Solo una sana e consapevole certezza di regole salva il capitale e sostiene l’economia
di Ildegarda, Ferraro
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23 Gennaio 2015
“Le regole devono essere certe, stabili e devono essere attuate al momento giusto”. Lo chiarisce Giovanni Sabatini, direttore generale dell’ABI, che in questa intervista fa il punto sulle questioni legate ai possibili incrementi di capitale …
Il dibattito non si arresta. Ogni giorno una nuova ipotesi sul tappeto. Qual è la sua posizione sui possibili aumenti di capitale?
Nessuno mette in dubbio che l'autorità possa chiedere in determinati casi degli add on sul capitale. D’altra parte l’ABI non entra nelle questioni specifiche tra vigilante e singola banca vigilata. Oggi non sono in discussione le regole o la necessità di rivedere le carenze delle norme precedenti. Ma le regole devono essere certe, stabili e devono essere attuate al momento giusto.
Quali sono stati i passaggi dalle previsioni di Basilea 3 alle ultime ipotesi del G20?
Nel caso dei requisiti patrimoniali il mercato ha certamente chiaro che occorre capitale, ma quanto ne serva è ancora fonte di incertezza. Eravamo partiti con Basilea 3 da una revisione dei requisiti con una previsione del rapporto di patrimonializzazione (Common equity tier 1) al 4,5 a cui si aggiungeva un ulteriore cuscinetto di capitale (Capital conservation buffer) del 2,5 e si arrivava al 7. Abbiamo poi avuto lo stress test dell'EBA con l’indicazione del 9% anche se per una fase temporanea. Con la verifica della qualità degli attivi (Asset quality review - AQR), l’indicazione è stata che occorresse l’8% e non il 7. Infine, il superamento degli stress test implicitamente implicava un punto di partenza oltre il 10%.
Il G20 propone un ulteriore parametro per rinforzare la capacità di assorbimento delle perdite delle istituzioni finanziare di rilevanza sistemica, il Total loss absorbing capacity (TLAC), che potrebbe portare a un requisito di capitale superiore al 20%.
Un costante aumento di capitale è sostenibile? E può influire sul credito?
Una richiesta generalizzata di capitale addizionale sulla base della sostenibilità di un modello di business di una banca, può creare incertezza. Anche perché effettivamente non sono ben chiari i parametri sulla base dei quali vengono espresse queste richieste. Un incremento dei requisiti patrimoniali, certo e definito è gestibile. Un aumento incerto, con capitale che sembra non basti mai, può portare ad una riduzione dell'erogazione del credito.
Come impattano queste regole sulle banche in Italia?
Per quanto riguarda gli effetti delle nuove e più rigorose regole sull'economia e sull'attività produttiva e sul momento in cui introdurle occorre tenere presente che svolgere l'attività di banca commerciale in un Paese che ha subito due recessioni in sette anni, con un crollo del Pil prossimo al 10%, con la caduta della produzione industriale e della domanda interna, ha come diretta conseguenza un elevato livello di sofferenze. Ma i rischi per il settore bancario non vengono soltanto dal portafoglio crediti. L'impressione è che oggi il focus sia tutto e soprattutto sulla rischiosità del portafoglio di crediti. Altri elementi, come il grado di leva, il livello di attività finanziarie, continuano a non essere tenuti in altrettanta considerazione.
Che cosa farà l’ABI?
Continueremo a dare il nostro contributo per un quadro di regole certo, stabile e soprattutto che aiuti l’economia, cioè le imprese e le famiglie, a tornare su un sentiero di crescita. Perché alla fine il vero problema è oggi per l’Europa è la crescita.