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19 Marzo 2024 / 10:26
Pagamenti e digitale, le mosse di Governo e Parlamento
Pagamenti e digitale, le mosse di Governo e Parlamento
Secondo Sergio Boccadutri, deputato PD, il 2017 sarà un anno importante per la diffusione dei pagamenti digitali, grazie anche ai significativi interventi normativi, dal nuovo CAD al recepimento della PSD2, che aiuteranno la diffusione degli strumenti alternativi al contante. Ma il punto centrale è conquistare la fiducia dei cittadini. Come? Favorendo la conoscenza e la diffusione della cultura digitale nelle famiglie e nelle scuole, obiettivi del Salone dei Pagamenti …
Il Salone dei Pagamenti? E' un "acceleratore di fiducia, un'iniziativa unica che facendo incontrare e conoscere il mondo dei pagamenti con scuole e famiglie crea cultura e informazione, presupposti necessari perché le persone usino sempre di più gli strumenti alternativi al contante”. Questa l'opinione di Sergio Boccadutri , il deputato del Pd promotore di numerose iniziative che il Parlamento ha varato per favorire la diffusione della moneta elettronica in Italia. "Non bisogna pensare che il ritardo nell'uso di strumenti di pagamento digitali sia dovuto solo da chi trae vantaggi da un'economia sommersa e dall'evasione fiscale. Basta guardarsi intorno nella vita quotidiana – sottolinea Boccadutri – per vedere moltissime persone, ad esempio tutti i lavoratori dipendenti, che non traggono benefici dal "nero” e dall'uso del contante, ma che ugualmente non usano carte, app e altri sistemi digitali di pagamento solo perché non si fidano. Ed è su questo che dobbiamo lavorare e investire se vogliamo davvero far crescere l'uso della moneta elettronica. In questo senso il Salone dei Pagamenti è un evento utilissimo”.
Nel 2016 il Parlamento ha compiuto uno sforzo normativo importante sul tema dei pagamenti digitali. Il 2017 può essere l'anno della grande accelerazione?
Lo speriamo. L'enforcement normativo che è stato realizzato con il nuovo Codice dell'amministrazione digitale (CAD) e con l'avvio del processo di recepimento della PSD2 rappresenta un passaggio eccezionale realizzato proprio con questo obiettivo.
Quali sono le principali novità del CAD in tema di pagamenti?
L'articolo 5 del nuovo Codice individua nei pagamenti digitali i principali strumenti di incasso delle amministrazioni pubbliche e cita il Nodo dei Pagamenti-SPC dell'AgID come piattaforma standard a cui tutte devono aderire, anche se possono utilizzare in aggiunta ulteriori piattaforme, come ad esempio il Servizio CBILL. Inoltre, all'interno dell'obbligo di accettare pagamenti elettronici, abbiamo inserito un principio di neutralità nella scelta dello strumento di pagamento, evitando anche discriminazioni tra carte del circuito nazionale e quelle di circuiti internazionali e ampliando così le possibilità a favore del cittadino. Infine, come terzo pilastro di questo nuovo approccio a favore della moneta elettronica nella PA, c'è la possibilità di utilizzare anche il credito telefonico.
Potremo quindi pagare le tasse anche con il credito telefonico?
È una norma che va attuata, ma che comunque riguarda i piccoli pagamenti. Riprendendo quanto previsto dalla PSD2, gli importi massimi dovrebbero essere limitati a 50 euro per transazione e 300 euro al mese. Inoltre, può essere utilizzato solo il credito telefonico prepagato, per evitare problemi in caso di bollette insolute. Credo che sarà poi necessario costituire un unico consorzio per gestire questo tipo di pagamenti, perché non è pensabile che ogni singola amministrazione si faccia carico di accordi con ognuna delle compagnie telefoniche. L'utilizzo del credito telefonico è però una modalità interessante dal punto di vista dell'inclusione finanziaria perché trasforma il cellulare in strumento di pagamento, pur con i limiti che abbiamo visto, per tutte quelle persone che non dispongono di un conto corrente bancario.
