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23 Aprile 2024 / 21:23
La PA annoda le reti

 
Imprese

La PA annoda le reti

di Flavio Padovan - 23 Maggio 2011
Reti Amiche punta a offrire i servizi pubblici anche sul posto di lavoro. Con le banche avviate tre aree di collaborazione. In attesa dei decreti attuativi...
In due anni oltre 60mila sportelli privati si sono aggiunti a quelli della PA per offrire un servizio migliore e più vicino a cittadini e imprese. È lo straordinario risultato di “Reti Amiche”, l’iniziativa promossa dal Ministero per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione a cui l’ABI partecipa con la sua rete di oltre 35mila sportelli bancari, ATM, canali telematici e con un supporto costante a livello di infrastrutture abilitanti e progettualità.
“È la cosa più innovativa realizzata dal mio ministero, una storia di successo italiana di cui essere orgogliosi”, ha commentato il ministro Renato Brunetta intervenendo alla prima convention nazionale dedicata a Reti Amiche che ha riunito a Roma, presso la sede dell’ABI, i rappresentanti di tutti i soggetti coinvolti, tra cui anche Poste, Ferrovie, studi notarili, farmacie, tabaccai, supermercati. L’obiettivo, ha proseguito Brunetta, è di estendere ulteriormente il progetto con l’apporto di altri operatori privati e di far decollare anche l’iniziativa “on the job”, grazie alla quale già oggi circa 155mila dipendenti possono usufruire del servizio direttamente dal proprio posto di lavoro.
I numeri raggiunti in 24 mesi da Reti Amiche dimostrano che una “grande alleanza” con i privati per modernizzare la PA e il Paese può funzionare e che sono molti a crederci e a volersi impegnare per centrare al più presto questo obiettivo. “Da una recente indagine condotta da ABI Lab – ha spiegato Giovanni Pirovano , Vice Presidente dell’ABI – è emerso che l’81% delle banche intervistate è interessato o molto interessato alle iniziative di collaborazione con la PA. Un dato importante che ci spinge a proseguire nel nostro impegno a favore del Sistema Paese”.

Reti Amiche, una sfida anche culturale

Reti Amiche sono reti capillarmente diffuse per agevolare il rapporto fra cittadino e PA e consentire a tutti di usufruire dei vantaggi offerti da Internet e dalle nuove tecnologie dell’informazione. I servizi pubblici vengono erogati attraverso uffici postali, tabaccai, banche, farmacie, carabinieri, ferrovie, grande distribuzione. Un sistema che opera in logiche di mercato, mettendo in concorrenza tra loro reti di operatori diversi, e che assicura standard uniformi attraverso la supervisione della PA.
Gli obiettivi di Reti Amiche sono:
  • semplificazione dei rapporti tra amministrazione pubblica e cittadini;
  • riduzione dei costi e dei tempi dei cittadini nelle relazioni quotidiane con la PA;
  • possibilità di accesso da parte di tutte le fasce della popolazione ai vantaggi di internet e delle tecnologie ICT;
  • presenza capillare della PA nel Paese, diminuendo al contempo i costi di gestione;
  • riduzione della mobilità fisica a vantaggio di quella virtuale.
  • La sfida consiste nel mettere in rete il più alto numero di dati e contenuti, in modo che il cittadino possa disporne senza doversi fisicamente recare negli uffici pubblici, con semplicità dell’accesso, qualità e velocità del servizio.

    Tecnologie, reti e know-how

    Sono molti i fronti aperti nel rapporto di collaborazione tra banche e amministrazione pubblica: fattura elettronica, dematerializza- zione di documenti e procedure, servizi di tesoreria e pagamento più evoluti, finanziamenti, sostegno agli investimenti, supporto nella gestione del debito e per lo sviluppo del territorio. L’innovazione tecnologica ha aperto nuove possibilità di cooperazione con il mondo bancario che possono rendere più efficace, rapida e sicura l’operatività dell’amministrazione pubblica. L’ABI è da sempre in prima fila nell’offrire il proprio supporto e ogni anno organizza un evento, il Forum Banche e PA, per facilitare il confronto e il dialogo tra istituti di credito e enti pubblici su tutti i possibili settori di comune attività.
    Nell’edizione 2011, particolare attenzione è stata data alle opportunità da cogliere per superare le emergenze finanziarie e aiutare la ripresa. Non si è trattato solo di dichiarazioni di principio, ma – proprio in occasione del Forum – ABI, ANCI e UPI hanno firmato un articolato protocollo per lo sviluppo e la crescita delle economie territoriali, che ha dato vita anche a un tavolo permanente di concertazione (si veda articolo a pag. 51) che si riunirà tre volte l’anno per monitorare l’evoluzione e intervenire tempestivamente sui vari temi oggetto dell’accordo. Prevista anche la costituzione di un Osservatorio sulla finanza pubblica e locale.

