero  la scia di visibilità che una persona o una qualsiasi entità lascia in Internet e in altri ambienti digitali. Questa scia, l'ombra appunto, che può essere più o meno grande (è evidente che più è grande, maggiore è la possibilità di identificare chi ha lasciato  traccia) accompagna la persona nel suo ciclo di vita: dalla nascita, con le foto e i video di rito che i genitori condividono con gli amici in rete, fino alla morte. Passando ovviamente per tutte le tappe importanti della sua vita, dai percorsi di studio al lavoro, al curriculum inviato per le selezioni di lavoro, alla condivisione di interessi e campagne sui vari profili social.
Secondo un esperto di statistica dell'Università del Massachussets il 2098 Facebook si trasformerà nel più grande cimitero virtuale al mondo. Ma la persona è in grado di controllare la propria ombra? Per controllarla, bisogna conoscerla e, prima di tutto, essere consapevoli della sua esistenza e delle sue caratteristiche. Gli attuali smartphone ricordano ogni dettaglio delle nostre azioni, forse anche più di noi stessi. L'essere umano, infatti, può dimenticare qualcosa, ma il suo cellulare certamente no.
Da un'inchiesta realizzata dalla giornalista esperta in tecnologie Carola Frediani, ci si rende conto come nel quotidiano dell'essere umano sia oggi praticamente impossibile impedire che venga lasciata traccia di sé.
Dalle localizzazioni sulle mappe di Google al tracciamento dell'indirizzo IP, dall'acquisto di prodotti su un sito e-commerce a un "mi piace" su una pagina social: la giornata trascorsa è degna della pagina di un diario, ma non tenuto consapevolmente e/o creato intenzionalmente dall'utente. Le sue azioni reali tradotte in un linguaggio digitale vanno ad alimentare la sua ombra che rischia così di diventare talmente ingombrante da non poter più essere controllata.
C'è da chiedersi: quanto le persone sono realmente consapevoli dell'influenza che le tecnologie hanno sulla loro vita? Quanto sono disposte a rinunciare alle comodità offerte da strumenti come gli smartphone a discapito anche della loro privacy? I due quesiti sono certamente connessi, ma probabilmente si è arrivati al punto che non ci si chiede più né l'uno né l'altro. Si guarda solo ai benefici che possono derivarne, mentre l'ombra continua a crescere.
E se un domani fosse l'ombra a decidere per noi?
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