La forza del team
di Mattia, Schieppati
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31 Ottobre 2011
Intervista a Massimo Giordani, esperto di strategie e comunicazione sul web, che spiega a BF gli ingredienti per costruire e diffondere un'applicazione per smartphone di successo
Cosa significa per una web agency, cresciuta sul “vecchio” web browser centrico, l’aprirsi di questo potenzialmente infinito mercato delle applicazioni? L’abbiamo chiesto a Massimo Giordani, grande esperto di ITC e numero uno di Time & Mind, web agency che dal 1997 si occupa di sviluppo di strategie e progetti di comunicazione integrata online e offline, web marketing e content management per grandi aziende e importanti enti pubblici.
Che requisiti/caratteristiche bisogna avere per poter diventare un “professionista” delle app?
Personalmente amo distinguere il lavoro fatto dal singolo professionista, non di rado molto bravo, da quello sviluppato da un team. Quando si affrontano progetti articolati è davvero difficile che un singolo sviluppatore possa riunire tutte le com petenze necessarie per fare un ottimo lavoro. Analisi di mercato, design dell’interfaccia, sviluppo, studio dei contenuti, interfacciamento con sistemi esterni, problematiche legali, web marketing... realizzare un’app significa mettere insieme competenze anche molto diverse fra loro, ecco perché serve un team. Restringendo la riflessione al solo aspetto strettamente tecnologico, direi che un bravo sviluppatore web, che conosca i principali linguaggi, è un buon candidato anche alla realizzazione di app. Rispetto allo sviluppo di siti e portali, le app sono tendenzialmente meno vincolanti in quanto non necessitano di un browser e non hanno problemi di compatibilità su “n” sistemi operativi. C’è molto spazio per la creatività.
Quali caratteristiche deve avere un’app commerciale per avere successo?
Una serie di elementi base come: capacità di risolvere problemi reali, immediatezza di utilizzo, affidabilità. Ciò detto, il successo, a volte, può essere decretato da un buon lancio, dall’innescarsi di quel magico fenomeno che si può sintetizzare con il termine “viral” o da altri fattori difficilmente prevedibili. Certo è che, con centinaia di migliaia di app ormai disponibili, è davvero difficile guadagnarsi una buona visibilità senza una strategia accuratamente studiata e adeguati investimenti.
Il fatto di dover passare, per la “vendita” della propria applicazione, attraverso un marketplace proprietario (Apple, Android ecc.) per gli sviluppatori è più un limite o un vantaggio?
Occorre fare una distinzione netta fra il mondo Apple e quello Android. Apple ha un unico store e prima di pubblicare un’app fa una verifica di congruità che richiede un passaggio manuale. Android ha, oltre al suo store, diversi punti di distribuzione legati ai band produttori dei dispositivi e non fa alcun controllo. In entrambi i casi, per gli sviluppatori si tratta di un grande vantaggio perché lo store online consente loro di bypassare il vecchio capestro della distribuzione. Certamente, la maggior frammentarietà dei prodotti Android complica la vita degli sviluppatori che si trovano a dover lavorare per dispositivi che hanno caratteristiche diverse sia in termini di risoluzione dello schermo e prestazioni hardware, sia di funzionalità.
Quali sono in Italia i settori aziendali più attenti a questa trasformazione in atto?
In linea di massima si possono citare i brand che tradizionalmente investono molto nel marketing. Infatti, proliferano le app promozionali gratuite. Per quelle a pagamento ci sono mondi, come l’editoria, che stanno iniziando a capire che il futuro del web è sempre più in mobilità.
Come si posizionano le banche? Hanno compreso l’importanza di questa rivoluzione?
Questo è un punto dolente perché sono ancora troppo poche le banche che offrono app realmente utili e semplici da utilizzare.
Le comunicazioni agli utenti sono quasi sempre poco chiare, ci sono spesso discriminazioni fra utenti aziendali e privati, in alcuni casi user id e password utilizzati per l’accesso ai servizi di online banking non danno immediatamente accesso anche ai servizi delle app... in una frase: c’è molto lavoro da fare!
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