Riguardo ai pagamenti digitali alle amministrazioni pubbliche, c'è il problema delle commissioni che spesso vengono fatte pagare ai cittadini. Pensate di intervenire su questo punto?
È un costo extra che scoraggia ovviamente l'uso dei pagamenti digitali. Con il recepimento della PSD2 viene confermato il principio del divieto di surcharge e questo deve valere anche per la PA.
Ma alcuni amministratori pubblici difendono questa modalità dicendo che senza surcharge potrebbero essere accusati di danno all'Erario ...
E' solo un problema di contabilità. La commissione che gli operatori di acquiring tengono per sé ad ogni pagamento va considerata come uno dei tanti costi, ad esempio quello del personale o di trasporto del contante, e non come un minore introito della tassa. Anche perché il pagamento elettronico poi comporta tanti benefici significativi, ad esempio, l'immediata riconciliazione,la riduzione dei costi di gestione, l' attivazione del servizio in tempo reale, ecc. Stiamo verificando se per superare questo ostacolo sia necessario un intervento legislativo o una norma di natura secondaria. E' comunque un problema da risolvere perché non è possibile scoraggiare i pagamenti digitali gravando i cittadini di costi extra.
A che punto è l'Italia nel recepimento della PSD2?
Siamo il primo Paese che ha messo in cantiere il suo recepimento, che deve comunque avvenire entro 13 gennaio 2018. Sulla Gazzetta Ufficiale del 1 settembre è stata pubblicata la legge n.170 del 12 agosto 2016 che delega il Governo al recepimento della direttiva sui servizi di pagamento. Abbiamo forzato i tempi perché è una normativa che rivoluzionerà questo settore sotto il profilo della concorrenza, della tutela del consumatore e dell'innovazione ed è importante che l'Italia sia in prima fila in questo nuovo scenario per poterne sfruttare i vantaggi.
La PSD2 riesce a superare le difficoltà mostrate dalla prima direttiva nello stare al passo con l'evoluzione tecnologica estremamente rapida dei pagamenti?
Sì, perché conferisce all'EBA la definizione di standard e regole tecniche e supera quindi la necessità di norme primarie per adeguare le regole alle nuove tecnologie che ha fatto nascere già vecchia la prima Payment Service Directive.
Lo scorso anno, in una videointervista a Bancaforte, lei aveva sottolineato l'importanza per la diffusione dei pagamenti elettronici di un doppio intervento: incentivi per favorirli e sanzioni per chi non li accetta. Ci sono stati progressi su entrambi questi fronti ?
Nella Legge di Stabilità abbiamo inserito una norma che elimina il limite dei 30 euro come spesa minima al di sotto della quale il commerciante e il professionista potevano rifiutare il pagamento elettronico. Inoltre, abbiamo previsto una soglia di 5 euro sotto la quale le interchange fee devono essere ridotte per incentivare i micro-pagamenti con strumenti alternativi al contante. Per quest'ultimo intervento, come per le sanzioni destinate a chi si rifiutasse di accettare la moneta elettronica, siamo in attesa dei decreti ministeriali. Non ci sono invece risorse per eventuali incentivi di natura fiscale, come ad esempio il credito d'imposta. Sappiamo bene che una maggiore tracciabilità dei pagamenti comporta un aumento del gettito sia delle imposte dirette sia di quelle indirette, ma sono comunque effetti probabili e futuri, e in questo momento non possiamo inserirli in bilancio a fronte di costi invece certi. Ma c'è un altro modo per favorire la moneta elettronica, forse più efficace.
Quale?
Puntare sulla digitalizzazione del Paese, perché lo sviluppo dell'e-commerce, delle piattaforme di sharing, delle App, dell'industria 4.0, si tira necessariamente dietro i pagamenti elettronici. Se riusciremo a incentivare un ecosistema digitale, la moneta elettronica diventerà uno strumento abituale come lo sono oggi le banconote.
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