Chi dice donna dice business
di Ildegarda, Ferraro
-
4 Maggio 2011
Le donne in media sono più attente ed accurate degli uomini nel mettere insieme le informazioni per decidere, anche negli affari importanti. Ma in Italia sono ancora poche quelle con ruoli in primo piano. Mentre la legge sulle quote rosa fa passi in avanti....
Non più solo pane, latte e un po' di frutta. Ma anche mobili, frigo, lavatrice e lavastoviglie. La spesa delle donne non è più solo quella di tutti i giorni. Le signore contribuiscono nella scelta della televisione, dell’hi-fi e del computer. Anche l’acquisto dell’auto, per definizione “roba da uomini”, è influenzato nell’85% dei casi dalle donne. E contano tanto nell’acquisto della casa, nella scelta del mutuo e nella decisione del risparmio e degli investimenti. Le donne in media amano il rischio meno degli uomini e sono più attente ed accurate nel mettere insieme le informazioni per decidere. E così, più degli uomini, raccolgono informazioni dai media, consultano internet, confrontano i prezzi, parlano con il personale e trattano per avere uno sconto. Più della metà di tutti gli acquisti in Italia è gestito da donne. E la percentuale sale negli Usa in Svezia e in Russia.
La stampa segue con accortezza il tema, mettendo spesso a fuoco quanto contano le donne in questo campo (vedi i due servizi sul web nei siti
diritti globali
e
repubblica.it
). Molti elementi diversi entrano in gioco. Anche essere single o sposati. Ricerche internazionali, come quella del
Max Planck Institute e dell'Università di Cergy Pontoise
, tracciano il quadro di quale atteggiamento si tenga rispetto al rischio e di come si scelga se si è single o in coppia. Altre analisi, come l'interessante
Marriage and Other Risky Assets: A Portfolio Approach
di G. Bertocchi, M. Brunetti e C. Torricelli, chiariscono che chi è sposato è più propenso ad investire in attività rischiose e che lo status di single o coniugato conta. L’uomo inizialmente pesa di più nelle scelte di coppia, ma la donna progressivamente aumenta in maniera determinante la sua influenza nelle decisioni comuni.
Un mondo di ….womenonics
Insomma, tante strade portano al business. E le donne sono particolarmente indicate per gli affari. Così, per esempio, in molti programmi di microcredito le beneficiarie sono donne, che possono migliorare la propria condizione e impattare più incisivamente nella società.
In un modo o nell’altro il centro dell’attenzione è per le donne motore dell’economia. In una parola: Womenonics, il neologismo messo a punto
dall’Economist
nel 2006 per definire la teoria economica secondo la quale il lavoro delle donne è oggi il più importante fattore dello sviluppo mondiale.
Il tema è molto dibattuto in libri ed analisi circostanziate. Come in “Rivoluzione womenomics. Perché le donne sono il motore dell'economia”, di A. Wittenberg-Cox e A. Maitland oppure come “Le donne vogliono di più. Capire e conquistare il mercato che cresce di più al mondo” di M.J. Solverstein e K. Sayre. Il messaggio è chiaro: “Sono un miliardo quelle che lavorano e più del 50% degli studenti universitari nel mondo sono donne. Controllano il 50% della ricchezza negli Stati Uniti e nei prossimi anni decideranno una spesa, su scala globale, di oltre 5 mila miliardi di dollari”. Anche da noi l’attenzione sul tema è costante. Vedi l'articolo sulla
voce.info
.
Quote rosa in arrivo?
In questo quadro, in Italia siamo ad un passo dal varo delle quote rosa nei consigli di amministrazione e negli organi di controllo delle società quotate e delle controllate pubbliche non quotate. La normativa, una volta varata, è previsto che entri in vigore dopo dodici mesi dall’approvazione della legge, con una percentuale di donne del 20% nel primo mandato compreso tra il 2012 e il 2015. La presenza femminile è stabilito che salga al 33,3% nel secondo mandato tra il 2015 e il 2018. Le quote è previsto che siano transitorie, con validità per tre mandati dei consigli di amministrazione e dei collegi sindacali.
E cominciano ad apparire liste di donne ready for the board, mentre una leggera euforia serpeggia tra le signore.
Tutti favorevoli
In febbraio, mentre ferveva il dibattito sulle quote rosa, l’ABI è intervenuta sul tema del provvedimento, auspicandone l’approvazione. Il Comitato esecutivo ha sottolineato in una nota come “l’ABI concordi pienamente per l’attuazione del principio di una maggiore e adeguata presenza del genere meno rappresentato nei consigli di amministrazione delle società quotate e pubbliche. Al fine di realizzare effettivamente ed efficacemente questo principio, con la necessaria gradualità, l’ABI propone alla discussione in corso di introdurre un vincolo legislativo sulla formazione e presentazione delle liste per le relative Assemblee. In ciascuna lista dovrà esserci obbligatoriamente la presenza del genere meno rappresentato secondo l’aliquota di legge. Il mancato rispetto di quest’obbligo dovrà determinare l’inammissibilità della lista. Le liste, infine, dovranno essere obbligatoriamente composte in modo tale da garantire l’effettiva partecipazione ai consigli dei diversi generi. Questa proposta impegna gli azionisti, titolari dei poteri di nomina, lasciando indenne la società, che non porta alcuna responsabilità diretta in ordine alla composizione dei consigli. Il Comitato esecutivo ha altresì auspicato che gli Associati nel comporre i Consigli di amministrazione delle loro partecipate o controllate diano attuazione al principio dell’adeguata presenza del genere meno rappresentato nei CdA”.