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26 Aprile 2024 / 02:31
Una buona privacy? Fa bene alle vendite

 
Imprese

Una buona privacy? Fa bene alle vendite

di Mattia Schieppati - 14 Marzo 2018
Una ricerca di Cisco mostra quanto una corretta o scorretta policy aziendale sul trattamento dei dati influisca sulla rapidità del business. Le imprese italiane operano secondo la media internazionale
L'arrivo, a maggio, della nuova Gdpr (la General Data Protection Regulation europea) invita a mettere sotto osservazione l'impatto della gestione della privacy all'interno dei diversi processi produttivi e di business. A fornire dati interessanti in questo senso è il Cisco 2018 Privacy Maturity Benchmarch Study, condotto su 3.000 professionisti della sicurezza informatica distribuiti in 25 Paesi nel mondo, che ha analizzato le performance di vendita in relazione alla gestione dei dati personali dei clienti (scaricabile qui).
I due terzi degli intervistati hanno dichiarato che la riservatezza dei dati gestita in modo non standardizzato sta causando alle imprese un ritardo nei cicli di vendita, stimato di 7,8 settimane, mentre quelle che seguono una metodologia appropriata riescono a ridurre i ritardi a meno della metà, assestandosi a 3,4 settimane. Secondo quanto emerge dalla ricerca, il peso della gestione dei dati nei tempi di conclusione degli affari varia molto in rapporto alla posizione geografica e alla tipologia di business. In campo medico e governativo ci sono i ritardi più elevati, con una media di 19 settimane nel primo e di 10 nel secondo, mentre nei settori farmaceutici e utilities/energia i ritardi medi si assestano a 3 e 2 settimane rispettivamente. Dal punto di vista geografico, il Paese che ha meno problemi in questo senso è la Cina, dove la media dei ritardi a causa privacy resta sotto alle 3 settimane (2,8), mentre in America Latina e Giappone la statistica si impenna con, rispettivamente, 15.4 e 12.1 settimane di ritardo medio. Il dato italiano è un salomonico 8,5, peggio di Spagna (3,7) e Francia (4,7), ma meglio di UK (9,3). La Germania appare sostanzialmente allineata, con un 8,3.
Lo studio è stato condotto chiedendo agli intervistati di valutare lo stato di gestione dei dati sensibili nella propria azienda secondo gli standard sviluppati da Aicpa (American Institute of Certified Public Accountants) e Cica (Canadian Institute of Chartered Accountants). I risultati sono stati classificati nei gradi Ad hoc, Ripetibile, Definito, Gestito e Ottimizzato. I risultati migliori sono stati ottenuti dalle aziende con il grado Ottimizzato (3,4 settimane di ritardo medio), mentre la situazione è peggiorata man mano che si procedeva con gli altri gradi, passando dalle 4,4 settimane del Gestito, alle 5,1 del Definito, per piombare alle 9,8 settimane del Ripetibile e alle 16,8 del grado Ad hoc.
Dati i potenziali effetti di questi ritardi sulle vendite e sul fatturato, il report consiglia alle aziende di adottare alcune contromisure, ad esempio:
  • Misurare i ritardi e stabilire iniziative mirate: ogni organizzazione dovrebbe valutare l'entità dei ritardi nelle vendite dovuti a problematiche di riservatezza dei dati e comprenderne l'impatto sul loro fatturato. I dati dovrebbero essere regolarmente misurati e monitorati. Inoltre dovrebbe essere stabilita una serie di priorità volte a ridurre i ritardi con investimenti adeguati.
  • Risalire alla radice delle cause: parte del ritardo potrebbe essere dovuto al fatto che i team di vendita non sono in grado di rispondere correttamente alle preoccupazioni dei clienti, da policy aziendali incomplete o inaccessibili, o da problemi di ingegnerizzazione/design. Quali che siano, il management deve conoscere le cause alla radice per risolvere il problema.
  • Analizzare gli effetti delle violazioni o degli attacchi informatici sulle vendite e sul fatturato: le aziende dovrebbero valutare la causa di eventuali eventi informatici e perdite di dati che potrebbero essere evitati adottando processi di gestione della privacy dei dati più maturi.
  • Sviluppare un piano di protezione e tutela della privacy dei dati: se tale piano non esiste attualmente, le imprese dovrebbero cercare di creare policy e protocolli al fine di mantenere un buon livello di sicurezza per proteggere le loro aziende.
«Questa ricerca dimostra che una buona privacy fa bene anche al business», ha commentato Michelle Dennedy, Chief Privacy Officer di Cisco, «e le imprese devono investire nella governance e nel processo di gestione della privacy dei dati per trarne i benefici. Oggi i clienti sono più consapevoli e quindi più attenti alla privacy dei loro dati nel momento in cui devono acquistare prodotti o servizi. Il trattamento dei dati è quindi un elemento fondamentale da considerare nel ciclo di vendita», continua la manager. «La buona notizia è che iniziando a prendere le giuste contromisure, anche le più basilari, per mitigare il rischio nel trattamento dei dati sensibili, le aziende, oggi, riescono a trasmettere efficacemente fiducia ai propri clienti. L'impatto positivo della maggior fiducia nel trattamento dei dati sui cicli di vendita è davvero molto diretto e rilevante. Questo report lo conferma: è il momento giusto per avviare una strategia per la protezione dei dati».
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