Negli Usa anche l'hashtag vuole il copyright
di Mattia Schieppati
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12 Aprile 2016
Parole e combinazione di parole che indicano marchi di aziende possono essere registrati presso l'Us Patent and Trademark Office. Già 2.800 gli hashtag per cui è stata avviata questa procedura. Abbigliamento e calzature le categorie più protette
Il cancelletto sta per essere messo sotto chiave e la libertà di hashtag sembra avere le ore contate. Il report messo a punto da Thomson Reuters dal titolo
"#CanWeTrademarkIt?"
(
scaricabile qui previa registrazione gratuita) mostra infatti come negli Stati Uniti la corsa a registrare e mettere sotto copyright parole e combinazioni di parole precedute dall'ormai diffusissimo #, utilizzate come aggregatore di traffico nei social network, sia aumentata in maniera esponenziale nel corso dell'ultimo anno. Le richieste di registrazione di questo tipo del tutto nuovo di denominazione giunte all'
Us Patent and Trademark Office
erano state in totale 7 nel 2010, mentre sono diventate 1.398 nel 2015. In totale, negli ultimi 5 anni, sono stati messi sotto copyright oltre 2.800 hashtag.
Secondo le regole statunitensi, è consentito ad aziende e privati registrare un hashtag «solo se funge come identificatore della fonte di prodotti o servizi di un titolare», e stando alle richieste compilate, sono parecchie le aziende che cercano in questo modo di proteggere l'uso e l'abuso del proprio brand online. La ricerca mostra come tra le categorie di hashtag quelle legate ad abbigliamento e calzature sono le più comuni, con esempi come
#everydaymadewell del brand
Madewell
#letyourselfgo
Hudson
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Non si tratta di un limite totale all'utilizzo: nel caso di registrazione, chiunque può continuare a diffondere l'hashtag e la limitazione vale esclusivamente per i competitor del brand proprietario.