    Le tre aree di cooperazione

    Ma quali sono, in concreto, le aree in cui banche e PA possono agire in modo sinergico con ritorni immediati per il Paese?
    Pirovano individua tre ambiti di azione: innanzitutto, i rapporti con gli enti, e quindi le attività di tesoreria, incasso e pagamenti, e le iniziative di informatizzazione delle procedure operative e dello scambio di informazioni. Poi, la cosiddetta supply chain e la financial value chain da e verso la PA, in cui rientrano le attività nell’ambito dei flussi commerciali e finanziari/contabili per una gestione evoluta della fattura elettronica e dei flussi documentali. Infine, le infrastrutture abilitanti a supporto, cioè le tecnologie e le piattaforme per consentire una continua fruibilità e interoperabilità dei servizi erogati da banche e PA.

    La svolta solo con i decreti attuativi

    L’evoluzione dei sistemi di pagamento in uso nelle amministrazioni pubbliche è fondamentale per la semplificazione dei rapporti con cittadini e imprese. Una vera e propria rivoluzione è alle porte grazie al Codice dell’Amministrazione Digitale (CAD) e all’applicazione agli enti pubblici della Direttiva sui Servizi di Pagamento (PSD). Si tratta di norme particolarmente efficaci, che però devono ancora diventare operative perché mancano i decreti ministeriali di attuazione.
    “Nella legge non troviamo termini perentori per l’emanazione di tale disciplina attuativa, ma – dichiara Pirovano – confido che per la sua importanza sia comunque posta in primo piano nell’agenda dei lavori dei nostri Regolatori”. Situazione analoga riguarda la fattura elettronica: la Legge Finanziaria 2008 e il primo Decreto Attuativo ne hanno introdotto l’obbligo di adozione da parte dei fornitori che intrattengono rapporti commerciali con la PA centrale. Manca però il secondo Decreto Attuativo, atteso da due anni, che deve dare indicazioni definitive su tempi e modalità tecniche per lo scambio di fatture elettroniche, e che farebbe decollare il settore con vantaggi per l’intera collettività. I benefici potenziali, infatti, sono stimati tra i 10 miliardi – in caso di dematerializzazione della sola fase di fatturazione – e i 60 miliardi – se l’informatizzazione fosse estesa all’intero ciclo ordine-pagamento. “L’impatto positivo per la PA è valutato 3 miliardi di
    euro, e altrettanto significativa sarebbe la ricaduta potenziale sui fornitori della PA che potrebbero vedere ridotti i tempi di pagamento delle proprie fatture”, ha sottolineato Pirovano.

    Le reti bancarie al servizio della comunità

    Un elemento di forte innovazione nelle relazioni con la PA è stato lo sviluppo del Nodo CBI da parte del Consorzio CBI – Customer to Business Interaction. Attraverso questa infrastruttura l’ente pubblico e i cittadini e le imprese che devono interagire con l’amministrazione possono agevolmente accedere a servizi bancari dispositivi e informativi in modalità integrata, nonché ad avanzati processi di scambio documentale quali la fatturazione elettronica. Al momento sono connessi al Nodo CBI il Ministero dell’Economia (attraverso il DIPE), Equitalia Giustizia e l’Agenzia del Territorio. Ma si stanno moltiplicando i campi di applicazione dell’infrastruttura bancaria, come dimostra l’iniziativa International Trade Hub-Italia che semplificherà e velocizzerà le pratiche per il commercio con l’estero. Inoltre, nell’ambito del piano di e-government
    2012, il mondo bancario attraverso il CBI lavora da diversi mesi all’avvio del Progetto Hub DigitPA, una piattaforma centralizzata a disposizione di DigitPA che abilita la piena integrazione della rete dall’amministrazione pubblica con i circuiti bancari.

    Verso un’identità federata

    A fronte di tutto questo, c’è da tenere presente che è indispensabile implementare la collaborazione su strumenti e applicazioni comuni per la gestione dell’identità, al fine di consentire ai cittadini di accedere ai servizi della PA tramite i canali fisici e logici delle banche. Appare quindi sempre più urgente realizzare un’identità federata, nella quale stabilire un “circle of trust” che permetta lo scambio sicuro di dati e l’interoperabilità dei servizi. In questa direzione opera da tempo l’Osservatorio sulla gestione sicura dell’identità in banca (ABI Lab – OSSIF) e sono già in corso due progetti pilota che coinvolgono PA locali: il primo, riguarda l’uso del documento digitale Carta Nazionale dei Servizi come strumento d’identificazione, il secondo l’au- tenticazione forte per l’accesso ai servizi bancari attraverso le informazioni contenute nel documento stesso.

    Obiettivo zero carta

    Proseguono intense anche le collaborazioni sugli aspetti della dematerializzazione: il dialogo con la PA ha già portato risultati rilevanti, come la semplificazione delle procedure di conservazione e il conferimento del pieno valore legale e probatorio delle copie dei documenti contenuti nella revisione del Codice dell’Amministrazione Digitale del gennaio 2011. A livello locale, è stato sottoscritto un Protocollo d’Intesa tra Regione Toscana, ABI e ANIA per la definizione di linee guida e l’avvio di progetti pilota per il rilascio di fideiussioni assicurative e bancarie in formato elettronico con firma digitale, di cui si attendono i risultati per avviarne l’estensione a livello nazionale.
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